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venerdì 28 dicembre 2018

Il Presepe Celeste

Vorrei soltanto introdurre, in un breve post, il nuovo video "Il Presepe Celeste", che mette in evidenza la simbologia astroteologica presente nei racconti della Natività di Gesù, presenti nei Vangeli di Luca e di Matteo.








Al momento in cui scrivo il post sono riuscito a produrre soltanto le prime due parti del video. La prima, riprende i racconti evangelici e li raffigura con immagini riprese principalmente da due splendidi film:
Lo sforzo in questo primo capitolo è stato più che altro quello di adattare le immagini alla voce narrante, che legge il testo effettivo dei Vangeli. Anche se spero che il risultato piaccia, mi preme precisare che nella lettura dei Vangeli sarebbe molto meglio adottare il principio islamico di rinunciare alla visualizzazione della Parola di Dio. Il motivo è che i Vangeli riportano esclusivamente e fedelmente tutti e soli i concetti necessari per consentire l'accesso ai livelli interpretativi superiori.

Mi spiego meglio: le immagini riprese dai film mostrano i Magi che indossano turbanti e viaggiano a cavallo di dromedari, ma il Vangelo non riporta alcuna informazione circa il abbigliamento o le loro cavalcature! Non dice nemmeno che erano uomini!

Lo stesso vale per Erode: lo immaginiamo come un ricco e viziato Re, che vive in un lussuoso castello. Ma il Vangelo non parla in alcun modo di un castello!

Un primo salutare esercizio, che consiglio vivamente, consiste nell'osservare il filmato, rilevando tutti gli elementi presenti nelle immagini, che mancano o non vengono citati dalla voce narrante. Si resterà sorpresi di quanto immediati ed essenziali siano i testi evangelici.

La parte due del film offre una panoramica, piuttosto completa ed approfondita, delle conoscenze astronomiche che erano disponibili all'epoca della stesura dei testi evangelici. Nell'Antico Egitto, così come in altre culture più remote, le cognizioni scientifiche e quelle religiose erano detenute da figure sacerdotali. L'osservazione dell'universo, dava luogo a conoscenze che venivano trasmesse al popolo in forma simbolica.

Nell'antica Grecia, la figura del filosofo si poneva il compito di investigare la natura dell'universo e di trasmetterla senza l'aggiunta di veli interpretativi. Nel "Timeo", Platone lascia trasparire un certo scetticismo, quando deve creare una correlazione tra le cognizioni astronomiche, derivanti dall'osservazione del cielo, e le conoscenze tradizionali, relative alla genealogia degli Dei Olimpici:

è impossibile dunque non prestare fede agli dèi, e anche se parlano senza argomentazioni verosimili e necessarie, tuttavia, poiché dicono di esporre cose riguardanti la loro famiglia, bisogna, seguendo la tradizione, prestarvi fede.

Così dunque secondo loro sia e si dica la genealogia di questi dèi: da Gea e Urano nacquero i figli Oceano e Teti, e da questi, Forci, Crono, e Rea e quanti nacquero insieme a loro; da Crono e Rea, Zeus ed Era e tutti quanti noi sappiamo che sono detti loro fratelli, e ancora gli altri, figli di questi.

Non appena tutti quanti gli dèi nacquero, sia quelli che percorrono apertamente le loro orbite, sia quelli che fanno la loro comparsa quando vogliono, colui che generò quest'universo disse loro le parole che seguono: "Dèi, figli di dèi, di cui io sono padre ed artefice, grazie a me le cose che sono generate sono indissolubili, fin quando lo voglio.

La Religione Cristiana delle origini, cerca secondo me di riunire le cognizioni scientifiche con quelle religiose, integrando le acute osservazioni dei filosofi greci in una nuova tradizione, destinata a durare per millenni. Non si tratta di un provvedimento oscurantista, ma di un espediente necessario, per trasmettere alle generazioni future un messaggio cifrato, espresso in forma simbolica, di natura escatologica. Le tradizioni hanno infatti maggiore resistenza e resilienza rispetto alle scienze: sopravvivono meglio a disordini sociali, guerre, carestie ed eventi naturali.

Il secondo filmato mostra quindi, con abbondanza di animazioni 3D, in parte create per l'occasione, in parte riprese da opere precedenti, lo "stato dell'arte" delle cognizioni astronomiche ai tempi di Cristo.

Chi volesse utilizzare queste mie osservazioni per screditare, agli occhi propri o a quelli altrui, la figura di Gesù Cristo, o quella della Chiesa Cattolica, commetterebbe un errore grossolano. La bellezza della simbologia astroteologica presente nei Vangeli, è la miglior testimonianza della sua origine divina. Si può discutere se Gesù l'abbia trasmessa ai discepoli durante il suo ministero terreno, 2.000 anni fa, o se l'abbia trasferito in seguito, agli Evangelisti, o magari direttamente ai patriarchi della Chiesa, in forma di intuizioni.

Seguiranno (almeno) due ulteriori capitoli, che conterranno la parte più interessante, ossia quella interpretativa. I tempi di lavorazione sono purtroppo piuttosto lunghi, quindi ho preferito pubblicare questo "antipasto", cogliendo l'occasione del periodo natalizio.

A tutti Buona Visione!