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A differenza di quanto accade nei blog di news in tempo reale, dove il rapido invecchiamento delle notizie fa sì che l'argomento del giorno sia destinato ad essere ben presto archiviato, qui ci muoviamo in maniera differente: i post trattano "argomenti" su cui è possibile riflettere e di cui è possibile discutere: per questo motivo non è raro che un post venga aggiornato, o venga integrato attraverso i commenti degli autori o dei visitatori. L'obiettivo è arrivare alla costruzione di un quadro generale sempre più accurato e sempre più preciso. Un grazie a chi vorrà partecipare con commenti ed osservazioni.

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giovedì 5 dicembre 2013

L'Allineamento Galattico del 1980 - 2016

Come promesso, ci accingiamo a chiudere l'argomento iniziato nel post a carattere didattico: "Eclittica e Precessione degli Equinozi".

Dopo aver spiegato l'architettura del Sistema Solare, e aver spiegato cosa sia l'Eclittica, e come funziona il moto di precessione degli equinozi, dobbiamo spiegare quale è la posizione che il Sistema Solare occupa nella nostra Galassia, la Via Lattea, quindi andare ad esaminare la configurazione dell'allineamento per i solstizi invernali nel periodo 1980 - 2016.

La Via Lattea è quella porzione del cielo notturno che appare come una striscia biancastra nelle notti limpide e senza Luna. E' un insieme di miriadi di stelle, tanto distanti e tanto numerose da apparire ai nostri occhi come granelli di polvere che insieme costituiscono una specie di nuvola. In realtà la forma di questa nuvola, ci dicono gli scienziati, è molto probabilmente discoidale, con bracci più densi che si avvolgono a spirale attorno ad un nucleo luminosissimo, dove si concentra il maggior numero di stelle. Le loro deduzioni si basano sull'osservazione di altre galassie, diverse dalla nostra.

Via Lattea


La Via Lattea è insomma una Galassia a Spirale. Il Sistema solare si trova all'interno di questa spirale, ad una distanza stimata dal centro della Galassia pari a circa 2/3 del suo raggio. Con ogni probabilità, il Sistema Solare appartiene ad uno dei bracci di questa spirale. Poichè il Sole è immerso in uno dei bracci, la Galassia non è visibile a noi come "disco"; noi la vediamo "di taglio": ecco perchè nei nostri cieli non appare un disco di stelle, ma una striscia.

Configurazione del Sistema Solare
durante l'Allineamento Galattico


Dal momento che la Galassia ha forma discoidale, è possibile individuare un suo "equatore", che coincide con il bordo più esterno. Il piano equatoriale galattico è il piano geometrico che passa per il centro della Galassia e che contiene il suo equatore. Il piano galattico è inclinato di 60° circa rispetto al piano dell'eclittica: proiettando i due piani sulla "volta celeste", ossia su quella sfera centrata sul pianeta Terra e dimensioni sufficienti a contenere l'intero universo, questi individuano su di essa due cerchi, che si intersecano in due punti. Le intersezioni dei cerchi determinano le due croci celesti: una si trova nella costellazione dell'Ofiuco; l'altra si trova nella costellazione dei Gemelli.

Chi fosse interessato può scaricare gratuitamente il modello del Sistema Solare durante l'allineamento, creato con Google Sketchup, ottimo programma free per grafica 3D.

Un osservatore che si trovasse nell'emisfero boreale terrestre il giorno del solstizio d'inverno e che decidesse di osservare il Sole a mezzogiorno esatto, dovrebbe rivolgere il proprio sguardo verso sud. Troverebbe il Sole piuttosto basso sull'orizzonte. Se l'Eclittica fosse visibile, in questo istante apparirebbe in direzione Sud come una curva che si alza dall'orizzonte fino ad attraversare il centro del Sole a mezzogiorno. Questo fenomeno si ripete ad ogni solstizio d'inverno.

Se il nostro osservatore decidesse di guardare il cielo a mezziogiorno in un qualsiasi altro periodo dell'anno, l'eclittica gli apparirebbe come un arco alto nel cielo, che si estende da orizzonte ad orizzonte. Solo durante il solstizio d'inverno l'arco è molto basso.

Allineamento Galattico del 2013
visto dall'Emisfero Boreale

Quello che accade negli anni compresi tra il 1980 ed il 2016(1)(2) è che nel giorno e nell'ora esatta del solstizio d'inverno, il Sole si trova allineato con la croce celeste dell'Ofiuco. Il che accade solo ogni 25.800 anni.

