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sabato 26 marzo 2022

I Due Alberi del Paradiso

Dò il benvenuto a Carmen nella nuova veste di redattrice del Blog, con un articolo davvero stimolante, pieno di intuizioni secondo me significative e che avvalorano e completano il quadro che cerchiamo di offrire in questo spazio virtuale. Un grazie a Carmen e un Buona Lettura ai visitatori.


Arcana Ricordo


I Due Alberi del Paradiso
di Carmen


Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e inversamente,
per formare le meraviglie della cosa unica.


[ Tavola di Smeraldo ]


Questo è, senza dubbio, l’insegnamento più famoso tra quelli contenuti nella Tabula Smaragdina (“Tavola di Smeraldo”), scritto tradizionalmente attribuito al leggendario Ermete. Secondo il redattore dell’antico testo, ciò che si trova in basso, sulla Terra, manifesta corrispondenze con ciò che si trova in alto, nel cielo; tesi che è – lo vedremo – alla base di questo, come anche di tanti altri articoli presenti sul Blog.



Il primo libro della Bibbia ci racconta che in Eden, una sconosciuta regione del mondo primigenio, il Creatore diede forma a un giardino e ai suoi alberi.


Dio il SIGNORE piantò un giardino in Eden,
a oriente, e vi pose l’uomo che aveva formato.
Dio il SIGNORE fece spuntare dal suolo ogni sorta d’alberi
piacevoli a vedersi e buoni per nutrirsi,
tra i quali l’albero della vita in mezzo al giardino
e l’albero della conoscenza del bene e del male.


[ Genesi 2: 8, 9 ]


Il primo, l’albero della vita, è menzionato anche nella parte finale del libro dell’Apocalisse.


Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra,
perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più.
Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme,
scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.


[ Apocalisse 21: 1, 2 ]


In mezzo alla piazza della città e sulle due rive del fiume
stava l’albero della vita. Esso dà dodici raccolti all’anno,
porta il suo frutto ogni mese e le foglie dell’albero
sono per la guarigione delle nazioni.


[ Apocalisse 22: 2 ]


In merito al luogo nel quale si trova il Paradiso Terrestre con i suoi formidabili alberi, le Sacre Scritture forniscono informazioni piuttosto vaghe. In compenso, però, alzando semplicemente lo sguardo, ciascuno di noi può ammirare ogni notte una copia dell’inaccessibile giardino. Fra le stelle, nel “Paradiso Celeste”, è infatti possibile individuare sia l’albero della vita che l’albero della conoscenza del bene e del male.



Chi ha guardato la IV parte del film Il Presepe Celeste, saprà già che, alla luce dell’inedita esegesi biblica ivi proposta, “la città di Gerusalemme corrisponde alla costellazione dei Gemelli, dove si trova la croce (celeste, ndr). La croce è considerata il punto d’origine dell’eclittica e dell’equatore galattico: per questo motivo Gerusalemme rappresenta anche l’intera volta celeste”. E dunque, se Gerusalemme (corrispondente alla costellazione dei Gemelli) rappresenta l’intera volta celeste, è possibile affermare che la croce che si trova presso di essa, proprio come l’albero della vita, “dà dodici raccolti all’anno e porta il suo frutto ogni mese”, in quanto coincide con l’intera eclittica e ingloba quindi tutti i segni zodiacali (che, come ben sappiamo, sono dodici). L’albero della vita corrisponde, pertanto, alla croce celeste che sorge tra la costellazione dei Gemelli e quella del Toro, sulla quale il 21 giugno 2020 è venuto a trovarsi il Sole Precessionale, figura di Gesù Cristo.



Croce Celeste Toro-Gemelli
(cliccare sull'immagine per ingrandire)


Di fronte alla “Croce Gemelli-Toro” si leva la “Croce Sagittario-Scorpione”, in cui si trova l’altro punto d’intersezione tra eclittica ed equatore galattico.



Croce celeste Scorpione-Sagittario

(cliccare sull'immagine per ingrandire)


Nei pressi di questa seconda croce, che corrisponde all’altro albero (l’albero della conoscenza del bene e del male), è situata la costellazione del Serpente, lo scaltro animale che tentò la prima donna.


Il serpente era il più astuto di tutti gli animali dei campi che Dio il SIGNORE aveva fatti.
Esso disse alla donna: «Come! Dio vi ha detto di non mangiare da nessun albero del giardino?»

La donna rispose al serpente: «Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare;
ma del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto:
“Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete”».
Il serpente disse alla donna: «No, non morirete affatto;
ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio,
avendo la conoscenza del bene e del male».

