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domenica 15 dicembre 2019

Seicentosessantasei


Avevo promesso che saremmo ritornati a parlare del numero più discusso di tutti: il 666. E' arrivato il momento in cui posso fornire qualche informazione più precisa, relativamente all'intuizione avuta qualche giorno fa, che mi aveva spinto a fornire alcune informazioni poco chiare e poco dettagliate in calce ad un vecchio post.




Il primo passo che ho fatto per affrontare il tema del seicentosessantasei, è verificare in quali passi della Bibbia (comprendendo nel termine il Vecchio ed il Nuovo Testamento) esso viene citato. Io normalmente faccio riferimento al favoloso sito www.laparola.net , che permette di trovare con un click tutti i riferimenti biblici dove è contenuta una parola o una frase.


La ricerca della parola " seicentosessantasei " restituisce i seguenti riferimenti:


seicentosessantasei

Questa espressione appare in 4 versetti:

1Re 10:14

Ricchezze e potenza di Salomone
2Cr 9:13-29; 1:11-17 (Mt 6:29)(Sl 62:11; Ec 5:12)
Il peso dell'oro che giungeva ogni anno a Salomone era di seicentosessantasei talenti,

2Cronache 9:13

Ricchezze di Salomone
(=1R 10:14-29; 4:21-34)
Il peso dell'oro che giungeva ogni anno a Salomone era di seicentosessantasei talenti,

Esdra 2:13

figli di Adonicam, seicentosessantasei;

Apocalisse 13:18

Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza, calcoli il numero della bestia, perché è un numero d'uomo; e il suo numero è seicentosessantasei.



L'ultimo passo è quello dell'Apocalisse di Giovanni, che ha reso celeberrimo il 666, associandolo alla cosiddetta "bestia". Ma la ricerca fornisce una prima indicazione importante: il 666 non è un numero limitato al solo contesto della Fine dei Tempi (anche se è possibile che in quell'occasione, il suo significato emerga più chiaramente). Lo stesso Salomone adopera il numero 666 con una certa disinvoltura, ammettendo che l'intero ammontare dei suoi "guadagni" ammonti a 666 talenti.


San Giovanni inoltre, fornisce alcuni indizi importanti: il primo è il fatto che definisce il numero 666 come un "numero d'uomo", sottintendendo il fatto che evidentemente il 666 è un numero che l'uomo ha la facoltà di riscontrare nella propria realtà, nel proprio ambiente. Il secondo è il fatto che lo stesso autore del Libro della Rivelazione (questo l'altro nome dell'Apocalisse), ritenga che i lettori dotati di intelligenza , dovrebbero essere in grado di calcolare questo numero. Ma prima di procedere, occorre una importante digressione.




La mia opinione circa la presenza di simbologia astronomica ed astrologica nelle Scritture è ben nota: è il motivo per cui ho aperto questo blog e per cui ho prodotto - con i limitati mezzi di cui dispongo - i video sul canale youtube. Il mio intento è quello di sensibilizzare il pubblico verso una tematica che per troppo tempo è stata considerata alla stregua di un gioco per bambini. D'altra parte, la banalizzazione operata da parte di certi autori poveri di Spirito e di Intelligenza che ritengono di poter ridurre la Religione Cristiana ad un "culto solare" di derivazione egizia - e che in virtù delle loro banalità si sentono arrivati ad importanti risultati - è dietro l'angolo. Il parallelismo tra astrologia e Religione Cristiana può essere compreso soltanto se l'uomo impara a capire quale è il proprio ruolo in questo schema.


I temi di Fede non possono essere dissacrati o "ridotti" a pura questione di forma. Non ci si può accontentare di attribuire il titolo di Religione ad un insieme organizzato di ipotesi , di suggestioni o di credenze . Poco importa se si struttura il proprio modello mentale partendo dalla Genesi Biblica, dalla teoria di Darwin o dal dogma pastafariano . Non fa differenza: credere non basta!


Intendiamoci: ognuno di noi ha un proprio modello di Kosmos (termine greco che indica proprio il mondo percepito ), anche io. Ognuno di noi tende a fare ipotesi e affinare il proprio modello, in modo da renderlo più conforme alla realtà osservata. Nulla da obiettare fin qui: è "metodo scientifico" e va benissimo. Ma il confine al di là del quale la scienza non deve essere più applicata è esattamente confine oltre il quale essa non può essere applicata, ossia nei contesti dove non esistono riscontri sperimentali, come ad esempio all'interno dei territori della Coscienza, intesa come quel qualcosa che tutti noi riusciamo a percepire quando ci accorgiamo di esistere .


Le Religioni propriamente dette non si possono accontentare di raccontare all'uomo come è venuto al mondo: devono aiutare l'uomo a comprendere quale sia lo scopo della sua esistenza


E si badi bene che anche se nessuno di noi può dare una risposta certa a questa domanda, tutti siamo in grado di capire quando qualcuno cerca di propinarci una risposta falsa .


L'uomo è ben di più di un insieme di pensieri: è di più del proprio corpo ed è di più di tutto ciò che può dire, fare o pensare, proprio in virtù di quel qualcosa . La chiave per la soluzione dei Grandi Misteri chiedersi, in ogni momento, il motivo per cui quel qualcosa  si trova qui, in questo istante, a percepire se stessa, immersa nella "realtà" che la circonda. E' l'antico indovinello della Sfinge, la cui soluzione è sempre e soltanto l'uomo, che costituisce l'anello di congiunzione tra l'Universo e la Coscienza che lo osserva.


Gli insegnamenti di Cristo non si soffermano tanto a raccontare all'uomo come è venuto al mondo: sono finalizzati soprattutto alla costituzione di un Io cosciente , che sia in grado di superare le prove della vita, acquisendo consapevolezza e coscienza di sé. I simboli astronomici presenti nei testi sacri rivelano l'esistenza di meccanismi celesti non immediatamente percepibili, che possono riservare importanti sorprese, generando esperienze che contribuiscano in maniera determinante alla costruzione di quell' Io cosciente .




L' Io  è il punto di partenza ed il punto di osservazione. Tutti i simboli sono progettati per poter essere decodificati a partire dalla prospettiva privilegiata dell'Uomo. Così, Sole e Luna appaiono perfettamente sovrapponibili soltanto dal punto di vista di chi sta sulla Terra: se l'uomo fosse un essere in grado di percorrere gli spazi siderali, la simbologia presente nei suoi testi sacri, sarebbe completamente differente.  Il numero seicentosessantasei è pertanto un numero relativo ad un fenomeno che può essere percepito soltanto dal punto di vista di un uomo.




Ora occorre una riflessione. Uno dei fondamenti della simbologia, è che i simboli devono poter essere interpretati o decodificati, anche quando cambia il contesto in cui tali simboli vengono osservati. Il che pone diversi problemi, perché anche le menti più fervide faticano ad intuire come potrebbe essere il futuro: come si fa pertanto a rendere un simbolo eterno ? Nell'antichità, si è cercato di fare riferimento, nella creazione di un simbolo, alle Leggi della Natura, ossia a quegli aspetti della realtà che non cambiano attraverso i millenni.


Uno dei grandi problemi connessi all'utilizzo dei numeri nella creazione dei simboli, è il fatto che un numero deve normalmente essere accompagnato da una notazione scritta che permette di esprimerlo e (non sempre, ma molto spesso) da una unità di misura. Il primo requisito pone numerosi problemi, dal momento che la grafica ha una presa immediata sull'immaginazione.