Anche quest'anno, quindi, la configurazione che gli astri assumono durante il solstizio d'inverno, è quella della Santa Croce: sono riconoscibili il Golgota (l'Eclittica), il Cristo (il Sole), la croce (formata dalla stessa Eclittica e dal Piano Galattico) e i due ladroni (i pianeti: quest'anno Saturno e Venere). La stessa configurazione si ripeterà, come abbiamo più volte sottolineato, soltanto fino al 2016.
________________________________

(1): Jean Meeus, Ecliptic and galactic equator in Mathematical Astronomy Morsels, Richmod, Virginia, Willmann-Bell, 1997, Pp. 301-303. ISBN 978-0-943396-51-4

(2): è mia personale convinzione che Ipparco di Nicea e gli astronomi che lo precedettero fossero a conoscenza di questo fenomeno e che ne avessero stimato la durata in 40 anni circa (dal 1980 al 2020). Questo potrebbe spiegare la ricorrenza del numero 40 nelle Scritture.

lunedì 2 dicembre 2013

Eclittica e Precessione degli Equinozi

Per spiegare l'importanza dell'Allineamento Galattico in corso in questi 36 anni (dal 1980 al 2016), già evidenziato dal matematico Jean Meeus nel volume "Mathematical Astronomy Morsels" pubblicato nel 1997, abbiamo deciso di realizzare due post a carattere scientifico, che speriamo possano fornire al lettore tutti gli elementi utili a comprendere in dettaglio la natura straordinaria del fenomeno.

Precessione degli equinozi
 
Per illustrare cosa sia la precessione riportiamo l'efficace spiegazione che ne offre Wikipedia:

"Moto di Precessione

In fisica la precessione è la rotazione dell'asse di rotazione di un corpo attorno ad un asse. Esistono due tipi di precessione, precessione torque-free e precessione giroscopica (o torque-induced).

La dimostrazione più immediata della precessione si osserva nel moto della trottola. Una trottola è un oggetto avente simmetria rotazionale e dotato di un puntale di appoggio nella parte inferiore, al quale si imprime un rapido moto di rotazione intorno all'asse di simmetria.

Precessione di una trottola
La trottola è soggetta a due forze: la forza di gravità, che si applica nel suo centro di massa, diretta verticalmente verso il basso e la reazione vincolare, diretta verso l'alto, che si esercita nel punto in cui il puntale della trottola tocca il piano su cui essa è appoggiata. La somma di queste due forze è nulla. Poiché l'asse della trottola non è mai perfettamente verticale, la torsione t di questa coppia di forze non è nulla, in quanto il centro di massa non si trova esattamente sopra il punto di appoggio. Quando la trottola non è in rotazione, l'effetto di questo momento è semplicemente quello di far cadere la trottola.

Quando invece la trottola ruota, essa possiede un momento angolare l diretto lungo l'asse di rotazione: poiché t è ad esso perpendicolare, il suo effetto è quello di cambiarne la direzione, non l'intensità. La variazione è nella direzione di t, che è orizzontale: perciò l'asse di rotazione della trottola ruota intorno alla verticale, ma la trottola non cade finché la sua rotazione non si esaurisce per l'attrito.

In effetti, per un calcolo preciso, occorre considerare che il momento angolare della precessione si aggiunge a quello della rotazione: perciò il momento angolare risultante non è esattamente diretto lungo l'asse di simmetria della trottola. Questo provoca un'oscillazione della trottola trasversalmente al moto di precessione, chiamata nutazione. L'ampiezza della nutazione è molto piccola quando la velocità angolare di precessione è trascurabile rispetto a quella di rotazione; man mano che la trottola rallenta, le oscillazioni diventano sempre più forti fino a che il puntale scivola o la trottola tocca il piano di appoggio e quindi "cade".

Precessione degli equinozi

La Terra possiede un moto di precessione: il suo asse di rotazione ruota lentamente (con un ciclo di 25.800 anni circa) intorno alla perpendicolare al piano della sua orbita, rispetto alla quale è inclinato di circa 23°27'. Questo fenomeno è dovuto all'attrazione del Sole e della Luna, e al fatto che la sua forma non è esattamente sferica. Si parla di "precessione degli equinozi", in quanto tra gli effetti della precessione vi è quello di spostare lentamente i punti equinoziali lungo la volta celeste. Questo fenomeno fa sì che la linea degli equinozi (cioè il segmento congiungente i due punti dell'orbita terrestre in cui si verificano gli equinozi) ruoti. Tale rotazione avviene in senso antiorario, proprio come quello della precessione terrestre. In base a questo fatto, ogni anno gli equinozi si verificano con un anticipo di venti minuti rispetto all'anno precedente. La linea degli equinozi, infatti, ruota in senso contrario a quello della rivoluzione terrestre, andando, per così dire, "incontro" alla Terra lungo la sua orbita."

Per effetto del moto precessionale, l'asse terrestre, che in questo momento "punta" verso la stella "polare" (che come è noto è stata chiamata così perchè in passato indicava ai naviganti la direzione del nord), si sposterà arrivando a puntare, a metà del prossimo ciclo, la stella Vega.



Essendo il moto precessionale un moto essenzialmente rotatorio, è possibile misurarlo in gradi: se un intero ciclo di precessione, avente durata di 25.800 anni, consente all'asse terrestre di ruotare di 360 gradi, possiamo stimare che il tempo che l'asse terrestre impiega per ruotare di un grado sia pari a 25.800 / 360 = 71 anni. Il che significa che un uomo nel corso della propria vita terrena può assistere ad un movimento significativo, anche se difficilmente percepibile, dell'asse terrestre.