La donna osservò che l’albero era buono per nutrirsi,
che era bello da vedere e che l’albero era desiderabile per acquistare conoscenza;
prese del frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò.




La costellazione dello Scorpione, che è collocata nelle immediate vicinanze della croce celeste, ospita una delle quattro “Stelle Regali” degli antichi Persiani: Antares. Esso è l’astro più luminoso della costellazione e ne sta esattamente al centro, tanto che in antico era chiamato con il nome arabo di Ķalb al Άķrab (Calbalacrab), che significa “Cuore dello Scorpione”. Sempre nella quarta parte del film Il Presepe Celeste, si scopre che i Magi di cui ci parla il Vangelo sono in realtà stelle: “i migliori candidati a interpretare i Magi sono le quattro Stelle Regali degli antichi Persiani: Regulus, Aldebaran, Fomalhaut e Antares”. È vero, “la tradizione ci ha abituato a pensare che i Magi fossero tre, ma il Vangelo si limita soltanto a precisare che tre era il numero dei doni”.


Entrati nella casa, videro il bambino con Maria, sua madre;
prostratisi, lo adorarono; e, aperti i loro tesori,
gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra.





Le stelle Regulus, Aldebaran e Fomalhaut rappresentano sia i Magi che i loro doni: oro, incenso e mirra. C’è, perciò, un problema: a fronte di quattro stelle, che corrispondono ad altrettanti Magi, i doni elencati dal Vangelo sono solamente tre; ne manca quindi uno, quello corrispondente alla stella Antares. Come si è già detto, Antares si trova nella costellazione dello Scorpione, la quale è collocata accanto alla croce celeste da noi definita, appunto, “Croce Sagittario-Scorpione”. L’albero della conoscenza del bene e del male, che essa rappresenta, produce un frutto, il quale, su invito dell’astuto serpente, è stato raccolto e mangiato dai progenitori dell’umanità.


Non è dato sapere quale fosse l’aspetto del famigerato “frutto proibito”, ma la tradizione (sopratutto a partire dal Medioevo) l’ha spesso associato a una mela o una melagrana. Entrambi i frutti si lasciano agevolmente accostare all’immagine del cuore; e un cuore, il Cuore dello Scorpione, è la stella Antares, che è pure di colore rossastro. Il suo nome, derivante dal greco, significa infatti “contro Ares”, il dio della guerra noto ai latini come Marte, da cui il pianeta rosso prende il nome. Antares, dunque, è così chiamata perché si “oppone” al pianeta Marte, in quanto entrambi i corpi celesti sono caratterizzati dallo stesso colore, ovvero il rosso.


Ricapitolando, la stella Antares:
  • è soprannominata “cuore dello Scorpione”;
  • è di colore rosso;
  • si trova presso la cosiddetta “Croce Sagittario-Scorpione”, che rappresenta l’albero della conoscenza del bene e del male.


Tutti questi indizi sembrano sufficienti a dimostrare che Antares simboleggia il frutto proibito, il dono offerto dal Quarto Mago all’Umanità che precedette il Diluvio. Anche Leonardo Da Vinci sembra essere giunto a simili conclusioni. Nella sua opera Adorazione dei Magi, infatti, il personaggio che è stato associato dall’autore del Blog al Quarto Mago, Antares: colui che non porta apparentemente alcun dono, ma con una mano indica il proprio cuore.


Leonardo da Vinci - Adorazione dei Magi


In cielo, dunque, possiamo osservare due croci/alberi: uno, a cui si accostano Adamo ed Eva, che porta la Morte, e l’altro, su cui sale il Secondo Adamo, ovvero Gesù Cristo, che dona la Vita.


Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato... [...] Infatti, se per la trasgressione di uno solo la morte ha regnato a causa di quell’uno, tanto più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo di quell’uno che è Gesù Cristo. Dunque, come con una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così pure, con un solo atto di giustizia, la giustificazione che dà la vita si è estesa a tutti gli uomini. Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati resi peccatori, così anche per l’ubbidienza di uno solo, i molti saranno costituiti giusti.





21 commenti:

Arcana Ricordo ha detto...

