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lunedì 14 novembre 2016

Piatta!

La moda del momento è la corsa alla negazione delle scoperte scientifiche più significative della Storia. C'era da aspettarselo, del resto, il numero di bugie che circolano nel mondo moderno è ormai insostenibile e le possibilità a disposizione del singolo individuo per assicurarsi della veridicità di ogni affermazione, sono sempre più limitate.

La sfericità della Terra è un concetto estremamente antico, ne parlò Aristotele, il quale osservò come le costellazioni cambino osservando il cielo da luoghi diversi e come le eclissi di Luna siano caratterizzate dalla formazione di una zona d'ombra, avente i confini leggermente incurvati.

Eclissi di Luna

Il modello geocentrico, utilizzato per millenni dagli studiosi di ogni epoca, fino all'avvento di Keplero, è alla base di tutte le nostre cognizioni non soltanto scientifiche, ma come evidenziamo nei post di questo blog, anche religiose. Inoltre, la sfericità della Terrà ha una precisa valenza simbolica: in molti sostengono che la Terra sia la matrix divina, ricollegandosi all'idea, ben espressa nel film Matrix, della virtualità del mondo in cui viviamo, che sembrerebbe essere stato creato apposta per consentire all'umanità di intraprendere il proprio percorso evolutivo in un ambiente, diciamo controllato.

Il "Caduceo" di James Muir

In latino, matrix significa anche "utero", oltre che "matrice": la Terra, la nostra realtà, è in effetti un incubatore, un uovo, nel quale la specie umana evolve come un unico essere, formato da cellule che sono i singoli individui. Al termine della gestazione, l'essere completamente formato è destinato a liberarsi e a manifestarsi all'universo. Il parto non sarà semplice, ed è per questo che i sapienti di ogni epoca hanno studiato formule più o meno efficaci per guidare gli uomini negli ultimi istanti di questo processo evolutivo: gli anni che stiamo vivendo.

Ma tutto ciò non sembra essere interessante per i sostenitori dell'ultima conspiracy theory: quella della Terra Piatta, per cui la forma discoidale della superficie terrestre potrebbe essere la soluzione a tanti interrogativi irrisolti, antichi e moderni.

Il tema della flat Earth non è privo di fascino, soprattutto quando accostato ad una serie di tematiche che, ad una indagine smaliziata, non cessano di destare perplessità, come ad esempio le missioni "Apollo" della NASA. Le argomentazioni fornite nel documentario sono un invito ad osservare il mondo che ci circonda e a porsi delle domande e anche solo per questo vale la pena spendere il tempo necessario per guardarlo.

Tuttavia, a mio avviso, la soluzione proposta, crea più problemi di quelli che risolve. E' possibile che i sostenitori della teoria "terra piatta" non abbiano ancora tutte le risposte ai propri quesiti e siano pertanto in attesa di perfezionare il proprio modello, ma alcune tra le spiegazioni fornite sono decisamente insoddisfacenti. Tanto per dirne una, il modello illustrato al tempo 39:24 del filmato, non spiega come mai il Sole non sia visibile in ogni istante da ogni punto della Terra, e come mai la sua luce risulti concentrata soltanto su una porzione della superficie terrestre. Non spiega come mai la porzione di cielo visibile cambi sostanzialmente spostandosi sulla superficie terrestre (alle latitudini europee, ad esempio, la costellazione dello Scorpione non è mai interamente visibile, ai nostri giorni), nè il motivo per cui la luce che rischiara la parte illuminata della Luna sembra sempre provenire dal basso ...

E' inoltre abbastanza degradante realizzare che questo incomprensibile modello del cielo, sostanzialmente statico e dipinto su una cupola, con il Sole che compie il girotondo attorno al polo nord, è mutuata da idee sviluppate negli Stati Uniti, che sono state assimilate acriticamente, senza alcun tentativo di perfezionamento, in maniera del tutto analoga al modo in cui le "masse" accettano il modello eliocentrico tradizionale. Il tutto, sembrerebbe, nel tentativo di recuperare la visione "biblica" dell'universo.

Il passo biblico a cui i terrapiattisti si ispirano per corroborare la propria idea è il seguente:

Il diavolo lo condusse in alto, 
gli mostrò in un attimo 
tutti i regni del mondo e gli disse: 

«Ti darò tutta questa potenza 
e la gloria di questi regni; 
perché essa mi è stata data, 
e la do a chi voglio. 

Se dunque tu ti prostri ad adorarmi, 
sarà tutta tua».



L'argomentazione è che Gesù non avrebbe potuto vedere tutti i regni del mondo insieme, se la Terra non fosse stata piatta. Ma abbiamo già visto che l'elemento naturale che corrisponde a Gesù nella realtà materiale è il Sole, che dal suo "alto monte", vale a dire l'Eclittica, osserva con compassione i regni del mondo. La rotazione terrestre permette l'osservazione contemporanea di tutte le terre emerse, nel corso del tempo.

Gesù non è certo stato il primo Dio a fare "alpinismo": uno degli appellativi del Dio della Bibbia, El Shaddai, può essere tradotto con "Dio della montagna". Anche a Sumer, il Dio supremo amava le altitudini e veniva spesso ritratto tra due monti, espressioni delle due vette impervie formate dall'eclittica durante i solstizi, destinate ad essere scalate, la prima dal Sole (che nel solstizio estivo raggiunge la sua massima elevazione) e la seconda dalla Luna (che quando è piena, raggiunge la sua massima elevazione nel solstizio invernale). Dunque mi pare che l'appiattimento della Terra e la conseguente deformazione del cielo costituisca un allontanamento dalla visione biblica, anche quando il testo viene interpretato in maniera non convenzionale, come sono solito fare in questo spazio.

Il Dio di Sumer si manifesta ai contadini tra i due monti

Insomma: Terra Piatta, tutto da rifare. Tuttavia, a parte le numerose incongruenze, anche questa idea deve nascondere un fondo di verità, altrimenti non sarebbe (ri)diventata così rapidamente tanto popolare. E non è un caso se diversi blockbuster cinematografici la ripropongano, con una certa frequenza, in maniera piú o meno velata. Francamente, credo che il nocciolo del problema non sia la forma della Terra, quanto l'esistenza di un suo limite, di un confine, che bisogna varcare per accedere a quella realta piú grande e completa, che a volte riusciamo a percepire interiormente, di cui il nostro mondo é soltanto l'ombra.

Io mi annovero tra quei sognatori che pensano ancora che questo confine esista anche nel mondo materiale; portebbe essere la porta di Shamballa o di Agharta, o un varco inter-dimensionale, o chissá che altro. Il Vangelo descrive questo limite come il velo del tempio, destinato a nell'ora della morte di Gesú, che avverrá - si badi bene, "avverrá", al futuro - nell'ultimo giorno, rivelando la natura nascosta dello spazio-tempo.

Ma per credere all'esistenza di questo confine, non é necessario appiattire la Terra! Forse il tentativo di ridurre la realtá ad un piano è connesso con il recupero del punto di vista personale e soggettivo dell'individuo, in opposizione ai tanti punti di vista one pax, pronti all'uso, che vengono proposti, quando non imposti, dall'esterno. E d'altra parte, ridurre il cielo ad una vasca capovolta, nel modo piú letterale possibile, è forse connesso alla necessità di riportare ad una dimensione più umana l'universo, inutilmente sconfinato, della scienza ufficiale, recuperando un certo grado di familiarità col proprio ambiente.