Eclittica
 
Come abbiamo visto, una diretta conseguenza del moto di precessione terrestre è lo spostamento delle posizioni degli equinozi e dei solstizi sulla volta celeste. Cerchiamo di definire bene in che cosa consistano questi eventi. Per farlo occorre prima definire un altro elemento astronomico fondamentale: l'eclittica.

Gli antichi definivano l'eclittica come il "percorso apparente che il Sole compie in un anno rispetto allo sfondo della sfera celeste". Dante ne parla come "la strada che mal non seppe carreggiar Fetòn (Purgatorio IV, 71-72)". Tale percorso appariva agli antichi - e appare ancora tutt'oggi - come avente la forma di un cerchio al cui centro si trova la Terra.

Gli antichi provarono a tracciare nel cielo notturno il percorso dell'Eclittica e notarono che questa attraversava una serie di 12 (in realtà 13) costellazioni, alle quali fu dato il nome di "Zodiaco", un nome che richiama la parola "Zoo", dal momento che gran parte delle costellazioni dello Zodiaco rappresentano animali.

Percorso dell'Eclittica sulla volta celeste

Gli antichi notarono che su tale cerchio, si potevano individuare dei curiosi corpi celesti, spesso molto luminosi, che si spostavano rispetto alle "stelle fisse", le quali apparivano eterne ed immutabili, e diedero a tali corpi il nome di "pianeti": (in greco antico plànetes astéres, stelle vagabonde).

Il cambio di prospettiva da sistema Tolemaico (che assegnava alla Terra il ruolo di centro dell'universo, attorno al quale ruotano il Sole e i pianeti) a sistema Copernicano (che ipotizza che la Terra e i pianeti ruotino attorno al Sole), non ha stravolto il senso delle osservazioni degli antichi, ma ne ha solamente fornito una nuova interpretazione: il percorso tracciato dal Sole non è un percorso che l'astro compie realmente, ma un moto apparente dovuto al moto di rivoluzione della Terra attorno alla nostra stella. Sia come sia, il nome ed il concetto stesso di Eclittica sono rimasti perfettamente validi. L'impiego del nuovo modello geometrico ha indotto gli astronomi a definire "piano eclittico" o "piano dell'eclittica", il piano che contiene le orbite dei pianeti, e quindi anche l'orbita terrestre. Semplicemente, il centro del sistema di riferimento adottato si è spostato dal centro della Terra, al centro del Sole: due punti che, se non fosse ancora chiaro, giacciono entrambi sul piano eclittico.

Le orbite dei pianeti sono complanari e giacciono sul piano eclittico.

Per completezza, vogliamo qui riferire anche che il termine Eclittica deriva con ogni probabilità dal fatto che le eclissi, di Sole o di Luna, possono avvenire solamente quando i tre corpi, Sole, Terra e Luna, sono allineati lungo una retta che giace proprio sul piano dell'Eclittica. Questa condizione si realizza con una certa rarità, dal momento che la Luna, a differenza dei pianeti, orbita su un piano inclinato di 5° circa rispetto all'Eclittica.

Orbita della Luna e sue posizioni durante le eclissi

Equinozi e solstizi 

Possiamo ora tornare alla definizione di Equinozi e Solstizi: questi sono punti dell'orbita terrestre un po' "speciali", dal momento che in corrispondenza di questi avvengono fenomeni astronomici di una certa rilevanza.

Sempre secondo wikipedia:

"L'equinozio (dal latino æquinoctium, ovvero «notte uguale» in riferimento alla durata del periodo notturno uguale a quello diurno) è quel momento della rivoluzione terrestre intorno al Sole in cui quest'ultimo si trova allo zenit dell'equatore. Esso occorre due volte durante l'anno solare e, in tale momento, il periodo diurno (ovvero quello di esposizione alla luce del Sole) e quello notturno sono uguali, giungendo i raggi solari perpendicolarmente all'asse di rotazione della Terra."

All'equinozio, e in nessun altro momento dell'anno, l'asse terrestre giace esattamente su un piano perpendicolare all'eclittica, e perpendicolare alla congiungente Terra-Sole. 

"Il solstizio in astronomia è definito come il momento in cui il Sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l'eclittica, il punto di declinazione massima o minima. Il fenomeno è dovuto alla inclinazione dell'asse di rotazione terrestre rispetto all'eclittica; il valore di declinazione raggiunta coincide con l'angolo di inclinazione terrestre e varia con un periodo di 41 000 anni tra 22,1° e 24,5°. Attualmente è di 23°27' e l'angolo è in diminuzione."

Al solstizio, e in nessun altro momento dell'anno, l'asse terrestre giace esattamente su un piano che è perpendicolare all'eclittica, e che comprende la congiungente Terra-Sole.

Equinozi e solstizi: in realtà la loro posizione non coincide
necessariamente con gli estremi degli assi dell'orbita.