In effetti, al tempo della realizzazione del filmato "Il Presepe Celeste - Parte IV - I Doni dei Magi", ero rimasto colpito dal fatto che il Mago Oscuro fosse tra tutti quello che appariva più assorto nella contemplazione del Bambino. Avevo notato la sua mano destra appoggiata sulla fronte, quasi a volersi proteggere dalla luce dello Spirito profusa dal Piccolo, ma non avevo fatto caso alla sua mano sinistra, appoggiata al proprio cuore. Ogni cellula del corpo di questo Mago, avvolto nelle tenebre ed apparentemente tanto duro di cuore da non riuscire ad offrire alcun dono, sembra vibrare della luce raggiante del Bambino. Forse il Mago Oscuro è la prova che chi conosce meglio le tenebre, può meglio degli altri conoscere la Luce.

I Vangeli tuttavia non fanno menzione di questa figura: apprendiamo della sua esistenza soltanto perché non viene citata. Gesù tuttavia dimostra di ricambiare l'attenzione speciale di questo Mago per Lui, affermando: "Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e su tutta la potenza del nemico; nulla potrà farvi del male." (Lc. 10, 19). In sostanza, le tenebre hanno una precisa funzione evolutiva: servono a conoscere e riconoscere la luce. Non serve temerle, ma occorre entrare in sintonia con esse, per arrivare a scoprire che in realtà non sono loro ad essere oscure: siamo noi a non vedere la luce che brilla in loro.

fabio painnet blade ha detto...

Seguo a scia i complimenti per il bel post e gli innumerevoli stimoli che ci propone.
Uno di questi riguarda il duplice albero che compare già nel Paradiso della Genesi. Il simbolo dell’albero richiama indubitabilmente l’elemento astronomico dell’Axis Mundi e la sua inclinazione, dalla quale scaturisce l’alternanza stagionale può facilmente essere rappresentativo del concetto , anche e soprattutto biologico, di ‘Albero della Vita’. Mi domando quale altro significato, anche astronomico, dobbiamo attribuire al , non meglio precisato, ‘Albero della conoscenza’. Al momento non posso offrire una soluzione alternativa della dovuta robustezza, però faccio notare che,dal punto di vista generazionale il ramo che si sviluppa parallelamente a quello principale (Set, Enos, Kenan, etc...), ovvero quello cainita, può ragionevolmente rappresentare il ramo (genetico?) della conoscenza, in quanto Caino porta all’umanità le misure (Caino=canna, cubito). Fin qui ci può stare, ma dal punto di vista astronomico? Se l’asse inclinata di 23,5° simboleggia in tutto e per tutto, l’Albero della Vita, quale altro asse potremmo considerare Albero della conoscenza? Per esclusione potrei pensare all’ asse perpendicolare al piano della rotazione solare, ma non dispongo di buone motivazioni per far passare questa ipotesi. La ricerca, insomma, è ancora del tutto aperta.

Arcana Ricordo ha detto...

Qui rischi di scatenare la nostra Carmen, che ha una sua precisa idea su dove cercare l'axis mundi nei testi sacri. Mi sembrerebbe inopportuno rivelare la sua ipotesi: lo farà lei se lo riterrà opportuno.

Interessante la proposta di identificare i due alberi del Paradiso con l'asse terrestre e l'asse eclittico, anche se personalmente, preferisco quella di Carmen, che li identifica con le due zone della Via Lattea che formano le due croci celesti, nei rispettivi punti di intersezione con l'eclittica.

Il motivo è duplice:
- da un lato, come anche ricorda nel suo libro la nostra amica Eliana Sarti) è abbastanza naturale identificare la Via Lattea con il grande albero della mitologia norrena: Yggdrasill;
- dall'altro, il fatto che le due croci rappresentano l'inizio ed il termine dell'emiciclo precessionale, proprio come i due alberi rappresentano l'inizio ed il termine del percorso evolutivo umano.

Arcana Ricordo ha detto...

L'idea di identificare i due Alberi del Paradiso con le due croci celesti rende necessario un chiarimento, per inquadrare adeguatamente questa identificazione con il modello cosmogonico che stiamo cercando di costruire. Uno dei capisaldi della teoria che esponiamo su queste pagine è che la vita di Gesù possa essere efficacemente proiettata sulla volta celeste, individuando due percorsi principali:

- Il primo è il percorso del Punto Vernale (il punto dell'eclittica in corrispondenza del quale il Sole viene a trovarsi durante l'equinozio di primavera), che corrisponde alla vita di Gesù Bambino: parte da Bethlehem (località che può essere temporalmente identificata come il termine dell'Era della Vergine) e si conclude a Beth Saeda (che corrisponde al termine dell'Era dei Pesci).