Ad esempio, molti hanno ritenuto significativo l'anno 2002, in quanto il numero 2002 è palindromo. Tuttavia, il contesto sociale e culturale può alterare molto la percezione relativa alla validità di un simbolo:


  • per gli Ebrei, l'anno 2002 era il 5762/63
  • per un Centurione Romano, 2002 si scrive MMII, che non è palindromo
  • in base 16, 2002 si scrive 7D2


Per questo motivo, gran parte dei simboli non fanno ricorso a proprietà numeriche, ma a proprietà geometriche : le proprietà delle figure piane e dei solidi - specialmente quelli Platonici - sono inalterabili e possono essere efficacemente essere usate per trasmettere delle informazioni. Così, il bacio di Giuda , diventa la condizione di tangenza tra il disco solare ed il confine dell'Era dell'Acquario.


Tuttavia, esiste una particolare tipologia di numeri, che può essere utilizzata per produrre simboli, rimanendo certi che non perderanno la loro efficacia: sono i numeri utilizzati per rappresentare dei rapporti  tra grandezze. Un rapporto vive grazie alla propria indipendenza sia dalla notazione grafica, sia dall'unità di misura.


Un altro criterio per riuscire a generare simboli molto longevi è attribuirli a fenomeni che non cambiano il proprio aspetto nel corso del tempo. In questo senso, nessun essere umano, nel corso dei millenni può mai aver pensato che sulla Terra potesse esistere qualcosa di eterno. Delle 7 Grandi Meraviglie del mondo antico, soltanto la Piramide di Cheope sopravvive e il suo aspetto è profondamente diverso da quello originale. La Terra è il regno dove tutto cambia , pertanto gli unici riferimenti che possono sopravvivere nel tempo sono quelli che stanno in cielo .


Riassumendo, il 666:


  • deve esprimere un rapporto tra grandezze;
  • deve riferirsi ad un fenomeno osservabile da un essere umano;
  • deve essere un fenomeno celeste.




Ben due delle quattro corrispondenze relative alla parola seicentosessantasei, anno riferimento a Salomone: esprimono il numero di talenti che ogni anno il Re riusciva ad introdurre nei forzieri del palazzo. In effetti, l'immagine del talento d'oro, una moneta di luccicante metallo giallo, ricorda già di per sé l'immagine del disco solare. Ma Salomone è anche l' uomo del Sole : colui che utilizza l'eclittica come architrave del Tempio di Gerusalemme e che deporrà su di essa i trenta denari che poi saranno offerti a Giuda per il Tradimento. Questo almeno è ciò che risulta leggendo la Storia Araba della Croce Santa e dei Trenta Denari .




Convinto che la figura di Salomone sia intimamente legata al Sole, ho cercato di verificare gli attributi che caratterizzano il Sole quando viene osservato dalla Terra , cioè dal punto di vista dell'uomo . Ebbene, osservando il Sole dalla Terra, il disco solare appare sotteso da un angolo di poco superiore al mezzo grado.



In astronomia, si è introdotto il concetto di diametro angolare , che esprime l'ampiezza dell'angolo entro cui è osservabile un oggetto distante. Nel caso del Sole, l'ampiezza del diametro angolare è pari a:


Diametro Angolare del Sole e della Luna

Correndo il rischio di essere triviale, preferisco ricordare che un grado angolare è formato da 60 primi (indicati con l'apice singolo: ' ) e che ogni primo angolare è composto da 60 secondi (indicati con l'apice doppio: " ).


Pertanto un grado angolare è composto da 3.600 secondi d'arco:

1° = 60' = 3600"
La misura del Sole visto dalla Terra varia quindi da un minimo di 1.889 secondi d'arco ad un massimo di 1.953 secondi d'arco. Il motivo per cui si verifica questa variazione è il fatto - per i non terrapiattisti - che l'orbita terrestre è irregolare: secondo Keplero è ellittica e il Sole occupa uno dei fuochi. In buona sostanza, esistono periodi dell'anno, corrispondenti alla stagione invernale, in cui la Terra risulta più vicina al Sole, pertanto il Sole appare leggermente più grande. In altre parole:


"Il diametro apparente del Sole visto dalla Terra varia, però, durante l’anno, in corrispondenza dell’avvicinamento o dell’allontanamento del pianeta alla stella lungo la sua orbita. Durante un anno tropico, infatti, il diametro solare apparente passa da un minimo di 1888 ad un massimo di 1952 secondi d’arco, comportando un valor medio di 1923 secondi d’arco. Giorno per giorno, grazie ad almanacchi astronomici, è possibile conoscere la dimensione apparente del diametro, tabulata a partire dal diametro fisico standard della stella."




Tra l'altro, equinozi e solstizi non si verificano in corrispondenza di perielio ed afelio dell'orbita, ma in prossimità  di questi.



Orbita terrestre, con evidenza di perielio, afelio, equinozi e solstizi

Volendo esprimere l'angolo giro in secondi d'arco otteniamo il numero seguente:

360° = 1.296.000"



Siamo veramente ad un passo dal 666, ma prima di arrivarci, mi preme dire che il concetto di diametro angolare  è molto pertinente qui, perché la presenza di un angolo permette di prescindere dal concetto di distanza  e quindi di misura . Il diametro angolare del Sole è pari a 1.923 secondi d'arco anche per un terrapiattista: qui non ci stiamo affidando a credenze , ma ci limitiamo alla mera osservazione del Kosmos .


Il 666, dicevo, deve essere pertanto un rapporto. In particolare:




il numero 666
esprime il rapporto

tra la dimensione apparente del Sole
(il suo diametro angolare)



e l'angolo giro


... in due precisi giorni dell'anno!


Nel corso dell'anno, esistono due momenti in cui il disco solare appare uguale ad esattamente 1 seicentosessantaseiesimo dell'angolo giro. In tali giorni, il Sole appare sotteso ad un angolo di 1.945 secondi d'arco:

1.296.000" / 1.945" = 666
In altre parole, il numero 666 esprime il numero di volte in cui il disco solare può essere inscritto nell'eclittica . Più semplicemente, se immaginassimo di eseguire il copia/incolla dell'immagine del Sole in modo da ricoprire interamente l'intera eclittica, dovremmo allineare 666 dischi dorati!

Ogni talento di Salomone è pertanto il disco solare. Questo porta ad alcune considerazioni molto interessanti che permettono di risolvere il mistero del 666, definito nell'Apocalisse "numero d'uomo": certo che è un numero d'uomo, dal momento che la proporzione ha valore solo quando si osserva il Sole dalla Terra, ossia dal punto di vista di un uomo.





Occorre pertanto calcolare quali sono i giorni in cui il Sole assume questa dimensione tanto particolare. Per arrivare alla soluzione, mi sono rivolto alla Nasa, in particolare all' Earth System Research Laboratory , che pubblica un documento excel che consente di calcolare la distanza del Sole dalla Terra in ogni giorno dell'anno, applicando le formule di Jean Meeus . Ho integrato il documento con la formula proposta dallo stesso Jean Meeus per calcolare il diametro apparente dei corpi celesti del sistema solare, riportata nel volume "Astronomical Algorithms", quindi ho calcolato il rapporto tra l'angolo giro e la dimensione trovata.


E ho ottenuto due date 8 Febbraio e 29 Novembre (Cliccare QUI per scaricare il foglio excel con tutti i calcoli):






Le osservazioni esposte in questo post potrebbero apparire un esercizio abbastanza sterile, una semplice coincidenza non particolarmente significativa. La mia personalissima opinione è che non ci troviamo di fronte ad una semplice coincidenza. Quanto è stato appena esposto mette in evidenza il fatto che il numero 666 rappresenta il rapporto tra le due grandezze più significative ai fini della misura della rotazione precessionale. Scaturisce infatti dal confronto tra le dimensioni apparenti dell'eclittica (il quadrante dell'orologio precessionale) e del disco solare (la lancetta del medesimo orologio).