Ere ed Eoni 

Poichè i punti di Solstizio e di Equinozio si trovano sull'orbita terrestre, la quale a sua volta si trova sul piano eclittico, tali punti appaiono ad un osservatore terrestre come posizionati sull'eclittica. La loro posizione può quindi essere misurata prendendo come riferimento le costellazioni dello Zodiaco. Chi avesse la pazienza di osservare di anno in anno la posizione dei punti di equinozio o di solstizio, noterebbe che la posizione di questi punti "speciali" si move lungo l'Eclittica di un grado ogni 71 anni, proprio in virtù del movimento di precessione.

Spostamento dell'equinozio di primavera negli ultimi 2.000 anni

Ne consegue che nel corso dei millenni l'equinozio si è spostato di parecchi gradi. Precisamente, lo spostamento è pari a 30° ogni 2.160 anni circa. Questo periodo di tempo era indicato dagli antichi con il nome di "era astrologica", dal momento che ogni 2.160 anni l'equinozio si sposta da una costellazione dello zodiaco a quella adiacente.

Gli antichi erano soliti misurare lo scorrere dei secoli rilevando la posizione dell'equinozio di primavera. Quando all'equinozio il sole era allineato con una costellazione, ad esempio quella del Toro, erano soliti dire: "ci troviamo nell'Era del Toro". Gli gnostici erano soliti indicare le Ere astrologiche anche con il termine Eoni, che tuttavia era assegnato anche ad altre entità. Il periodo di tempo che ha avuto inizio più o meno con la nascita di Cristo e che sta per concludersi ai giorni nostri è chiamato "era dei Pesci".

Ogni Eone veniva ritenuto capace di far avvertire la propria influenza sulle vite degli uomini nel proprio periodo di "reggenza". Così la misura del tempo diventava uno strumento indispensabile per conoscere i destini dei popoli.

Ora abbiamo tutti gli elementi per comprendere a fondo la natura dell'allineamento galattico in corso in quesi anni, un tema che affronteremo nel prossimo post.

giovedì 28 novembre 2013

Ancora sulla Benedizione

Nel precedente post sulla benedizione non abbiamo chiarito bene come funziona questa meravigliosa tecnica di liberazione, limitandoci a spiegare ai lettori di che cosa si tratta, e abbiamo invitato tutti a praticarla. In questo post cerchiamo di fornire istruzioni più precise in merito, spiegando come renderla efficace e cercando di capire perchè funziona.

Come praticarla?

Volontà
La benedizione è innanzitutto un atto di volontà: non è possibile pensare di risolvere un problema o guarire un dolore mediante una benedizione (o mediante qualsiasi altro sistema), se non si dispone di una forte ed incondizionata volontà. In questo caso la volontà che serve non è una semplice covinzione mentale, ma una serena fiducia nell'affidarsi ad energie più grandi di noi. Non c'è spazio per dubbi e tentennamenti: i dubbi sono generati dalla mente, che è uno strumento abituato a relazionarsi con il mondo esterno, che è il mondo del temporaneo e dell'opinabile. La benedizione invece è un atto che richiama energie tratte direttamente dal mondo invisibile, e pertanto Veritiere ed Immutabili, ma che richiedono il più profondo rispetto.

Il secondo ingrediente che occorre è l'attenzione, che va indirizzata verso il problema da risolvere. Il modo migliore per stimolare la mente a produrre l'attenzione necessaria è usare la tecnica della visualizzazione, che consiste nel generare una immagine mentale del problema. Se si intende guarire un dolore fisico, è bene visualizzare i confini della zona sofferente: non bisogna accontentarsi di dire un generico "fa male qui", indicando solo un punto; occorre esplorare mentalmente e in dettaglio ogni punto del corpo che duole, fino ad individuare col massimo dettaglio la forma e l'estensione della zona dolorante. Se si intende risolvere una situazione complicata, è possibile visualizzare le persone coinvolte nel problema come se si trovassero a pochi metri di distanza; quindi è bene cercare di visualizzare il torto che riteniamo di aver subìto da ciascuna di esse come frecce o saette che hanno origine da quelle persone e sono rivolte verso di noi. In entrambi i casi sarà opportuno visualizzare le zone dolenti come colorate, per esempio, di rosso.

Un paio di consigli per chi è alle prime armi. Il primo è di non voler strafare, ma di concentrarsi su un problema alla volta: in caso contrario si potrebbe fornire alla mente materiale per "svicolarsi", abbandonandoci prima di cominciare. Il secondo è di far caso, nel lavoro di visualizzazione, alle emozioni che si provano. Le emozioni sono collegate ai dolori fisici, come ad ogni altra forma di sofferenza: non vanno sfuggite, ma osservate molto attentamente, ed utilizzate per disegnare meglio i confini della zona dolorante. Agli scettici consigliamo di restare tali, almeno finchè non avranno sperimentato.

Si procede quindi alla benedizione vera e propria, che normalmente richiede di imbastire un piccolo rito. Tutti abbiamo più o meno in mente il gesto che compie il Papa nel momento in cui offre la benedizione: forma con la mano un preciso mudra, piegando anulare e mignolo e distendendo le altre tre dita, quindi rivolge il segno di croce ai fedeli, recitando il mantra "vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Nelle ricorrenze di San Biagio, i sacerdoti usano benedire la gola dei fedeli avvicinando a questa due candele benedette incrociate. Noi dovremo fare qualcosa di simile, individuando un gesto, una formula che aiuti a mantenere viva l'attenzione: immersi nella nostra visualizzazione, pratichiamo il nostro simbolo o recitiamo il nostro mantra rivolti a ciascuna delle zone dolenti "colorate di rosso".