- Il secondo percorso è quello del punto solstiziale estivo, che corrisponde alla vita di Gesù adulto: parte in corrispondenza della Croce Celeste che si trova tra le costellazioni dello Scorpione e del Sagittario e termina sull'altra croce, quella che si trova tra le costellazioni del Toro e dei Gemelli.

Per chi non avesse dimestichezza con i moti celesti, è importante sottolineare il fatto che i due percorsi hanno identica lunghezza (sei segni zodiacali) e vengono completati nel medesimo tempo (sei ere astrologiche, pari a 13.000 anni circa).

Diverse motivazioni, sia di carattere simbolico, sia di carattere storico, mi hanno portato a pensare che l'evento che ha determinato l'inizio dell'emiciclo precessionale corrente sia ciò che noi conosciamo sotto il nome di "diluvio universale". Come noto, il Patriarca del diluvio è Noè, che pertanto deve essere vissuto a cavallo tra l'Era della Vergine e l'Era del Leone, all'inizio dell'emiciclo precessionale.

Ora la domanda è: dove possiamo collocare storicamente Adamo, che secondo la Genesi visse molto, molto tempo prima di Noè? L'ipotesi di Carmen è che Adamo risalga ad una epoca in cui il punto solstiziale soggiornava dalle parti della croce Scorpione/Sagittario, ossia anche lui a cavallo tra l'Era della Vergine e l'Era del Leone. Il che è spiegabile - mi pare - soltanto in due modi:

- Adamo e Noè furono più o meno coevi: il che può anche avere un senso, soprattutto se consideriamo che secondo alcuni calcoli basati sull'età dei patriarchi riportati nella Genesi, tra la nascita di Adamo e la morte di Noè trascorse meno di un'era astrologica.

- Noè visse un intero ciclo precessionale prima di Adamo: il che mi sembra una ipotesi meno felice, perché non consente di collocare adeguatamente i patriarchi successivi, specialmente il più importante: Abramo.

Orientativamente, anche se per ora non ho prove per corroborare questa tesi, manterrei valida l'ipotesi che il Diluvio si sia verificato durante la transizione d'Era Vergine/Leone e collocherei la cacciata di Adamo dal Paradiso in un tempo imprecisato durante l'Era della Vergine (la quale è stata tuttavia un'epoca di inversione precessionale, come lo sarà l'Acquario).

fabio painnet blade ha detto...

Precisazione:
Non pongo un'alternativa! la via Lattea è naturalmente l'ipotesi principale valida anche, e soprattutto, per gli antichi che, come ho specificato in un mio post, andavano a collocare i vertici su costellazioni polari (a seconda del periodo,Deneb, piuttosto che Thuban etc...). Io proponevo soltanto un'interpretazione dei passi della Genesi, in rapporto al fatto che, per tutte le tradizioni antiche, la cosiddetta 'via ascendente' combaciava con l'asse di rotazione terrestre, fenomeno peraltro perfettamente visibile. Ed ora mi leggo la tua replica, caro Arric

fabio painnet blade ha detto...

In quanto alla durata del periodo fra Adamo e Noè, credo che la soluzione si trovi proprio in Genesi 7,4. Così recita il passo in questione: '"...perché da qui a sette giorni farò piovere sulla terra". Mi è parso infatti, che quei 'sette giorni' indicati nel testo, siano indubitabilmente gradi precessionali; da cui: 1656 (somma delle età dei patriarchi) + 504 (7 x 72 anni)= 2160. E qui ogni ulteriore spiegazione appare superflua.

Carmen ha detto...

"In effetti, al tempo della realizzazione del filmato 'Il Presepe Celeste - Parte IV - I Doni dei Magi', ero rimasto colpito dal fatto che il Mago Oscuro fosse tra tutti quello che appariva più assorto nella contemplazione del Bambino. (...) Ogni cellula del corpo di questo Mago, avvolto nelle tenebre ed apparentemente tanto duro di cuore da non riuscire ad offrire alcun dono, sembra vibrare della luce raggiante del Bambino. Forse il Mago Oscuro è la prova che chi conosce meglio le tenebre, può meglio degli altri conoscere la Luce."