Nel post Messaggi, Lettere e Commenti abbiamo sviluppato il tema relativo all'identificazione del "Dragone Rosso" di Ap. 12, evidenziando come nella creatura sia possibile intravedere la rappresentazione simbolica del meccanismo precessionale e della sua emanazione più diretta: il tempo cronologico. La Bestia destinata a prenderne il posto rappresenta il medesimo meccanismo, in un particolare periodo di tempo avente una durata approssimativa di tre anni e mezzo: prevediamo che tale periodo si debba verificare - forse - in seguito al "Salto dell'Era dell'Acquario".


Sembra quindi sistemato un ulteriore tassello simbolico: quello che identifica il 666 come il "numero della Bestia". Se il Drago e la Bestia sono una rappresentazione della meccanica precessionale, il 666 è il numero che meglio degli altri ne esprime le proprietà.


lunedì 9 dicembre 2019

L'Eclissi di Nostradamus


Lettera Aperta

Introduco alcuni aggiornamenti, perché avevo prodotto la prima versione con il cellulare ...

Questo post é una lettera aperta al Dr. Natale Lanza. Non so quanti fra i lettori lo conoscano: forse é opportuna una breve introduzione. Il Dr. Lanza é curatore del Blog "Codice Nostradamus" e autore di doversi volumi dedicati allo studio degli scritti di Michelle de Notre Dame, meglio noto come Nostradamus. Al Dr. Lanza va riconosciuto lo straordinario coraggio che ha avuto nell'affrontare il tema della decodifica delle Centurie da un punto di vista assolutamente originale: non riuscendo ad arrendersi all'evidenza che le cosiddette profezie di Nostradamus fossero tanto incomplete, lacunose e sostanzialmente adatte a troppe insoddisfacenti interpretazioni, Lanza ipotizzó che il testo non riguardasse vaticini sul futuro, ma celasse un messaggio in codice, destinato ai posteri. L'attento studio della biografia di Nostradamus portó a rivelare interessanti correlazioni con le tradizioni e le conoscenze dei Cavalieri Templari: il che, gli forní spunti utili a trovare l'oggetto del messaggio. Ben presto, Lanza si rese conto dell'estrema complessitá dell'opera. Le Centurie si rivelarono essere una audace composizione di tre elementi distinti, tutti egualmente indispensabili ai fini della decodifica:
  1. un messaggio, opportunamente codificato
  2. un algoritmo di cifratura, estremamente complesso e sfidante, poiché costituito da una serie infinita di enigmi
  3. una chiave di cifratura, avente uno scopo quasi sostanzialmente analogo alle chiavi usate nei moderni sistemi di encryption
Secondo Lanza, Nostradamus non ha mancato di miscelare sapientemente tutti i contenuti appena elencati, in maniera che fosse quasi impossibile distinguerli. Nel corso dei suoi studi, Lanza, ha raggiunto risultati importantissimi:
  1. ha dimostrato che l'elenco di 942 quartine pubblicato in tre diverse edizioni dallo stesso Nostradamus era completo ed autoconsistente, smentendo secoli di ipotesi, relative all'esistenza di ulteriori quartine perdute, che avrebbero dovuto portare a 1.000 il numero totale;
  2. ha dimostrato l'esistenza di un criterio di riordinamento delle quartine, che Nostradamus sembra aver introdotto per confondere le acque e ha identificato quale potrebbe essere la chiave da applicare all'algoritmo di riordinamento, per ottenere l'ordine corretto
  3. é riuscito a smontare interpretazioni che tendono ad attribuire un senso letterale ai disastri e alle calamità annunciati dal Granse Saggio nel suo compendio in codice: termini come "armate", "eserciti", hanno un senso simbolico e di riferiscono alle stesse quartine; "ascese" e "sconfitte" di "regni" e "sovrani", fanno riferimento a tentativi di interpretazione destinati al successo o al fallimento
  4. ha dimostrato che Nostradamus, per la sua immane opera di codifica, si era avvalso di due strumenti unici nel proprio genere. Qui Lanza ha superato se stesso, arrivando ad intuire l'esistenza di questi due manufatti dalla soluzione di alcuni enigmi, quindi recuperandoli dopo infinite ricerche! Si tratta di un rarissimo astrolabio, risalente al XIV secolo e conservato al museo di Storia delle Scienze di Londra, e di un libro molto particolare di astrologia, contenente alcune tavole delle effemeridi, il cui ruolo non é ancora chiaro.
  5. Lanza rivela infine che il cuore del messaggio riguarda nientemeno che il Sacro Graal (fonte):
I lettori del libro “La Cabala, i Templari, il Graal” sanno bene che il fine ultimo dell’opera di Nostradamus è proprio la trasmissione del segreto del Graal". E ancora: "Il tema del "tesoro" sembra essere il fine ultimo delle quartine; esse sarebbero, al loro terzo livello interpretativo, la narrazione di una storia segreta che culmina con la mappa del luogo (una tomba) nel quale sarebbe nascosto questo misteriorso "tesoro"
Non voglio togliere ai lettori il senso di suspense, di meraviglia e di appagamento che il blog, e soprattutto i libri di Natale Lanza riescono ad offrire, pertanto non mi addentro a fornire dettagli, ma invito tutti a risalire alla fonte.


Per parte mia, già diversi anni fa avrei voluto contattare il Dr. Lanza per esporgli quanto sto per rivelare: mi hanno trattenuto in parte un po' di timidezza, in parte l'idea, da lui espressa in piú occasioni (fra cui questa), che Nostradamus non intendesse ricorrere a conoscenze astronomiche e astrologiche. Certo, queste affermazioni risalgono ad un periodo che precede la scoperta dell'astrolabio e del libro di astrologia, quindi forse adesso ci sono elementi per riconsiderare questi presupposti ... spero che le brevi considerazioni che seguono possano dare un contributo.


Prima di addentrarci nel merito dell'esposizione, mi preme elencare un paio di principi di decodifica che lo stesso Lanza utilizza nei suoi esercizi di decodifica:
  1. il primo é l'idea che la quartina II, 79 sia estremamente importante: in alcune occasioni Lanza ipotizza addirittura che questa quartina potrebbe costituire la conclusione dei vaticini di Nostradamus
  2. il secondo sono gli "indizi di conforto": secondo Lanza, Nostradamus molto spesso indirizza i lettori attenti alla soluzione degli enigmi, fornendo indizi concordanti in diverse parti del testo. Si tratta di conferme alle soluzioni degli enigmi, che compaiono in punti apparentemente scorrelati e indipendenti.
Arcana Ricordo



L'Eclissi di Nostradamus - la Quartina II, 79
di Arcana Ricordo

E' bene precisare che anche se mi sono già cimentato con Nostradamus, quello che segue è un excursus in un territorio che non mi è congeniale, né familiare. Quella che propongo è una gita turistica: nel peggiore dei casi, i contenuti che sto per esporre andranno ad incrementare le fila infinita di chiacchiere che sono state espresse sul tema.

Il tema del post è la quartina II, 79 e le correlazioni che mi pare di intravedervi con ... l'eclissi anulare di Sole del 21 Giugno 2020. Ho già cercato di spiegare in ogni modo possibile lo straordinario valore di questo evento astronomico, che sembra proprio essere stato studiato sin dall'antichità e codificato, oltre che nei piú importanti monumenti megalitici, anche nei Vangeli.