Se si è lavorato bene, il sollievo è istantaneo: si può avvertire un allentamento della tensione e, in casi particolarmente complicati, una commozione che può sgorgare da dentro, accompagnata da un senso di liberazione. I mali possono migliorare, le situazioni possono modificarsi e rendersi più innocue. Ognuno poi la vive a modo proprio. Occorre provare.

Perchè funziona?

"Tutta suggesione", direbbe la scienza. "Intervento divino", direbbe il credente. Hanno probabilmente ragione entrambi, e del resto poco importa, se funziona. La benedizione è innanzitutto un metodo per aiutare l'individuo a vivere il momento presente, affrancandosi dall'ossessionante tendenza della mente a voler continuamente rivivivere il passato o anticipare il futuro. La visualizzazione dell'area dolorante, la determinazione precisa dei confini del problema da benedire non sono altro che una presa di coscienza viva e partecipe della realtà che esiste nell'istante presente.

Confinare il problema impedisce che questo assuma, a livello psichico, dimensioni enormi, coinvolgendo la totalità dell'individuo. La mente ha infatti la tendenza ad immedesimarsi, ad identificarsi con i problemi, talvolta fino a renderli parte stessa della personalità ("io sono quello che soffre per questo e quest'altro motivo"): fatto questo che può spingere le persone a fare delle scelte non proprie. Visualizzare dei confini per il problema permette di osservare il problema dall'esterno, avviando il processo di disidentificazione.

L'ultimo tassello, che è la benedizione vera e propria, è l'apice della presa di coscienza, e coincide con il momento della totale accettazione della realtà presente. La realtà è ciò che è stato creato per consentire all'individuo di conoscere sè stesso. Nella nostra "realtà", ogni emozione genera azioni, le quali scatenano reazioni, che suscitano a loro volta altre emozioni. Queste ultime, se non si interviene, possono innescare un nuovo ciclo emozione-azione-reazione, costringendo l'individuo a rivivere sempre le medesime situazioni, e a fare gli stessi errori. La benedizione del dolore interrompe questo incantesimo, riportando l'individuo a sè stesso, e affrancandolo dal trasporto meccanico operato dalle emozioni.

In sostanza, con la benedizione siamo in grado di dire "va bene, ho capito: il mio comportamento e le mie convinzioni mi hanno immerso in questa situazione spiacevole. Riconosco di aver sbagliato, avendo sperimentato sulla mia pelle le conseguenze del mio errore, e mi assumo la piena responsabilità del mio errore. Ora non ho più bisogno di sperimentare questa situazione di dolore e lo lascio andare".

Quindi la benedizione è innanzitutto una osservazione priva di giudizio della realtà, a cui segue una determinazione dell'entità del nostro problema, che si conclude con la sua accettazione incondizionata: la chiave per la felicità. Ciò che hanno insegnato, in modi diversi, Cristo, Buddha, Socrate, Gurdjieff, e tanti altri maestri, passati e presenti.

martedì 26 novembre 2013

Il Vangelo nelle Stelle

La teoria del "Vangelo nelle Stelle" in inglese è chiamata GITS, acronimo di "Gospel In The Stars". Ormai è catalogata come eresia, e gode di poco credito. Oggigiorno, chi cerca di accostare le vicende narrate nella Scrittura ad eventi celesti viene spesso malvisto, accusato di blasfemia. A parer nostro si tratta di atteggiamenti dettati solo dalla paura, soprattutto di vedere sconvolte le proprie certezze, le proprie convinzioni. 

Comprendiamo e vogliamo innanzitutto tranquillizzare: nessuno qui desidera mancare di rispetto alla Scrittura. Nè vogliamo sostituirci alle migliaia di interpreti che nel corso dei secoli hanno studiato nei minimi dettagli ogni parola, ogni frase, ogni passo del Vangelo ricercando insegnamenti di carattere morale e spirituale. Anzi. Riteniamo che tali insegnamenti vadano approfonditi, in quanto riteniamo che il Vangelo sia una fonte inesauribile di conoscenza, di sè stessi, del mondo e di Dio. Semplicemente, vogliamo timidamente proporre un ulteriore significato alla vicenda evangelica, di carattere strettamente simbolico, ed avente una valenza profondamente umanitaria.

In effetti i quattro Vangeli canonici sembrano divisi in due sezioni principali: il racconto della vita di Gesù ed il racconto della Sua morte e resurrezione. Nessuno nota questa divisione, eppure è evidente ... Gesù viaggia, predica alle genti, guarisce le persone, resuscita i morti, quindi muore nel modo più tormentato e straordinario che la Storia ricordi. La Sua vita è simbolo di Bontà e di Verità. La Sua morte di Amore, di Sacrificio e di Rinascita.

