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A differenza di quanto accade nei blog di news in tempo reale, dove il rapido invecchiamento delle notizie fa sì che l'argomento del giorno sia destinato ad essere ben presto archiviato, qui ci muoviamo in maniera differente: i post trattano "argomenti" su cui è possibile riflettere e di cui è possibile discutere: per questo motivo non è raro che un post venga aggiornato, o venga integrato attraverso i commenti degli autori o dei visitatori. L'obiettivo è arrivare alla costruzione di un quadro generale sempre più accurato e sempre più preciso. Un grazie a chi vorrà partecipare con commenti ed osservazioni.

ULTIMI COMMENTI APPARSI SUL BLOG:

giovedì 28 marzo 2019

Cosa nasconde la Bibbia?



 Ringraziamenti
             Rivolgo un sincero ringraziamento ai commentatori che hanno finora partecipato al dibattito. Nel nostro secondo appuntamento  si sono vivacemente incrociati i commenti di :
 ArRic (42)
 Daniele (48)
 Nicola Cancedda (56)
 Alfonso (60)
 Bastian C

La cifra fra parentesi indica l’età  del commentatore.

                                                                          Grazie a tutti.
 
                    Fabio Painnet Blade                                                                    

                                   Work in progress

  In questo mini spazio dedicato ai frequentatori del blog, vorrei sottolineare anzitutto la qualità degli interventi meglio congegnati in relazione all’oggetto della passata discussione, qualità che ci ha permesso, non solo di migliorare e completare i capitoli del saggio di cui si è detto, ma anche di realizzarne uno tutto nuovo che ci ha portato a concepire la possibilità, qui suffragata da elementi matematici rilevanti, che gli antichi eruditi ebraici conoscessero, oltre al ciclo precessionale degli equinozi, anche gli effetti e la durata di un fenomeno dovuto una a ‘piccola’ oscillazione chiamata Obliquità dell’ eclittica che in un tempo di circa quarantamila anni solari, definisce una variazione di due gradi dell’asse terrestre.

    Nella successiva grafica (Tab. 1) abbiamo schematizzato una linea del tempo di 539° precessionali che parte dal segno del Leone (Lamech) e termina entro 19° del segno dell’Acquario più recente (Giuda), secondo una figura ricavata dall’ informazione passataci da Nicola Cancedda nel commentario del precedente post. Secondo questa rappresentazione, dall’inizio dell’era dei Pesci, segnata sul grafico con la lettera J (Jesus), al segno del Leone (Lamech correlato al 77x7 della Genesi) corrono 490 ° (gradi precessionali).

La differenza fra questi due intervalli temporali è = 49° precessionali (in Tabella 1 .  Ab1- A J (Jesus)= 539°-490° )

             
Note
270°precessionali corrispondono
 1° dell’ Obliquità dell’ eclittica 
(OE), oscillazione che 
porterebbe l’asse terrestre 
inclinarsi in circa 40.000 anni,
di due gradi (da 22,5° a 24,5°).
Le fonti che si attengono 
questi dati sono reperibili in rete,
ma  dobbiamo dire che non
tutti  gli astronomi sottoscrivono
questa stima.

Tab 1
                       Le stelle polari dell'antichità
                  Informazioni tratte dal sito di Adriano Gaspani.

     Con il nome Stella Polare è comunemente identificata alpha Ursae  Minoris, cioè la stella più brillante della costellazione dell'Orsa Minore che attualmente risulta essere quella, più vicina al Polo Nord Celeste. La Polare è una stella di seconda magnitudine ed è attualmente situata a meno di un grado d'arco di distanza dall'intersezione ideale tra la direzione virtuale dall'asse di rotazione della Terra e la sfera celeste. Il moto approssimativamente conico dell'asse terrestre dovuto agli effetti della precessione lunisolare implica un cambiamento della posizione del  polo nord celeste nel corso del tempo. Il raggio della traiettoria descritta dalla posizione del polo è pari al valore istantaneo dell'obliquità dell'Eclittica il quale varia lentamente durante il tempo con  un  periodo  di  circa  41000 anni, di conseguenza la sua  traiettoria non è un cerchio e nemmeno una curva chiusa, ma è una curva  leggermente irregolare. Una conseguenza estremamente interessante dal nostro punto di vista sarà che la posizione del polo boreale si sposterà virtualmente sulla sfera celeste attraversando alcune costellazioni in modo che con l'andare dei secoli e dei millenni varie stelle più o meno luminose avranno la sorte di essere le più prossime al polo. Esse saranno quindi le stelle polari tipiche delle varie epoche.                    