L'Eclissi

A tal fine, mi preme suggerire la visione del video "21 Giugno 2020: la Passione", che spiega le analogie tra lo spettacolo celeste e il racconto della Passione di Cristo.



L'umbra é la porzione di spazio che rimane in ombra, quando un corpo celeste opaco, scherma la luce solare. Nel caso della Luna, l'umbra ha forma conica e nel corso di una eclissi di Sole, individua sulla superficie terrestre una zona circolare, piuttosto ristretta, in cui la Luna oscura completamente il disco solare. I moti relativi tra Terra e Sole fanno sí che la zona d'ombra lunare non sia statica, ma si sposti sulla superficie terrestre nel corso dell'eclissi. Da diversi decenni, la Nasa compila un accurato catalogo di eclissi, che riporta, per ciascuna, anche la ricostruzione del percoso della zona d'ombra generata dall'eclissi.

Analizzando il percorso della zona d'ombra, si ravvisa come essa attraversi l'Africa meridionale, attraversando la città di Lalibela, poi proceda verso il mar Rosso e lo Yemen, quindi si sposti in Asia attraverso Pakistan, India settentrionale, Mongolia e Cina. L'eclissi termina quando l'ombra ha raggiunto e superato Taiwan.


Una curiosità: confrontando il percorso dell'ombra con la distribuzione delle Religioni piú diffuse, ci si accorge che, fatta salva l'Etiopia, questa eclissi attraversa tutte e sole le aree del mondo dove non viene praticata la religione Cristiana (che nell'immagine é rappresentata nelle varie tonalità di azzurro).


I colori rappresentano le diverse fedi religiose:
  • azzurro: cristiani
  • verde: islamici
  • lilla: induisti
  • arancio: buddisti
  • panna: agnostici
In tutti i casi, l'intensità di colore è maggiore dove la concentrazione di fedeli è maggiore. Viene in mente un famoso passo:

«Coloro ai quali nulla era stato annunciato di lui, lo vedranno
e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno».


Il Testo di Nostradamus

E veniamo alla quartina II, 79, di cui lo stesso Lanza fornisce una efficace traduzione:


La barba crespa e nera con un meccanismo,
Gente crudele e fiera soggiogherà:
Il grande Chyren da lontano toglierà,
Tutti i prigionieri dalla Selin bandiera.

I primi due versi sembrano delineare il contesto che darà un senso ai due versi successivi. A mio modesto avviso, il contesto descritto è quello dell'eclissi del 21 Giugno 2020.

La barba crespa e nera, associata ad un meccanismo soggioga-genti, mi ricorda il meccanismo di allineamento celeste tra Terra, Luna e Sole: l'umbra lunare, avente la forma di un cono rovesciato, assomiglia ad una lunga barba nera e fitta, che si stacca dal bianco volto del nostro satellite.


La macchia ombrosa proiettata dalla Luna sulla superficie terrestre, attraversa zone non cristiane. Tuttavia, credo che l'espressione "gente fiera e crudele" non deva essere intesa in senso religioso, quanto culturale: l'eclissi si verifica in un periodo - quale il nostro a tutti gli effetti è - di grande smarrimento spirituale. Il contesto è dunque spiegato e ci si puó addentrare nel corpo del messaggio. 

Anche qui, il riferimento all'eclissi mi appare piuttosto evidente nell'espressione "Seline Baniére": nella tradizione greca, Selene è la titanide della Luna, figlia di Iperione e Teia. Baniére invece, significa letteralmente bandiera, ma indica soprattutto un tipo particolare di bandiera o stendardo, di forma molto allungata: oggigiorno, internet ci ha abituato ai "banner" pubblicitari, posti nell'intestazione delle pagine web. La "Seline Baniére" sembra dunque una "Striscia Lunare": che cosa potrebbe meglio rispondere a questa definizione se non la traccia dell'ombra lunare che si sposta sulla superficie terrestre?



L'ampiezza della traccia dipende dalla posizione relativa tra Luna, Terra e Sole: nel caso dell'eclissi del 21 Giugno 2020, essa è pari a 20 km circa. Come mostrato nel video "La Passione", il punto centrale della traccia lunare percorre esattamente il "Giordano": il camminamento ricavato al centro del sito archeologico di Lalibela, che ospita le 11 chiese ipogee.




La ricerca del Graal parte proprio da qui: dalla città creata nel XII secolo sotto la supervisione dei Cavalieri Templari. Ma a questo punto Nostradamus ci avvisa che chi si limita a seguire la traccia eclittica, rischia di arenarsi. Per proseguire, occorre liberarsi dalla condizione di "captif": di prigionieri della bandiera lunare.

Chyren

In soccorso ci viene Chyren. Il Dr. Lanza ritiene che questo sia il nome del vero destinatario del messaggio di Nostradamus: un suo erede spirituale, di origine forse italiana, il cui nome completo risulta essere "Cesare Nostradamus Chyren". Tuttavia, lo stesso Nostradamus introduce un ulteriore elemento di analisi, scrivendo il nome di questo personaggio in diverse maniere: a volte Chyren, a volte Cheren. Nel caso che stiamo esaminando, il nome CHYREN appare scritto tutto in lettere maiuscole, il che potrebbe costituire un elemento importante. Di certo, dalla quartina II, 79 sappiamo che Chyren, definito "il Grande", mette in atto la propria azione di soccorso agendo da una posizione molto particolare: la Lancia di Longino. Letteralmente, "Chyren, da Longino, distoglierà i prigionieri della Bandiera Lunare".

Ammetto che la (possibile) soluzione dell'enigma è venuta per caso, quando mi sono accorto della presenza, in Eritrea, di una grande e antica città, chiamata CHEREN. Se "CHYREN" era la città di Cheren, in che modo quest'ultima poteva distogliere i prigionieri dell'umbra lunare? E soprattutto, come poteva farlo "da Longino"? In effetti, tutto poteva avere un senso, ammettendo che la cosiddetta "Lancia di Longino" fosse una linea, una particolare "Ley Line", che attraversa la città di Cheren. Armato di Google Earth, ho quindi tracciato una linea, partendo da Bet Gyorgis, la chiesa più rappresentativa di Lalibela, al centro della città di Cheren e ... sorpresa! La linea attraversava il centro di Aksum: la città che ospita la basilica di Nostra Signora di Sion, dove è custodita - pare - l'Arca dell'Alleanza. Ecco quindi un altro importantissimo tassello di un mosaico, che si conferma intimamente legato ai Cavalieri Templari.

In effetti è bene sottolineare un elemento non secondario nella costruzione della tesi che sto per illustrare: se documenti storici e monumenti confermano che ai tempi di Nostradamus la città di Lalibela esisteva già da diversi secoli, essendo la sua fondazione risalente al XII secolo, lo stesso non può dirsi con un uguale livello di sicurezza per la città di Cheren. Sarebbe necessario consultare documenti storici locali, dal momento che le notizie facilmente reperibili sul web, attestano che questo centro esisteva già nel 1.840. Lo ammetto: potrebbe non essere abbastanza, ma per il momento ammettiamo che Cheren sia più antica e che Nostradamus fosse a conoscenza della sua esistenza.



Gli enigmi erano ancora molti: come mai Nostradamus chiamava "Longin" la linea che congiunge Lalibela a Cheren? Ipotizzai che se la lancia di Longino aveva trafitto il costato di Cristo con l'intento di arrivare al Cuore del Salvatore, la ley line in questione doveva puntare al cuore di qualcosa di profondamente legato a Cristo e alla Sua eredità ai posteri. Mi decisi quindi a prolungare la ley-line, per vedere che cosa avrei incontrato: ben presto incappai nelle acque del Mar Rosso, che fui costretto a superare, per attraversare poi parte dei deserti arabi e puntare con decisione verso Israele. Un caso? Non lo sapevo ancora.