Il Vangelo non risparmia i dettagli della Sua passione: dettagli che si imprimono nella memoria per la loro crudezza, soprattutto se confrontati con le immagini straordinariamente semplici, veritiere, gioiose della Sua vita. Il Vangelo è conosciuto in tutto il mondo: questo significa che miliardi di persone conoscono la Sua Passione. Cristo non poteva non saperlo, anzi dimostra di conoscere perfettamente il "potenziale mediatico" della Sua storia: 

Frattanto questo vangelo del regno 
sarà annunziato in tutto il mondo,
perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti. 

[Mt. 24,14] 

Anche all'epoca di Cristo, i modi di soffrire e di morire erano decine, quando non centinaia. Ci chiediamo ... come mai proprio la croce? La domanda potrebbe apparire sciocca, ma ci permettiamo di insistere: è possibile che Cristo abbia nascosto nella vicenda della propria passione un messaggio prezioso da trasmettere ai posteri? E in caso affermativo, in che cosa consiste questo messaggio? Forse si tratta di un mero esercizio mentale, ma se per caso non lo fosse? Non la pena provare?

Sta di fatto che facendo qualche ricerca abbiamo trovato, o abbiamo creduto di trovare, delle analogie tra le vicende evangeliche e particolari configurazioni del cielo, in un certo periodo dell'anno di un preciso periodo storico: quello che stiamo vivendo. In un primo momento le corrispondenze che abbiamo intravisto ci sono sembrate fortuite, frutto del caso. Poi ci siamo accorti che in realtà le descrizioni presenti nel testo presentavano numerosi dettagli, tutti riscontrabili nel nostro modello, e questo fatto ci ha indotti a riconsiderare l'ipotesi iniziale con maggior attenzione.

Traendo spunto dalla "profezia maya" abbiamo provato, con l'aiuto di un software di osservazione astronomica, a ricostruire la configurazione del cielo visto verso Sud, a mezzogiorno del 21 Dicembre 2012; abbiamo aggiunto le linee che gli antichi ben conoscevano: l'eclittica e l'equatore galattico; abbiamo simulato un oscuramento del Sole togliendo l'atmosfera e quello che ci è apparso ci ha tolto il fiato!



La nostra simulazione astronomica mostrava come l'eclittica, nel giorno del solstizio d'inverno, apaia come una linea curva, bassa sull'orizzonte: in effetti assomiglia molto al Golgota, il monte Calvario, chiamato così in virtù della sua regolare rotondità.

Il Sole sta esattamente al centro della croce, in cima al "colle" e ai suoi lati si trovano due pianeti: Marte e Venere. Ricordando che Gesù Cristo fu crocifisso tra due ladroni, ci siamo resi conto che in effetti i pianeti sono ladroni di luce, in quanto brillano unicamente in virtù della luce che rubano all'astro. Il Vangelo insiste molto sul fatto che i due malfattori fossero dei ladri, nonostante le fonti storiche riportino che all'epoca di Gesù la crocifissione era un suplizio riservato a pericolosi sovversivi, in grado di causare seri grattacapi alla Roma imperiale.

Memori delle illustrazioni più comuni del Golgota, che mostrano 3 grandi croci latine, ci siamo industriati nella ricerca delle tre croci nel cielo. Non riuscendo a trovarle, abbiamo deciso di cercare attentamente nei testi dove fossero citate queste tre croci. Ebbene, ci siamo accorti che il Vangelo non cita mai le tre croci: i quattro Vangeli si limitano a indicare che Gesù fu crocifisso tra due ladroni, senza escludere che la croce fosse una, proprio come mostra il nostro modello.
 
Abbiamo quindi cercato di capire se la configurazione del cielo che stavamo osservando fosse rara o comune, e abbiamo scoperto che si ripete il 21 Dicembre di ogni anno compreso tra il 1980 e il 2016 circa, e che il prossimo intervallo di 36 anni che presenterà la medesima configurazione si presenterà solo dopo 26.000 anni. A questo punto, per quanto assurdo, ci è parso possibile che il Vangelo potesse contenere un messaggio importante, destinato a tutti i popoli della Terra che avessero vissuto tra il 1980 ed il 2016. Non abbiamo trascurato di notare che 36 anni fosse un periodo di tempo compatibile con la durata della vita di Cristo, dal momento che il Vangelo si limita a dire che all'inizio della predicazione, durata 3 anni, Gesù aveva già compiuto i 30 anni.

Confortati dalle coincidenze, abbiamo cominciato a cercare le corrispondenze tra gli eventi evangelici e quelli astronomici e abbiamo trovato numerosissime corrispondenze. Ad oggi, mancano ancora 4 solstizi al termine di questo periodo di 36 anni, e siamo convinti che sia fondamentale decodificare il messaggio nascosto nel Vangelo. Mi auguro che questo lavoro possa costituire una base di ispirazione per quanti vorranno avventurarsi in questa singolare avventura.

lunedì 18 novembre 2013

I Vangeli Gnostici


La Verità, dicono i saggi, non è liberamente accessibile all'uomo, dal momento che la mente umana riesce a scorgerne sempre solamente dei frammenti, e solo la riunione con Dio può consentire all'uomo di ricostruire il senso universale della Verità. Il Vangelo, alla pari e forse più di ogni altro testo sacro, è un serbatoio straordinario di verità, tanto ricco da rendere impossibile al lettore la totale percezione delle verità in una sola volta. Prova ne è il fatto che le vicende narrate appaiono sempre nuove: sembrano sempre voler svelare un nuovo significato, un nuovo segreto. Per quanto mi riguarda una delle più belle chiavi di scoperta nella lettura del testo è derivato dall'accostamento dei testi canonici ai testi gnostici.