             La Sfera Celeste nella direzione del
             Polo Nord Celeste dell’anno 2000

      Appare quindi evidente che durante le varie epoche preistoriche e proto-storiche diverse stelle potevano essere utilizzate come indicatrici  della direzione cardinale nord. Durante il periodo in cui furono costruite le grandi piramidi nella piana di Gizah, in Egitto, la  stella polare fu alpha Draconis (Thuban), mentre durante l'età del Bronzo , la stella luminosa più prossima al polo boreale fu k Draconis, sempre nella costellazione del Drago. Durante l'età del Ferro, la stella visibile ad occhio nudo che indicava la posizione del polo nord celeste fu invece b Ursae Minoris, (Kochab) una delle componenti della costellazione del Piccolo Carro.
                                              _____________

Tabella n° 2 riferita al commento n° 2 di Alfonso


* La cifra fra parentesi della tabella 2 indica la durata del ciclo secondo l'intervallo  da
   0 - 2000 d.C. di 1° 41

* La durata in anni solari dell'intervallo sono stati corretti poiché quelli riportati nel 
    commento n° 2 (Alfonso) erano leggermente imprecisi. L'intervallo di 23° 26' si è 
    rivelato piuttosto attinente alle cifre estrapolate dai Testi biblici.

* Il dato relativo alla durata dell'intero ciclo dell'obliquità dell'eclittica di 41.000 anni,

    relazionato all'intervallo di 23° 26' (al 2000 d.C.) , cioè 91' primi di grado (1° 31°)
    relazionato a 41.000 anni, ha invece durata di 26.090 anni anziché di 25.454 anni
    (40.000 anni). Quest'ultima stima difatti, indica la posizione dello zero astronomico
    all'inizio del segno del Capricorno-Caino
    











        La tab 2 indica lo spostamento (angolare) di 1° 31' che si compie in 25454 anni con inclinazione dell'asse terrestre di 23° 26' all'anno 2000 d.C. Questo risultato è basato sulla velocità di oscillazione di 2° 23' in 40.000 anni, ovvero  1' (primo di grado) in 279,7 (279,7 x 91'= 25454 anni)  

     La tab 3 indica lo spostamento (angolare) di 1° 6' che si compie in 22.000 anni con inclinazione dell'asse terrestre al 2000 di 23° 36' e lo spostamento (angolare) di 0° 56' che si compie in 18.666 anni con inclinazione dell'asse terrestre valutata 23° 26' all'anno 2000 d.C.  Questi risultati sono basati sulla velocità di oscillazione di 2° esatti  in 40.000 anni, ovvero 1' (primo di grado) rispettivamente in 333,3 x 66' (22.000 anni) e  333,3 x 56' (18666 anni )








giovedì 7 marzo 2019

Confronto fra criteri differenti


Ringraziamenti

      Man mano che scorrevo il commentario del mio primo post su PE, mi sono sovvenuti nuovi spunti, idee e riflessioni che credo possano essere accorpate al materiale che costituisce l’ossatura vera e propria del nostro studio.
      Un sincero ringraziamento lo devo dunque tributare a tutti coloro che hanno partecipato, e che spero vogliano continuare a farlo, tutti insieme rappresentano infatti l’anima e il cuore di questo sforzo collettivo di indagine sui testi biblici. Mi piacerebbe che da qui in avanti i commentatori, compresi quelli che si aggiungeranno in corso d’opera, cominciassero a considerarsi Primi Autori di un lavoro che potrebbe prender piede in forma di saggio. Grazie dunque ad Arcana Ricordo, il padrone di casa, per l’ospitalità e di seguito a:

      Anonimo1 , Riccardo S , Anonimo2 , Ballarè , Antonio, Maria, Mario e Alfonso R.

      A questi gentili e attenti lettori chiederei soltanto di indicare almeno una volta, all’inizio di un intervento, la loro età (curiosità personale).

Grazie a tutti.