Per prima cosa, cercai di verificare se la destinazione della linea potesse essere Gerusalemme, ma ben presto mi accorsi che questa ipotesi non poteva funzionare: la linea Lalibela-Gerusalemme tagliava interamente fuori la città di Cheren, che costituiva l'indicatore piú significativo della direzione della Lancia di Longino.

Ma c'era un altro punto di interesse, situato ad est di Gerusalemme, che rispondeva perfettamente a ciò che stavo cercando: la Basilica del Battesimo di Cristo, collocata lungo il fiume Giordano!

Si può dire che la Basilica del Battesimo sia in un certo senso il cuore della Cristianità? Secondo me sì, se consideriamo che il battesimo é il sacramento che per definizione contraddistingue un Cristiano, indipendentemente dal fatto che sia Cattolico, Protestante o Anglicano. La ley-line si chiamava "lancia di Longino" perché puntava al "cuore della Cristianità".

La direttrice individuata dalla Lancia di Longino potrebbe essere molto utile a scoprire l'ubicazione del tesoro, ma credo che soprattutto possa offrire indicazioni relative alla natura del tesoro. Ma prima di addentrarci in considerazioni relative al significato di questa direttrice, mi preme proporre un possibile indizio, che potrebbe confortare la soluzione proposta. In effetti, ci si potrebbe chiedere: "che può mai c'entrare Nostradamus con un piccolo centro situato nel cuore dell'Etiopia?".


Lalibela

Mi pare che lo stesso Nostradamus fornisca una indicazione importantissima in tal senso. Il Dr. Lanza sostiene, e nei suoi scritti non manca mai di dimostrare, che Nostradamus introduce molto spesso nei suoi enigmi una semplice "prova del nove": spesso sono anagrammi indicativi, altre volte riferimenti simbolici piuttosto precisi che sembrano confermare l'esattezza delle soluzioni trovate ad enigmi presenti in altre parti dei testi. Sono gli "indizi di conforto" a cui accenno nell'introduzione del post. Nel nostro caso, l'indicazione è costituita da una frase apparentemente snza senso, presente in una quartina all'inizio delle Centurie, senza preamboli, né artifici lessicali o sintattici. Commentando la quartina in questione, Lanza afferma: "ingenuamente, si è sempre creduto di leggere nella quartina I,2, il metodo che Nostradamus ha seguito per provocare le sue visioni: l'immissione di un piede in una bacinella d'acqua". Concordo: una ingenuità.


Non mi soffermo sulla traduzione e sull'interpretazione, che lascio abilmente spiegare al Dr. Lanza. Mi limito a buttare lí la soluzione:


"le limbe & le" = Lalibela

Io non so se abbia un senso: forse la mia è una ingenuità peggiore di quella che orienta i sostenitori del "metodo del lembo della veste nella bacinella". Purtroppo ci troviamo in territori per me poco familiari e potrei non vedere nella mia costruzione delle contraddizioni grosse come una casa. Ma se questa ipotesi avesse un senso, dovrei ripetere una espressione che spesso Lanza riporta nei suoi scritti: "ce l'abbiamo sempre avuta sotto il naso!".

Ma torniamo alla nostra ley-line, qui mostrata in tutto il suo splendore:


La Lancia di Longino
(cliccare per ingrandire)

Non sono un fan delle ley line, ma in questo caso la precisione dell'allineamento è impressionante: la linea passa a circa 700 metri dalla Basilica di Ns. Signora di Sion. Una indicazione curiosa riguarda la lunghezza di questa linea, che è pari a 2.222 km; tuttavia, non credo che questa informazione possa essere utile ai fini della nostra ricerca, dal momento che la definizione del metro ed io suo impiego come unità di misura standard della lunghezza, sono posteriori a Nostradamus. Certo, qualche riflessione può emergere, se si osserva la somiglianza di questo numero con il 2.242: il cosiddetto "anno di termine" delle profezie del veggente.

La prima considerazione che viene in mente, osservando questa direttrice, è stranamente, assomiglia al percorso intrapreso da Mosè per liberare gli Ebrei dall'Egitto. Se da un lato, ricordiamo infatti che per parecchi millenni l'Etiopia è stata parte del Regno di Faraoni, occorre anche ricordare che la Bibbia non riporta mai informazioni utili a datare l'esodo con certezza: nonostante gli sforzi degli storici, non è possibile capire realmente chi fosse "il faraone" con cui Mosè si confrontò e che lanciò i propri carri all'inseguimento degli ebrei, condannandoli a finire annegati tra le acque del Mar Rosso. Non è dunque possibile ricostruire il percorso esatto intrapreso da Mosè, perché non è noto dove fosse collocato il Palazzo del Faraone al tempo dei fatti narrati nell'Esodo.

La direttrice assomiglia anche al percorso intrapreso dall'Arca dell'Alleanza, quando Menelik, figlio di Salomone e della Regina di Saba, la trafugò (per volere del Signore), trasportandola in Etiopia. Questo fatto, omesso dalla Bibbia, viene raccontato con dovizia di particolari dal Kebra Nagast: il libro sacro degli Etiopi (di credo Cristiano - ortodosso), che narra la storia di Menelik e di tutti i re successivi fino a Lalibela, il sovrano che fondò l'omonima città nel XII secolo. Il Kebra Nagast riferisce che in seguito al furto, Salomone lamentava l'abbandono, da parte del Sole, del Popolo di Israele. Anche Cristo lasciò Israele per l'Egitto per sfuggire ad Erode, forse ripercorrendo il medesimo percorso.

Agli appassionati di allineamenti segnalo un'altra "chicca": Lalibela è perfettamente allineata ai più importanti siti legati ai templari sul pianeta: La Basilica di San Pietro, il Duomo di Torino dove è custodita la Sindone, la cattedrale di Chartres sul cui pavimento è tracciato il labirinto e la città di Limerick, in Irlanda, nei cui dintorni sono presenti diversi siti megalitici particolarmente significativi. In questo caso le precisioni dell'allineamento arrivano massimo a 5 km, nel caso della Cattedrale di Chartres; tuttavia, nonostante le numerose ricerche, non ho trovato lungo questa direttrice una località chiamata "Chyren", o "Cheren", o simili, che la elevi al rango di "Lancia di Longino":


Allineamento tra i Siti Templari
(cliccare per ingrandire)

Gli interrogativi che emergono da questa ricerca sono molteplici: per esempio, sarebbe interessante studiare meglio la figura di Chyren nei testi di Nostradamus, per comprendere se la sua identificazione con la città di Cheren abbia un senso anche al di fuori della quartina che abbiamo esaminato. Ho cercato il supporto del Dr. Lanza, ma ha educatamente declinato il mio velato invito a considerare con maggior attenzione le idee che ho qui illustrato, alla ricerca di una soluzione al mistero del Graal. Posso capirlo, in fin dei conti, le tematiche che affrontiamo qui non sono alla portata di tutti e non è possibile rendersi conto del valore della nostra ricerca passando di qui come semplici turisti. Lo ringrazio in ogni caso.