Le dodici costellazioni zodiacali possono essere divise in quattro gruppi di tre. Ciascun gruppo rappresenta una delle quattro fasi alchemiche: "Nigredo", "Albedo", "Citrinitas" e "Rubedo". La prima fase, quella della Nigredo (od "Opera al nero"), riguarda la triade "Sagittario-Scorpione-Bilancia", ed è seguita dalla fase dell'Albedo (od "Opera al bianco"), che riguarda invece la triade "Vergine-Leone-Cancro". Il Bambino, che rappresenta la fase alchemica dello "sbiancamento" (Albedo), è perciò in qualche modo "contiguo" al "Mago Oscuro", corrispondente alla stella Antares, che si trova nello Scorpione.
Il "Quarto Mago" guarda dunque al Piccolo con curiosità mista a stupore e commozione, probabilmente perché esso (il Bambino) non è che la sua stessa "evoluzione"; il magnificente risultato della prima, dolorosa fase della "Magnus Opus" ("Grande Opera"), l'itinerario alchemico di lavorazione e trasformazione della "materia prima".

Al termine della Nigredo, il processo di "putrefazione" della materia è interamente avvenuto e tutto il nero scompare; si manifesta allora il colore bianco. Ciò significa che la Vita ha vinto sulla Morte; che la candida luce del mattino ha avuto la meglio sulle fitte tenebre notturne.

Con il passaggio dal quadrante zodiacale costituito dall'"oscuro" trio "Sagittario-Scorpione-Bilancia" a quello costituito dall'"aurorale" trio "Vergine-Leone-Cancro", si conclude la prima tappa della "Grande Opera", che in questo caso simboleggia il cammino iniziatico-evolutivo del genere umano.

fabio painnet blade ha detto...

Un ottimo commento. Le definizioni alchemiche paiono in linea con la suddivisione delle ere astronomiche. Attendo delucidazioni sui contenuti dei termini esoterici (e non) citrinitas e rubedo, dei quali intuisco il significato. Rilevo solo che cronologicamente in senso cosmico, la fase nigredo potrebbe accordarsi con l'oscurità totale che alla fine dei tempi prevarrà sull'umanità che per 'sbiancarsi' ancora una volta dovrà patire enormi sofferenze e subire una 'catastrofe' quasi completa, dopo la quale si salveranno solo i 144.000, ovvero, il ceppo dei puri più puri su cui verrà ricostruito il genere umano/divino.
Il nigredo , a mio avviso, andrebbe collocato nel contesto apocalittico finale.

Carmen ha detto...

@fabio painnet blade:

"Il simbolo dell'albero richiama indubitabilmente l'elemento astronomico dell'Axis Mundi e la sua inclinazione, dalla quale scaturisce l'alternanza stagionale può facilmente essere rappresentativo del concetto, anche e soprattutto biologico, di 'Albero della Vita'."


Sì, è molto probabile che l'Albero della Vita sia assimilabile anche all'asse terrestre, la cui inclinazione genera, come principale conseguenza, l'alternanza delle stagioni.

Effettivamente, in occasione del Natale, i Cristiani allestiscono nelle proprie case un albero, alla cui cima pongono generalmente una stella e sui cui rami appendono delle palline. Inconsapevolmente, essi celebrano quindi l'annuale ripartenza del ciclo stagionale, il cui responsabile è proprio l'"Axis Mundi", che ospitano infatti nei propri salotti sotto forma di un albero.

Pertanto, possiamo affermare che il puntale dell'albero di Natale è figura della Stella Polare, a cui punta l'asse terrestre, e le palline sono figura di tutte le altre stelle che si trovano fra i due Poli. (v. https://it.wikipedia.org/
wiki/Stella_polare#/media/File:Circumpolaire.jpg)

fabio painnet blade ha detto...

M'illumino (d'immenso) anch'io dopo queste informazioni di indubbio interesse. grazie

Arcana Ricordo ha detto...

Vi segnalo una bella lezione di Igor Sibaldi sulle quattro fasi della Grande Opera. La trovate qui:

https://www.youtube.com/watch?v=_VDSIA9abtU

Sulle fasi di Nigredo, Albedo e Rubedo c'è una certa coerenza, mentre la quarta fase assume nomi e posizioni differenti. Carmen la chiama "citrinitas" e la colloca tra Albedo e Rubedo; io sono affezionato al modello di Sibaldi, che la chiama "viriditas" e la colloca tra Nigredo e Albedo. I tre colori associati alle fasi principali (nero, rosso e bianco) trovano riscontro nel colore degli abiti sia degli appartenenti al clero (sacerdote=nero; cardinale=rosso; pontefice=bianco), sia delle milizie imperiali in Star Wars (soldato semplice=bianco; ufficiale=nero; guardia imperiale=rosso), anche se in entrambi i casi la scala gerarchica non riflette l'ordine delle fasi nella Grande Opera.