Fabio Painnet Blade



Work in progress

       Alcune  interessanti  considerazioni  fra i commenti del post Il Mullah ignorante, mi hanno indotto a riflettere su una precisa questione:  chi si pone al giorno d’oggi, il problema di capire quali criteri siano stati adottati nella traduzione dei testi antichi? Artisti, poeti, pittori e musici, hanno da sempre frequentato  i temi biblici e ancor oggi li ‘lavorano’ con passione, li scompongono e li ricompongono e li conformano al proprio registro espressivo, ma secondo quali significati? Possibile che nessuno si sia posto il problema che i contenuti canonici che vengono più o meno sommariamente letti, studiati, rigirati e trattati in varie maniere, siano in fondo una diretta conseguenza di una scelta orientata, talvolta del traduttore ma, di norma, del suo committente? E coloro che hanno tradotto dalle fonti originali, a quale criterio si sono attenuti? Gli scritti sotto i loro occhi, imprecisi, incompleti o consumati dalla fragilità dei supporti organici, parlavano della realtà o di eventi immaginari? Si trattava di cronache o di allegorie? Nei dati e nei computi vi era solo fantasia o  rigore scientifico?

       Mi spiego meglio. In un commento Arcana sostiene che la Chiesa sottovaluti le sue costruzioni teo-astronomiche (non riconoscendo ad esse “alcun valore”). Allora mi chiedevo secondo quale motivo nei sacri palazzi possono permettersi di denigrare pensieri e meditazioni ben ponderate, di valore creativo non indifferente, aggiungerei. Quelle teologiche non sono forse ipotesi di pari livello? Detta così sembra un boutade come un’altra, tuttavia per un laico o un ateo, tutte le ipotesi tirate in ballo senza possibilità di una conferma rimangono dello stesso livello, quindi del medesimo valore. Ma in definitiva le ipotesi sono ipotesi e basta! E dovrebbero esserlo per tutti, credenti compresi!

       Ballarè fa notare, a modo suo, che Mauro Biglino, in virtù di un proprio metodo, avrebbe apportato ‘opportune’ modifiche a una certa traduzione canonica (Su Genesi e quant’altro). Egli non sostiene però che la sua versione sia quella corretta, ma solo una fra quelle possibili. Nel commentario al precedente post viene citato anche Igor Sibaldi: altra testa, altro cappello, altre idee. Per quanto affascinante, siamo tuttavia ancora nel campo delle libere opinioni. E sono ben quattro! Sulla stessa falsariga, mi permetterei di indicare anche la Genesi in copto antico, curata da padre Ferdinand Crombette (tralasciando il restante parte della sua artificiosa opera): e sono cinque! Cinque modi diversi e sicuramente intriganti di leggere la Genesi. 




       “ Gli scritti antichi, imprecisi,
                              incompleti o consumati dalla
                 fragilità dei supporti organici, parlavano
                della realtà o di eventi immaginari?  
                        Si trattava di cronache o di allegorie?
               Nei dati e nei computi  vi  era  solo
                      fantasia o rigore scientifico ?  




     Confronto fra criteri differenti                     di Fabio Painnet Blade

  -    Il criterio teologico allegorico.
        -    Il criterio (della traduzione) letterale.
            -     Il criterio simbolico matematico.

   Di fronte ai testi dell’ Antico e del Nuovo Testamento, il comune lettore, l’intellettuale di spicco o anche il semplice credente, fino a poco tempo fa non si poneva alcun dubbio: il corpo degli Scritti Sacri rappresentava un insieme di reperti di difficile comprensione e, come tale, da valutare solo dietro imbeccata, sotto il profilo teologico. Spesso il credente, ma con lui anche il lettore laico, si è affidato alle indicazioni rilasciate dagli esegeti ‘qualificati’ (le virgolette sono d’obbligo) senza mai scostarsi,o anche solo pensare di farlo, dalla loro visione d’insieme e dal loro indirizzo analitico. Dagli anni Cinquanta in avanti si è imposta però all’attenzione pubblica una differente procedura analitica, volta ad escludere le priorità metodologiche adottate nelle epoche precedenti e dettando i criteri di un’ alternativa del tutto originale. Seppur con enormi contraddizioni questo metodo definito da alcuni ‘letterale’ ha promosso a criterio d’indagine, la traduzione realistica e il significato alla lettera delle Scritture.

    Così facendo questi traduttori, che non amano definirsi interpreti, hanno sollevato una bufera di critiche anche se , a ben vedere, non gli si può negare l’indiscusso merito di aver rimosso, per la prima volta, gli inamovibili paletti della pretesa di autorità che la procedura teologica si era arrogata nei secoli precedenti. Essi hanno affermato che, benché le interpretazioni rivendicassero valore di omogeneità-universalità, i testi biblici non fossero costituiti da un corpo omogeneo di narrazioni redatte nello stesso periodo o da un medesimo autore, e che venissero dunque rivisitati e tradotti secondo convenienza; d’altra parte l’ebraico antico, linguaggio sprovvisto di vocali, si prestava favorevolmente a questo scopo. Il risultato della Babele di versioni che ne è seguita, ha privato i testi della necessaria attendibilità, dimodoché ciò che per taluni era ed è ritenuto oggetto di venerazione, per altri è stato considerato superficiale, quando non del tutto inutile e, per l’appunto, apocrifo. Il testo letterale ha quindi messo in chiaro questo fatto ed ha scoperto un nervo sensibile dell’ approccio teologico classico. Ciononostante, rispetto ad alcune incognite, specialmente quelle di carattere numerico, anch’esso non è stato capace di fornire soluzioni soddisfacenti.