Codici di Nag Hammadi - Apocrifo di Giovanni

In seguito alla scoperta dei rotoli di Nag Hammadi, molti commentatori hanno intravisto nei 4 Vangeli canonici la presenza di materiale di provenienza, o di ispirazione gnostica. Effettivamente la lettura dei vangeli gnostici, quello di Tommaso innanzitutto, sembra ampliare e molto spesso chiarire parecchi dei concetti illustrati nei Vangeli canonici. Prendiamo ad esempio il passo di Matteo:


«Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino».

[Mt. 2,3]

Il passo è fortemente evocativo. La potenza e l'efficacia dell'affermazione di Gesù fanno sembrare che il regno possa essere a portata di mano, finalmente tangibile. Tuttavia la frase, per quanto semplice, cela un piccolo enigma, racchiuso dal termine "vicino". In che senso, ci chiediamo, "vicino"? Forse Gesù voleva dire "dietro l'angolo"? O forse "mancano pochi giorni"? 

La lettura ordinaria, seguendo la (arretrata) predisposizione mentale dell'individuo che vive nell'occidente del XXI secolo, intende il "vicino" in senso temporale, interpretando il passo come una prossima "venuta" del Regno dei Cieli. Insomma, l'uomo odierno è ormai abituato a considerare il Regno dei Cieli alla stregua di un fenomeno meteorologico che prima o poi dovrà capitare. Come se fosse un temporale in arrivo. Ed il peggio in questo è che il lettore odierno ritiene di non poter in alcun modo interferire con la venuta di questo Regno ... d'altra parte non sa nemmeno con precisione di che cosa si tratti ...

Il Vangelo di Tommaso con pochissime, altrettanto efficaci parole, richiama il lettore alle proprie responsabilità: 

«il Regno è dentro di voi e fuori di voi
Quando vi conoscerete sarete riconosciuti, 
e comprenderete di essere figli del Padre vivente.»

[Tm. 3]

La "vicinanza" del Regno va intesa nel senso più letterale possibile: il Regno è "fuori e dentro di voi", ossia precisamente qui, dove ci troviamo ora, esattamente in questo istante, mentre io scrivo e tu, lettore, leggi: nè prima, nè dopo. E' "fuori e dentro", ossia lo possiamo scorgere sia osservando il mondo attorno a noi, sia facendo attenzione a noi stessi, a come ci sentiamo, a cosa proviamo. In questo momento. Del resto, sembra voler dire Gesù, ciò che tu, uomo, provi, contribuisce ad alterare la tua immagine del mondo che ti circonda, e ciò che accade nel tuo ambiente, si riflette sulle tue emozioni, rendendo esterno ed interno due aspetti complementari di te stesso.

Il Regno è la consapevolezza di essere figli del Padre, il che significa sapere intimamente che c'è una scintilla di divino dentro di te, che è sorgente della vita e che è fonte di verità. Per vedere questa scintilla, per poterla conoscere, è necessario che tu conosca te stesso, ossia impari a distinguere in te ciò che è frutto di condizionamento, ciò che è stato appreso nel corso dell'esperienza, da ciò che propriamente sei. Solo così sarai pronto a vedere la verità in ogni aspetto, e a capire che sei figlio del padre vivente.

Quella scintilla, dicono gli gnostici, è il Signore, che parla dentro di te: se lo sai ascoltare, saprà guidarti lungo la strada.

Io, disse Maria, vidi il Signore in una visione, 
e gli dissi: "Signore, oggi ti ho visto in una visione". 
Egli mi rispose e disse: 
"Beata, tu che non hai vacillato alla mia vista. 
 Là, infatti, ove è la mente, quivi è il tesoro".


La voce è molto sottile e occorre calma e pazienza per riuscire a sentirla: la mente vacilla quando la avverte, trasportata com'è da miriadi di pensieri automatici che scaturiscono per associazione di idee. Serve invece che la mente sia sgombra, silenziosa, e pronta a decodificare e a trascrivere il messaggio della voce interiore. Allora il messaggio diventa manifesto.

Al contrario dei Vangeli canonici, che raccontano vicende ed episodi della vita di Cristo, i testi Gnostici sono quindi più lievi e sottili ... raccontano sì, episodi, ma caratterizzati spesso da una atmosfera onirica o meditativa, che predispone all'ascolto di sè stessi. 

Un fatto curioso è che i testi gnostici, non parlano mai della passione di Gesù: danno per scontato che sia accaduta, ma non si soffermano a descriverla: sembra che l'episodio della morte di Dio non importasse agli gnostici, che ritenenvano che Cristo vivesse in ogni istante dentro il loro cuore, e che fosse pertanto costantemente raggiungibile ... a patto di saperlo ascoltare. 