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Allego le mappe corrispondenti alle immagini pubblicate in formato KMZ, da aprire con Google Earth:

venerdì 15 novembre 2019

Il Presepe Celeste - Parte IV - I Doni dei Magi


(Cliccare sull'Immagine per Aprire Youtube)

Tengo particolarmente a questo nuovo capitolo del "Presepe Celeste". Come i lettori avranno potuto capire dal titolo, il tema è quello dei Magi: figure che per millenni hanno suggestionato la fantasia di intere generazioni, presentate in un brevissimo passo del Vangelo di Matteo, a cui abbiamo dedicato parte del primo capitolo del "Presepe Celeste":




Penso sia molto importante ascoltare - o leggere - attentamente questo passo, facendo attenzione a quegli elementi che la tradizione ci ha abituato a dare per scontati, che il Vangelo non riporta:

  • il Vangelo non chiarisce quanti fossero i Magi;
  • non li descrive: non chiarisce quale fosse il loro aspetto, i loro abiti, ecc.;
  • non descrive le loro cavalcature, le loro abitudini di viaggio.
Alcuni elementi presenti nel testo, invece, sono trascurati dalla tradizione, come il fatto che i Magi abbiano incontrato Gesù in una casa, mentre nel Presepe siamo abituati a sistemare la mangiatoia del Salvatore in una capanna, o una stalla. Il sospetto è che la mente di lettori poco accorti abbia cercato di colmare le evidenti lacune presenti nel testo con elementi di fantasia, piuttosto che interrogarsi sul motivo per cui tali lacune siano state accuratamente e studiatamente introdotte

L'analisi in chiave astronomica dei testi non è certamente l'unica degna di attenzione, tuttavia ha il pregio di spiegare dettagliatamente la presenza di certi elementi e l'assenza di altri ...

Questo video contiene forse l'essenza del Presepe Celeste e mostra come la storia della Natività di Gesù sia in realtà la nostra storia. Nei commenti al post precedente ho già avuto modo di raccontare come la tradizione rituale cristiana riproponga, nel battesimo, la memoria del diluvio. Questa nascita dal carattere acquatico, o "umido", per usare un termine alchemico, si ricollega alla natura stessa del corpo umano, composto per il 70% di acqua, in cui l'anima si incarna per accedere all'esperienza, grazie alla quale otterrà coscienza di sé.

I Doni dei Magi sono gli strumenti necessari all'acquisizione di coscienza e al superamento della condizione umana, umida e lunare, per accedere al risveglio, attraverso la riconciliazione con la propria parte secca e solare.

  • L'Oro è la ricchezza del mondo materiale, che consente di creare l'ambiente dove l'uomo può maturare l'esperienza; d'altro canto, esiste il rischio concreto che l'uomo tenda ad identificarsi con la materia, arrivando addirittura ad identificarsi con il proprio corpo.
  • L'Incenso è la porta di accesso verso i mondi che qualcuno chiama "soprasensibili", con i quali l'uomo interagisce in continuazione, attraverso l'intelletto, le emozione, i sentimenti: l'incenso è lo strumento (simbolico) necessario il significato della materia ed il senso dell'esperienza.
  • La Mirra (una gommaresina utilizzata, per esempio, nell'antico Egitto per l'imbalsamazione dei Faraoni), rappresenta la capacità di trascendere i limiti dell'esistenza materiale, la quale rivela alla fine il proprio carattere illusorio.
I Magi segnano anche un percorso nel cielo stellato, marcato da precise pietre miliari, che possono essere agevolmente identificate, una volta che si dispone dell'opportuna chiave di lettura. Non voglio anticipare nulla in merito al video, anche perché la data di uscita è fissata per domani. Però mi preme di dire che - a prescindere dagli elementi tecnici, che chi vorrà potrà approfondire - questa questa chiave di lettura ci permette di diventare spettatori di un disegno maestoso e di riscoprire un senso interiore di meraviglia, che è parte di noi stessi e che dovremmo tornare a coltivare. Magari la Notte di Natale, ritrovandoci all'aperto, per guardare le stelle ...

venerdì 1 novembre 2019

Noah, il diluvio fra le stelle.


Work in progress: Esperimento Fallito!

Ci occuperemo in questo post del Diluvio Universale e della vicenda di Noè, decimo discendente adamitico. Nonostante la complessità dell’argomento non impiegheremo più la sub-rubrica ‘Work in progress’, poiché l’utilizzo del mezzo come tavolo di lavoro ha causato problemi col medium Blogger, ma anche e soprattutto perché questa modalità operativa non ha incontrato il favore dei lettori provocando, all’opposto, diffidenze e incomprensioni. Dichiaro quindi, l’esperimento Work in progress ufficialmente chiuso!

Nel post "Confronto fra criteri differenti", ho considerato la possibilità di applicare tre diversi approcci d’indagine alle versioni canoniche dei testi:
  1. uno esegetico (religioso), 
  2. uno letterale e realistico, 
  3. uno simbolico matematico. 

L’ultimo dei tre criteri, quello denominato ‘simbolico matematico’, ha determinato una serie di fraintendimenti da parte di esegeti dell’area clericale ma anche degli analisti laici, mostratisi poco avvezzi a immaginare una lettura che si discostasse troppo dal conformismo teologico. E anche i matematici e i filosofi, quelli perlomeno che abbiamo cercato di coinvolgere nella nostra ricerca, hanno fornito sempre la stessa, deludente risposta: ‘…le sue osservazioni non rientrano nel bagaglio delle nostre competenze.’ Così Massimo Introvigne (editorialista e storico), Cardinale G. Ravasi, Corrado Augias, Alessandro Barbero (storico), tanto per citare alcuni fra i nomi più conosciuti di quelli che sono riuscito a contattare per via telematica.

Mi è sembrato dunque opportuno, vista tanta, dichiarata ‘supponenza’ degli studiosi di area umanistica (su questioni, in fondo rilevanti della filologia biblica), interpellare categorie di specialisti di estrazione opposta, matematici o scienziati i quali, ancora una volta, non mi hanno riservato migliori incoraggiamenti. Con un tantino di superbia mi son permesso allora di pensare che, forse, la novità non può rientrare nel periplo di competenze canoniche e conformi a tracce, o categorie preesistenti, proprio perché di ‘nuovo’ da dire, secondo certi superati approcci, nulla più rimane.

La gente (ignorante) prima nega una cosa; poi la minimizza; infine decide che la sapeva già da tempo

Alexander von Humboldt

Tornando all’oggetto di questo contributo su Noè, ho trovato particolarmente interessante studiare la struttura delle narrazioni bibliche per poi provare a formulare una rappresentazione astronomica, un po’ sulla falsariga delle belle clip a cui ci ha abituato l’autore di questo sito. Mi chiedevo se egli avesse già pensato di realizzare un video sulla vicenda di Noè, in caso di risposta negativa gli rivolgo un invito esplicito, nella certezza di trovare l’approvazione dei più assidui frequentatori di questo spazio. Nel caso di una risposta affermativa, ci prepareremo al confronto con gli altri criteri (1, 2), lasciando poi alla matematica il compito di suggellare eventuali conferme.

Fabio Painnet Blade





Noah, il diluvio fra le stelle
di Fabio Painnet Blade


   In piena sintonia con quanto argomentato da Giorgio de Santillana, evinciamo che anche la storia di Noè possa esser stata scritta secondo i canoni del linguaggio mitico, tipico delle culture arcaiche che hanno preceduto l’ebraismo. Se così fosse, dovremmo aspettarci di ritrovare robuste correlazioni cifrate riferite al contesto astronomico. Per quanto concerne, invece, il criterio teologico, bisogna osservare che la vicenda del celebre patriarca e del suo formidabile natante, sia stata sempre trattata in maniera ambivalente, a metà strada fra simbolismo spiritualistico e la raffigurazione realistica di un uomo in carne ed ossa, modello di devozione e tipo decisamente avverso a un mondo popolato da genti scellerate, inclini al peccato. 