La scala delle quattro fasi è applicabile a qualunque processo creativo e poiché la creazione segue molteplici canali e ragiona su scale temporali diverse, è inevitabile che le quattro fasi continuino a coesistere, in ogni istante. Hai ragione @Fabio ad osservare che "la fase nigredo potrebbe accordarsi con l'oscurità totale che alla fine dei tempi prevarrà sull'umanità", perlomeno se usiamo il metro comune di giudizio. Tuttavia, osservando il processo dal punto di vista divino, è anche possibile che il nostro metro di giudizio sia quello sbagliato e che la fase di nigredo sia in realtà il periodo attuale, mentre il tempo successivo alla caduta, in cui assisteremo all'avvento delle due Bestie di Ap. 12 e 13 potrebbe coincidere con le fasi di viriditas e albedo, in cui guadagneremo una capacità di giudizio più vicina alla Volontà Divina.

Allora è possibile che le quattro fasi dell'inversione indicate in QUESTO schema corrispondano alla lettera alle quattro fasi della Grande Opera.

Carmen ha detto...

@Arcana Ricordo:

1) "Qui rischi di scatenare la nostra Carmen, che ha una sua precisa idea su dove cercare l''axis mundi' nei testi sacri. Mi sembrerebbe inopportuno rivelare la sua ipotesi: lo farà lei se lo riterrà opportuno."


In realtà, non sono completamente certa dell'ipotesi che Arcana Ricordo menziona, ma la esporrò lo stesso.

Ecco, l'idea era che l'"Axis Mundi" corrisponda, nelle Sacre Scritture, alla "Torre di Babele". Infatti, la torre di biblica memoria è tradizionalmente rappresentata in posizione inclinata, come inclinato è l'asse terrestre. Inoltre, esso (l'asse terrestre) disegna in cielo un percorso a spirale, in quanto l'entità della sua inclinazione varia ciclicamente tra 22° 30' (circa) e 24° 30' (circa) in un periodo di 41 000 anni – attualmente è di 23° 27' e in diminuzione.

Carmen ha detto...

2) "... (come anche ricorda nel suo libro la nostra amica Eliana Sarti) è abbastanza naturale identificare la Via Lattea con il grande albero della mitologia norrena: Yggdrasill".


Proprio così. Inoltre, l'equatore galattico viene descritto dalla Bibbia anche come un torrente che, sfociato nel "mare" dei due emisferi celesti (boreale e australe), ne rende sane e brulicanti le acque – riporto di seguito il passaggio biblico in questione, tratto dal 47° capitolo del libro di Ezechiele:

Egli mi ricondusse all'ingresso della casa; ed ecco delle acque uscivano sotto la soglia della casa, dal lato d'oriente; perché la facciata della casa guardava a oriente; le acque uscite di là scendevano dal lato meridionale della casa, a mezzogiorno dell'altare. Poi mi condusse fuori per la via della porta settentrionale e mi fece fare il giro, di fuori, fino alla porta esterna, che guarda a oriente; ed ecco, le acque scendevano dal lato destro.
Quando l'uomo fu uscito verso oriente, aveva in mano una cordicella e misurò mille cubiti; mi fece attraversare le acque, ed esse mi arrivavano alle calcagna. Misurò altri mille cubiti, e mi fece attraversare le acque, ed esse mi arrivavano alle ginocchia. Misurò altri mille cubiti, e mi fece attraversare le acque, ed esse mi arrivavano sino ai fianchi. Ne misurò altri mille: era un torrente che io non potevo attraversare, perché le acque erano ingrossate; erano acque che bisognava attraversare a nuoto: un torrente che non si poteva guadare.
Egli mi disse: «Hai visto, figlio d'uomo?» Poi mi ricondusse sulla riva del torrente. Tornato che vi fu, ecco che sulla riva del torrente c'erano moltissimi alberi, da un lato e dall'altro. Egli mi disse: «Queste acque si dirigono verso la regione orientale, scenderanno nella pianura ed entreranno nel mare; quando saranno entrate nel mare, le acque del mare saranno rese sane. Avverrà che ogni essere vivente che si muove, dovunque giungerà il torrente ingrossato, vivrà, e ci sarà grande abbondanza di pesce; poiché queste acque entreranno là; quelle del mare saranno risanate, e tutto vivrà dovunque arriverà il torrente. Dei pescatori staranno sulle rive del mare; da En-Ghedi fino a En-Glaim si stenderanno le reti; vi sarà pesce di diverse specie come il pesce del mar Grande, e in grande abbondanza. Ma le sue paludi e le sue lagune non saranno rese sane; saranno abbandonate al sale. Presso il torrente, sulle sue rive, da un lato e dall'altro, crescerà ogni specie d'alberi fruttiferi le cui foglie non appassiranno e il cui frutto non verrà mai meno; ogni mese faranno frutti nuovi, perché quelle acque escono dal santuario; quel loro frutto servirà di cibo, e quelle loro foglie di medicamento».