La Crocifissione per loro era in primis quell'annullamento dell'individuo che avviene durante la vita di qualsiasi persona: il Sè, l'anima, arriva libera ed innocente nel mondo, quindi si incarna in un corpo, contaminandosi con la materia e i problemi della vita organica, in modo da poter fare esperienza e conoscere sè stessa. Nel processo il sè viene sempre più costretto entro ristretti confini da un Ego sempre più forte. Ma questo Ego non ha origine divina: è soltanto l'insieme delle idee, opinioni, certezze, credenze, che l'individuo ha accumulato nel corso dell'esistenza, e per questo motivo deve morire. Il Sè, venuto ad identificarsi quasi totalmente con l'Ego, sperimenta anch'esso la morte, o almeno crede di provarla, visto che appena questa è avvenuta il Sè può accorgersi di esserci ancora: di essere quindi immortale. 

La crocifissione è insomma simbolo della morte apparente del Sè, ed ha il preciso scopo di ricordare all'anima che la consapevolezza può essere ottenuta soltanto facendo l'esperienza.

venerdì 15 novembre 2013

Raccolta eBook

Profezie Evangeliche inaugura oggi la pubblicazione di una breve raccolta di eBook scaricabili gratuitamente. 



Principalmente si tratta di traduzioni in italiano dei testi della biblioteca di Nag Hammadi, per i quali sono disponibili in rete versioni ben fatte solo in lingua inglese, mentre quelle in italiano spesso risultano insoddisfacenti. Speriamo che lo sforzo profuso nella traduzione renda i testi accessibili anche a chi ha ancora poca dimestichezza con la lingua inglese.

Il primo eBook è l'Apocalisse di Adamo, scaricabile dal link inserito nella colonna a destra. Il testo che riporta l'ipotetico discorso che Adamo fece al proprio figlio Seth, raccontandogli quanto egli conosce circa la storia dell'umanità, dalle origini alla sua conclusione.

Buona lettura!



giovedì 17 ottobre 2013

Il Potere della Benedizione

Nessuno mai parla del potere della benedizione.

E' un termine che non entra nella nostra cultura di massa: un termine che ideicamente attribuiamo ad una particolare classe di persone, ossia i religiosi. In realtà la benedizione è uno strumento alla portata di tutti, che può essere cioè utile a chiunque decida di adoperarlo.

Non sorprenda la definizione della benedizione come strumento (dal latino instruere, che vale costruire, apparecchiare, disporre): moltissimi dei suggerimenti che si possono ottenere leggendo il Vangelo sono di fatto straordinarie tecniche di lavoro sulla psiche, che ciascun individuo può decidere di adoperare, innanzitutto per migliorare il proprio equilibrio psicofisico.

La benedizione ha una precisa valenza in questo senso, ed è in grado di offrire il maggior beneficio se viene utilizzata verso il male, inteso come ciò che procura dolore e sofferenza.

Gesù stesso parla del "fare del bene" verso chi vi "fa del male":

E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, 
che merito ne avrete? 
Anche i peccatori fanno lo stesso.


[Lc. 6.33]

La parola tradotta con "merito" nelle versioni consuete, nell'originale greco è: "χάρις", che forse ha una migliore corrispondenza con la parola "grazia", intesa come stato di benessere interiore, equilibrio psicofisico e armonia. Gesù sta insomma dicendo che adoperarsi per il bene, in favore di coloro che ci procurano sofferenza, è un ottimo modo per accedere allo stato della "grazia". Si tratta in sostanza di un atteggiamento che porta beneficio in primo luogo a noi stessi, e che solo come conseguenza può avere effetti positivi anche sulla relazione con il nostro avversario del momento.

La benedizione è il modo più intimo, immediato ed efficace per mettere in pratica questo suggerimento: in sostanza, ogni volta che la sofferenza mi si presenta d'innanzi, io sono chiamato, innanzitutto a riconoscerla e sperimentarla, quindi a benedirla.

La benedizione assume la funzione di accettazione del nuovo stato emotivo - la sofferenza, appunto - come un altro aspetto della vita, che sono chiamato a sperimentare per accrescere il mio livello di consapevolezza. La persona che mi ha procurato la sofferenza è semplicemente l'interprete di una commedia terrena, che sacrifica la propria immagine di sè per consentirmi di portare a termine il mio cammino.

Come fare a benedire? Molto semplice, occorre concentrarsi sul dolore che si prova, e ripetere:


Signore, benedici il dolore che sto provando.

Signore, benedici le mie ferite.

Signore, benedici chi mi ha procurato il male.


Se l'intento è autentico, il sollievo è immediato.

La benedizione, come il perdono, è un processo interamente ed esclusivamente interiore: non è richiesta alcuna azione nei confronti di chi ha procurato il male. Non occorre scusarsi: non serve parlare. Le scuse verranno eventualmente dopo, da sole, quando le ferite non bruceranno più e sarà stata ristabilita la pace interiore.