   Nel primo caso le associazioni addotte dalla catechesi giudaico-cattolica ci risuonano abbastanza familiari: il diluvio ha sempre rappresentato il castigo divino, il patriarca il primo bacillo di una nuova colonizzazione degli umani, risorti dalle ceneri della corruzione, sotto nuovi e più rassicuranti auspici; nella colomba siamo invece stati abituati a identificare il simbolo della pace, nella montagna sacra (Ararat) il Tempio, e via dicendo. Tutti queste analogie sono state suffragate inoltre, da analoghi modelli orientali (Testi Veda, induismo) e mesopotamici, dai quali proviene l’epopea di Gilgamesh

  Fin qui, roba di tutto rispetto, siamo d’accordo, ma già sentita. Ciò che tuttavia può aver suscitato una logica ilarità è la faccia degli eminenti teologi, quando si son trovati a doversi confrontare con la spiccata immaginazione delle varianti classiche e delle loro colorate analogie che avevano sostituito il sacro Enoch (Colui che camminava fra gli dei) con un singolare folletto dai piedi alati. E non devono aver reagito tanto bene nemmeno dinanzi al soggetto ambiguo partorito in seno alla tradizione gnostica, quel tale detto Tre volte grande, che gli antichi faraoni veneravano altresì come il dio Tooth. Ma la loro indignazione deve aver toccato l’apice solo in tempi recenti, quando alcuni traduttori letterali hanno coniato un nuovo modo di intendere le venerabili scritture degli avi: un ‘nuovo sistema’ di traduzione, a loro dire. Sotto il gonfalone del prode sabaudo Mauro Biglino e del suo motto ‘facciam finta che tutto sia vero’, il buon vecchio che avevamo pensato nei panni di un cocciuto marinaio dai propositi umanitari, con la scusa della sua singolarità somatica (la tradizione descrive il piccolo Noè come un biondo fanciullo dalla pelle slavata, assai diverso dai suoi fratelli.), si è trasformato in un reietto alieno; chissà che botta per i rabbini quando hanno capito che l’origine divina del loro immortale patriarca la si era barattata con quella di strani tipetti verdi col naso a trombetta. Nessuno si scandalizzi dunque se, un domani neanche tanto lontano, un qualche genetista in cerca di fama, fosse pronto a giurare, con la puntuale benedizione della Harvard University, che la sporgenza malleolare ai lati del piede non foss’altro che il rimasuglio atrofizzato di una minuta articolazione in cui, al tempo in cui eravamo poco più che scimmie, avrebbero trovato innesto un bel paio di piccole ali. 

   Vabbè, bando alle spiritosaggini, ora credo sia meglio dedicare spazio a tematiche più serie. 

   Per non discostarci troppo dal campo delle più ardite raffigurazioni, vorrei oggi proporne una di sicuro effetto: il Grande Diluvio visto come la rappresentazione simbolica della fertilità. In virtù di questa immagine, credo non sia difficile pensare alla terra come un immenso utero cosmico, pronto ad essere fecondato. In questa metafora, l’arca biblica sarebbe potrebbe allora esser vista come il seme fecondante, immerso nel liquido seminale (l’acqua, l’inondazione), ricolmo dei suoi migliori cromosomi, capaci di replicare infinite copie della specie umana e solo animale. La Genesi, con la sua lista dei discendenti adamitici ci aveva fatto capire, assai esplicitamente, quale fosse il ruolo biologico dell’ultimo dei patriarchi antidiluviani, ed allora, gli esegeti non se la prendano se, per questa volta, la prospettiva dei traduttori letterali, dei quali si è abbondantemente parlato, ci è sembrata quella più vicina alla allegoria della Grande Inseminazione. I due passaggi della Genesi sembrano sotto questo profilo, concatenarsi perfettamente. Abbiamo più volte invocato la matematica per districare certi nodi, tuttavia ci sembra oggi opportuno soffermarci su un’altra suggestiva traduzione, quella del padre Fernand Crombette (che di numeri non tratta), non tanto per attribuirgli cieca fiducia, quanto per analizzare alcune sue traduzioni dal copto antico che, dato il periodo e la larga approssimazione documentale della sua opera, possiamo considerare immuni dagli specifici condizionamenti culturali delle successive epoche. 

  Egli insomma, non poteva saper nulla di ingegneria genetica, in un periodo in cui con tale appellativo venivano intese soprattutto le combinazioni coi piselli del dottor Mendel; eppure, alcuni vocaboli tradotti dal copto e poi sommate a straordinarie assonanze con la radice latina della parola ‘Dio’, ci hanno indotto a credere che le tracce documentali di un’antichissima sperimentazione di mescola genetica, possa esse davvero stata descritta nella Bibbia.

  Ovviamente, è possibile che ci si limitasse alla tecnica degli incroci generazionali, non essendo fruibile altro tipo di tecnologia. Sia chiaro che queste riflessioni, per quanto suggestive non hanno alcun carattere probatorio, possono casomai trasmettere indizi, sui quali ci è parso del tutto congruo riflettere meglio. Ad esempio, su certe assonanze fonetiche o su determinati parallelismi metaforici riguardo le analogie con la fertilità e la fecondazione: tutto insomma degno di esser meglio valutato, non ora però. Magari in un prossimo appuntamento.


L'Mda 45

  Mettendo da parte gli efficaci indizi delle metafore biologiche, abbiamo ritenuto di dover segnalare all’attenzione dei lettori anche la presenza di numerose tracce nell’etimologia del vocabolo ‘Dio’, al quale tutti noi, come latini, siamo particolarmente affezionati. Ancora una volta ci siamo ritrovati a dover confutare le tesi dei dotti, per i quali non vi sono, né mai vi son stati, dubbi sul termine ellenico da cui la radice del termine ‘Dio’ era stata tratta. Proprio per questo motivo, siamo dovuti ricorrere a testi alquanto discussi in seno all’esegesi rabbinica, quelli del monaco transalpino Fernand Crombette, senza tralasciare la formula ghematrica calcolata per l’Adam biblico la cui somma riporta al numero 45. Questi elementi ci permetteranno in seguito di descrivere i riscontri matematici ricavati dalle traduzioni dal copto antico. 

Fernand Crombette (1880 - 1970)
Foto del Marzo 1958


  Dalla "Genesi" di padre F. Crombette:

Saggiamente, Ehelohidjm chiamò questi spazi diversi, la grande parte dove faceva giorno: l'inno di gloria innalzato dagli angeli (o il giorno solenne), e la parte circostante rimasta nelle tenebre: la grande inoccupata (o la grande notte) che ha fine nel sistema consistente.
Ciò che, prima della Parola, era nascosto all'inizio, fu, dopo la Parola, ciò che era visto alla fine. La generazione così prodotta era la prima.

  Di questi versetti ci è sembrato corretto sottolineare il termine Ehelohidjm usato da padre Crombette per indicare ‘Dio’ . La parola Djiou, più familiare a noi latini, è stata tradotta con ‘generazione’, ‘seme’ o ‘germe’. Abbiamo invece osservato che Adam (o anche solo l’acronimo ADM), non sia stato tenuto in minima considerazione, avendo lo stesso Crombette preferito utilizzare il nome di Hahôdôm che vuol dire: colui che è stato generato dalla terra ‘rossa’ (argilla?).

  Nella tabella n° 1 abbiamo cercato di schematizzare l’ analisi di questi elementi linguistici.