(Continua nel commento successivo)

Carmen ha detto...

Ma perché il "Mare Celeste" deve essere sanato? Cosa lo ha inquinato?
Probabilmente – ma è soltanto un'ipotesi – è a causa dell'Acquario, che versa il contenuto della sua brocca nell'emisfero celeste australe, "intorbidendolo". E forse, l'episodio evangelico della "lavanda dei piedi" è collegato a questo fatto. In quell'occasione, infatti, Gesù sostiene che gli apostoli non sono "tutti puri", e che è indispensabile che i loro piedi siano lavati.
Gli apostoli rappresentano le dodici costellazioni zodiacali, le quali sono "immerse" più o meno per metà nell'emisfero australe, dove ci sono le acque rese "impure" dal "traditore": è dunque per questo motivo che è necessario che i loro piedi siano lavati?

Riporto di seguito il passaggio biblico, tratto dal 13° capitolo del Vangelo di Giovanni, in cui è raccontato l'episodio della "lavanda dei piedi":

Ora prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l'ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio se ne tornava, si alzò da tavola, depose le sue vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse. Poi mise dell'acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli, e ad asciugarli con l'asciugatoio del quale era cinto. Si avvicinò dunque a Simon Pietro, il quale gli disse: «Tu, Signore, lavare i piedi a me?» Gesù gli rispose: «Tu non sai ora quello che io faccio, ma lo capirai dopo». Pietro gli disse: «Non mi laverai mai i piedi!» Gesù gli rispose: «Se non ti lavo, non hai parte alcuna con me». E Simon Pietro: «Signore, non soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo!» Gesù gli disse: «Chi è lavato tutto, non ha bisogno che di aver lavati i piedi; è tutto quanto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Perché sapeva chi era colui che lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

Carmen ha detto...

@fabio painnet blade e @Arcana Ricordo:

Per rispondere a questo commento di fpb e a questo di AR, devo completare la spiegazione che avevo cominciato qui.

Come dicevo, ho diviso il cerchio zodiacale in quattro gruppi di tre, e a ciascuno dei gruppi ho assegnato una fase alchemica:

• al trio "Sagittario-Scorpione-Bilancia", la Nigredo;
• al trio "Vergine-Leone-Cancro", l'Albedo;
• al trio "Gemelli-Toro-Ariete", la Citrinitas;
• al trio "Pesci-Acquario-Capricorno", la Rubedo.

Ho scelto di applicare questa scansione perché ritengo che l'attuale "generazione" abbia avuto origine nell'Era della Vergine, e la fase dell'Albedo, comparabile simbolicamente con l'alba, la primavera e l'infanzia, mi pareva quindi perfetta per il quadrante zodiacale "Vergine-Leone-Cancro". Durante queste tre ere, infatti, l'umanità era ancora "bambina": si praticavano attività quali la caccia e la raccolta, e si viveva da nomadi.

Durante la fase successiva, corrispondente alle ere dei Gemelli, del Toro e dell'Ariete, l'umanità fa enormi e rapidi progressi: si passa in "breve" tempo dalla definitiva affermazione dell'agricoltura e dell'allevamento (che avviene intorno al 7000 a. C.) alla nascita delle più grandi e fiorenti civiltà della storia.
Io ho associato questo tempo alla Citrinitas, la fase "apicale", comparabile simbolicamente con il mezzogiorno, l'estate, e la giovinezza.

A seguire, ci sono l'era dei Pesci, dell'Acquario e del Capricorno: il trio zodiacale a cui ho affibbiato la Rubedo, la fase alchemica comparabile simbolicamente con la sera (o l'imbrunire), l'autunno e la vecchiaia. E, in effetti, la prima delle tre ere (quella dei Pesci) è stata per buona parte "occupata" dal Medioevo, da sempre considerato un'epoca di regresso e decadenza.
Quello che viene dopo il Medioevo può forse apparire come un periodo di "rinascita", in cui si ha l'esaltazione dell'uomo e delle sue capacità, ma a me pare diverso. Ho, infatti, l'impressione che il Medioevo abbia segnato l'inizio del declino dell'uomo, che via via "tramonta", per lasciare spazio alla tecnica. E la contrapposizione uomo-tecnica mi ricorda un po' quella Dioniso-Era, di cui l'autore del Blog ha scritto in questo magnifico articolo.