Questi traduttori letterali, che
non amano definirsi interpreti, hanno
sollevato una bufera di critiche anche se ,
 a ben vedere, non gli si può
negare lindiscusso merito di aver rimosso,
 per la prima volta, gli inamovibili paletti
 della pretesa di autorità che la
procedura teologica si era arrogata
nei secoli precedenti .


    Di fronte al dato aritmetico la traduzione letterale, anziché costruire una prospettiva verosimile, si è persa in descrizioni incoerenti quando non addirittura ridicole, mettendo a nudo l’iniquità dei propri canoni e una imbarazzante inadeguatezza nel tentativo di rappresentazione di un contesto realisticamente possibile.

    Per meglio comprendere il nocciolo della questione è d’obbligo ricordare i termini di una vecchia diatriba rispetto il significato delle età dei patriarchi antidiluviani. Come tutti sanno, riguardo a questo enigma storico, gli stessi masoreti non sono stati in grado di fornire risposte apprezzabili. Quando si parla di età dei patriarchi antidiluviani ci si riferisce solitamente a una serie di dieci cifre il cui significato è stato più volte interpretato in maniera allegorica, quando non ignorato del tutto. Nelle vecchie edizioni del testo biblico della CEI, compaiono infatti alcune note piuttosto esplicite, che si riferiscono alle cifre delle età dei discendenti adamitici come attributi di ‘grande longevità. La nota 5 a pag. 17 della - Bibbia versione CEI, Ediz. San Paolo 1989, riporta le seguenti parole: “I numeri usati nella Bibbia, come questi, indicano la longevità straordinaria attribuita ai patriarchi anteriori al diluvio e non sono da prendere nel loro valore reale. E ancora dalla versione CEI - VII ediz a cura della UECI Edizioni Paoline 1980, nota 5 a pag 5 : “...Le cifre degli anni non hanno valore cronologico ma esprimono una grande longevità secondo un criterio che finora ci sfugge.”

    A questo atteggiamento di rinuncia, alcuni traduttori letterali hanno contrapposto una formula ultra-realistica secondo la quale l’idea che Adamo possa aver vissuto davvero per un tempo lungo la bellezza di novecentotrenta anni solari, viene ritenuta ‘altamente probabile’, nonché motivata dalla bizzarra eventualità che il suo codice genetico fosse stato mescolato a quello di una specie affine dalle potenzialità vitali amplificate (Mauro Biglino, Zecharia Sitchin et al.). Questi studiosi, nonostante tutto possiamo chiamarli così, per far passare tale metodologia, si sono spesso appellati all’approssimazione di ricerche parziali, magari in fase sperimentale, o addirittura di elementi teorizzati, ignorando che la Scienza, quella vera, non si esprime per ipotesi ma per verifiche più che comprovate, in virtù delle quali l’idea che un essere umano possa vivere in questo pianeta per più di centoventi, centotrenta anni solari, non è stata mai suffragata da osservazioni registrate ufficialmente. In questi termini la soluzione proposta dai traduttori letterali è apparsa agli occhi dei critici più severi, del tutto carente.

    A questo punto, di fronte a tanta inconsistenza, il metodo che si propone di analizzare il contenuto cifrato dei testi sulla base di un approccio logico-matematico, apre nuove tecniche d’indagine. Il principio di partenza si fonda sul fatto che - ad esempio - il numero 930 (e quello relativo alle età degli altri discendenti adamitici) possa in realtà essere parte integrante di un calcolo nascosto (divisione aritmetica) che porterebbe alla conoscenza (scoperta) dei veri numeri criptati dagli sconosciuti autori biblici. L’affidabilità del metodo è ovviamente racchiusa in fattori non sindacabili che riguardano la corrispondenza dei numeri nascosti con misure di ordine astronomico, come la durata del ciclo di precessione degli equinozi, la velocità della luna intorno alla terra, o ancora la durata delle lunazioni o del ciclo di Saros.