Tab. 1 da "Rivelazione I", pag. 137
(Cliccare per Ingrandire)



  Diciamo subito che la parola Djoou è tradotta da padre Fernand Crombette come ‘generazione’. All'ultima lettera di questa parola, M, viene dato il significato di fare, nel senso di produrre.

  Pertanto, Djooum si può scomporre in lingua copta in due parti: Djôou M = generazione prodotta.

  Nel versetto 4 del capitolo II° del Libro della Genesi, che S. Girolamo ha tradotto: "Iste sunt generationes cæli e terræ", viene ribadito il precedente concetto, cioè: ‘Queste sono le generazioni/origini del cielo e della terra…’. La parola ebraica è qui Thooueldoouth, ma questo termine è composto da Thoou equivalente a Djoou, Generatio, e da El-Doouth, in copto el toot = (El-Toot) Facere, Manus = Creare. In definitiva, la locuzione "Generazione creata" non è poi tanto diverso da "Generazione prodotta"



Corrispondenze e Relazioni

  In fede al metodo che ci siamo imposti di osservare in questa serie di articoli, cercheremo ora di addentrarci nel mondo dei numeri veri e propri, mettendo da parte la rappresentazione ghematrica dalla quale tuttavia, abbiamo preso spunto per ricollegarci al numero dell’Adam.

  La sorprendente analogia fra racconto biblico del Diluvio Universale e dinamica dell’atto fecondativo (biologico), ci ha consentito di cogliere alcuni simbolismi numerici. Il numero 40, ad esempio, risulta in questo parallelo metaforico-biologico altamente significativo, poiché i quaranta giorni in cui l’arca vagava per mare, possono essere intesi come un tempo di grande incertezza dovuta al rischio che i flutti se l’ingoiassero con tutto il suo (eccezionale) contenuto. Se ci volgessimo ad osservare la dinamica del processo biologico potrebbero balzare all’occhio sorprendenti analogie: le adolescenti dei nostri tempi dopo un rapporto (completo, ma non calcolato) con un coetaneo non attendono con trepidazione il trascorrere dei fatidici quaranta giorni prima di tirare un sospiro di sollievo e certificare così di non aver innescato una gravidanza? Il differente atteggiamento epocale e generazionale, fa riflettere sul mutamento delle società e dei valori: quello che un tempo era un gioioso auspicio oggi è diventato un turbamento dai contorni drammatici, e traumatici in molti casi. Valutiamo inoltre un’altra analogia interessante nei quaranta giorni del Cristo nel deserto, luogo mistico per eccellenza in cui, ancora una volta, viene messa in gioco la possibilità che la tentazione satanica, rappresentazione eloquente della negazione salvifica, prenda il sopravvento sulla sua vittima, che poi è l’umanità intera. I quaranta giorni possono allora esser visti, in tutti i casi, come un intervallo di imprevedibilità rispetto al futuro.

  Venendo adesso a ciò che più si preme considerare, prenderemo in esame i tre numeri che corrispondono all’ acronimo Adam. Per meglio capire proveremo a schematizzare le tre lettere in senso inverso cosicché il nome Adm sia leggibile come Mda, in cui M (40) rappresenti il ciclo lunare, D(4) quello precessionale e A (1) il ciclo terrestre. Moltiplicheremo questi coefficienti per il corrispettivo trecentosessantesimo in relazione ad ogni specifico ciclo, cosicché il 40 sia relazionato, attraverso una moltiplicazione, a un 360° (1,8 ore solari) del ciclo lunare di 28 giorni, il 4 sia relazionato/moltiplicato per il valore di un 360° del ciclo precessionale (72 anni) e 1 per un 360° del ciclo terrestre intorno al sole (un giorno).

  In questa uguaglianza potremmo leggere così rispettivamente il risultato di 72 ore (40 x 1,8 ore) = 3 giorni, 280 anni (4 x 72 anni) e infine un giorno = 1 gravidanza. Le seguenti cifre potrebbero così essere interpretate come una scala di relazioni indicante tre giorni solari (luna) e 280 anni solari (ciclo precessionale). Su quest’ultimo dato forniremo il seguente approfondimento.

  Abbiamo visto che le smisurate età degli adamitici hanno portato alla rilevazione di un codice/coefficiente = 7,145 (ma sull’operazione ci dilungheremo con dovizia di particolari in un successivo articolo).. Ciò spiegherebbe inoltre perché gli autori biblici, assieme ad ogni discendente, avrebbero riportato anche l’età in cui ognuno di loro sarebbe diventato padre per la prima volta. Questo fattore aggiunto nel testo, faciliterebbe l’operazione di somma necessaria a conoscere il tempo trascorso fra il primo e l’ultimo discendente adamitico..



I riscontri numerici

  Luna. La cifra di 72 ore ci riporta immediatamente al significato dei tre giorni della resurrezione di Gesù, un lasso di tempo che può esser tranquillamente paragonato ad una gravidanza, sebbene non di tipo uterino. La nuova Vita di Gesù Risorto sarebbe perciò rimasta in gestazione tre giorni prima di ascendere ai Cieli. Il richiamo alla luna seguirebbe, entro quest’ottica interpretativa, i simboli di una tradizione arcaica proto-cristiana* dimenticata nel successivo Cristianesimo ed annichilita del tutto dal Cattolicesimo.

  Precessione degli Equinozi. A questo sistema cosmico si riferisce invece la cifra di 280 anni. Per concepire questa soluzione abbiamo inteso che il tempo fra il primo uomo (Adamo) e l’ultimo dei suoi discendenti (Noè) fosse la ovvia rappre-sentazione di un periodo di ‘gestazione’ precessionale, ovvero una gravidanza rapportata ai riferimenti temporali degli dèi, dato che i tempi degli déi si misurano in relazione all’anno perfetto (ciclo precessionale). Con una semplice addizione abbiamo pertanto potuto rilevare che questo periodo copre un arco di 2006 anni che, relazionato (divisione aritmetica) al coefficiente 7,145 (coefficiente cioè che potrebbe rivelare l’età effettiva di ogni patriarca) ci ha fornito il, quasi, coincidente, risultato di 280,75... anni.



Altre corrispondenze, indizialmente deboli.

  Ma le analogie non finiscono qui! Infatti se ponessimo come valore di riferimento (terrestre) la durata biologica di una gravidanza uterina, cioè 280 giorni solari, e stavolta la relazionassimo con una divisione, ai due numeri dell’acronimo ADM, ci troveremmo davanti a risultati altrettanto significativi, sia in relazione al ciclo lunare che a quello precessionale. In questo caso la cifra 280 dovrà essere divisa per i suoi due valori lunare e precessionale, cioè il 40 e il 4 da cui si otterranno le soluzioni 7 (280 giorni/40) e 70 (280 giorni/4) da intendersi inequivocabilmente come gradi angolari da valutare in relazione ai cicli di riferimento lunare e precessionale. Sul risultato di quest’ultima operazione 70 x 71 anni solari = 4970 anni solari (70 x 72 = 5040) ci sarebbe in realtà da discutere, preferiamo pertanto rimandare gli eventuali approfondimenti al commentario di questo post.

  Tuttavia, rispetto al ciclo lunare la soluzione ci è parsa molto più precisa ed altamente significativa:7 x 1,86 ore (13,02-06 ore). Ai lettori, adesso, il compito di scoprire questo riferimento alla luna. Per coloro che non dovessero riuscirci mettiamo a disposizione la successiva tabella. 

Durata della Luna nel Cielo
(cliccare per ingrandire)