Giungiamo infine all'ultima fase, quella della Nigredo, che io ho associato al trio zodiacale "Sagittario-Scorpione-Bilancia". La Nigredo è comparabile simbolicamente con la notte, l'inverno e la morte.
M'immagino questa "tappa" della "Grande Opera" come un terreno, dentro il quale si trovano i semi che in primavera danno vita a nuove piantine.
Delle ere (del Sagittario, dello Scorpione e della Bilancia) correlate a questa fase non abbiamo memoria, anche perché tutti coloro che fanno parte dell'attuale "generazione" a quel tempo erano forse soltanto dei "semi", che sono stati nutriti dai prodotti della "decomposizione" della "generazione" precedente e sono quindi "germogliati" nell'Era della Vergine.


(Continua nel commento successivo)

Carmen ha detto...

Quella che ho esposta è, naturalmente, solo una delle innumerevoli possibili interpretazioni. Infatti, come giustamente diceva Arcana Ricordo, dal momento che il nostro Universo è frattale, le tre o quattro fasi della "Magnum Opus" alchemica costituiscono uno schema applicabile praticamente "ad infinitum".

Donato ha detto...

@Carmen,i tuoi commenti, sono molto interessanti, ma ho timore non averli compresi correttamente per cui mi permetto di porti qualche domanda. L'umanità nel corso dei secoli, secondo il tuo punto di vista, è progredita, e se non sbaglio, per valutare questo cammino usi come punto di riferimento l'evoluzione della civiltà occidentale. Il tuo ragionamento può essere applicato anche alle altre civiltà (tipo quella dei Nativi dell'Amazzonia) che non hanno avuto uno sviluppo armonico ed equilibrato come quello occidentale, rimanendo ancorate ad uno stadio evolutivo inferiore? Mille grazie.

Carmen ha detto...

@Donato:

Mi scuso, innanzitutto, per il ritardo con cui sto rispondendo al commento, e ricambio l'apprezzamento dicendole che è interessante pure la sua domanda; interessante e - aggiungerei - complicata!


Nel mio precedente tentativo di analisi del percorso evolutivo umano, ho preso a riferimento il cosiddetto "Vecchio Continente" e (soprattutto per il periodo più antico) il Vicino Oriente (o, come dicono gli Anglosassoni, il "Medio Oriente"); infatti è proprio in quell'area geografica che fu fondata, per esempio, Gerico, la prima città della storia.

Se invece delle antiche civiltà europee e mediorientali, dovessi prendere in considerazione le odierne tribù dell'Amazzonia o (per fare un altro esempio) dell'Australia, il mio ragionamento non "decollerebbe" neppure.

In realtà, la mia analisi risulterebbe errata anche se - senza scomodare gli aborigeni americani né quelli australiani - dovesse considerare le civiltà precolombiane. Sembra infatti che la Civiltà Olmeca (la più antica fra quelle mesoamericane) ebbe inizio intorno al 1 500 a.C. Inoltre, sempre da quelle parti, l'agricoltura stanziale si cominciò a praticare nel 5 000 a.C. circa, millenni più tardi di quando avvenne nella "Mezzaluna fertile" mesopotamica.


A questo punto potremmo chiederci: per quale motivo, intorno al 10 000 a.C., alcune tribù che abitavano la Mesopotamia cominciarono a praticare l'attività agricola e divennero stanziali, arrivando perfino a fondare una vera e propria città? Perché in quell'area geografica ciò avvenne così presto?
La risposta è che purtroppo non si sa.

Se volessimo usare una metafora, potremmo dire che i "semi della civiltà" erano piantati in tutto il mondo, ma quelli "celati sotto la Mesopotamia" sono germogliati per primi. Del resto, le piante non spuntano mai tutte in una stagione, ma ciascuna nel proprio tempo.

Donato ha detto...

@Carmen: la ringrazio per la sua risposta, che in poche righe è riuscita a condensare in modo comprensibile un argomento abbastanza complesso. Mi è molto piaciuta la metafora dei "semi della civiltà" che da spessore e chiarezza al suo intervento.

Carmen ha detto...

@Donato:

Grazie a lei per avermi permesso di chiarire postando la domanda!

D ha detto...
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