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A differenza di quanto accade nei blog di news in tempo reale, dove il rapido invecchiamento delle notizie fa sì che l'argomento del giorno sia destinato ad essere ben presto archiviato, qui ci muoviamo in maniera differente: i post trattano "argomenti" su cui è possibile riflettere e di cui è possibile discutere: per questo motivo non è raro che un post venga aggiornato, o venga integrato attraverso i commenti degli autori o dei visitatori. L'obiettivo è arrivare alla costruzione di un quadro generale sempre più accurato e sempre più preciso. Un grazie a chi vorrà partecipare con commenti ed osservazioni.

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lunedì 14 novembre 2016

Piatta!

La moda del momento è la corsa alla negazione delle scoperte scientifiche più significative della Storia. C'era da aspettarselo, del resto, il numero di bugie che circolano nel mondo moderno è ormai insostenibile e le possibilità a disposizione del singolo individuo per assicurarsi della veridicità di ogni affermazione, sono sempre più limitate.

La sfericità della Terra è un concetto estremamente antico, ne parlò Aristotele, il quale osservò come le costellazioni cambino osservando il cielo da luoghi diversi e come le eclissi di Luna siano caratterizzate dalla formazione di una zona d'ombra, avente i confini leggermente incurvati.

Eclissi di Luna

Il modello geocentrico, utilizzato per millenni dagli studiosi di ogni epoca, fino all'avvento di Keplero, è alla base di tutte le nostre cognizioni non soltanto scientifiche, ma come evidenziamo nei post di questo blog, anche religiose. Inoltre, la sfericità della Terrà ha una precisa valenza simbolica: in molti sostengono che la Terra sia la matrix divina, ricollegandosi all'idea, ben espressa nel film Matrix, della virtualità del mondo in cui viviamo, che sembrerebbe essere stato creato apposta per consentire all'umanità di intraprendere il proprio percorso evolutivo in un ambiente, diciamo controllato.

Il "Caduceo" di James Muir

In latino, matrix significa anche "utero", oltre che "matrice": la Terra, la nostra realtà, è in effetti un incubatore, un uovo, nel quale la specie umana evolve come un unico essere, formato da cellule che sono i singoli individui. Al termine della gestazione, l'essere completamente formato è destinato a liberarsi e a manifestarsi all'universo. Il parto non sarà semplice, ed è per questo che i sapienti di ogni epoca hanno studiato formule più o meno efficaci per guidare gli uomini negli ultimi istanti di questo processo evolutivo: gli anni che stiamo vivendo.

Ma tutto ciò non sembra essere interessante per i sostenitori dell'ultima conspiracy theory: quella della Terra Piatta, per cui la forma discoidale della superficie terrestre potrebbe essere la soluzione a tanti interrogativi irrisolti, antichi e moderni.

Il tema della flat Earth non è privo di fascino, soprattutto quando accostato ad una serie di tematiche che, ad una indagine smaliziata, non cessano di destare perplessità, come ad esempio le missioni "Apollo" della NASA. Le argomentazioni fornite nel documentario sono un invito ad osservare il mondo che ci circonda e a porsi delle domande e anche solo per questo vale la pena spendere il tempo necessario per guardarlo.

Tuttavia, a mio avviso, la soluzione proposta, crea più problemi di quelli che risolve. E' possibile che i sostenitori della teoria "terra piatta" non abbiano ancora tutte le risposte ai propri quesiti e siano pertanto in attesa di perfezionare il proprio modello, ma alcune tra le spiegazioni fornite sono decisamente insoddisfacenti. Tanto per dirne una, il modello illustrato al tempo 39:24 del filmato, non spiega come mai il Sole non sia visibile in ogni istante da ogni punto della Terra, e come mai la sua luce risulti concentrata soltanto su una porzione della superficie terrestre. Non spiega come mai la porzione di cielo visibile cambi sostanzialmente spostandosi sulla superficie terrestre (alle latitudini europee, ad esempio, la costellazione dello Scorpione non è mai interamente visibile, ai nostri giorni), nè il motivo per cui la luce che rischiara la parte illuminata della Luna sembra sempre provenire dal basso ...

E' inoltre abbastanza degradante realizzare che questo incomprensibile modello del cielo, sostanzialmente statico e dipinto su una cupola, con il Sole che compie il girotondo attorno al polo nord, è mutuata da idee sviluppate negli Stati Uniti, che sono state assimilate acriticamente, senza alcun tentativo di perfezionamento, in maniera del tutto analoga al modo in cui le "masse" accettano il modello eliocentrico tradizionale. Il tutto, sembrerebbe, nel tentativo di recuperare la visione "biblica" dell'universo.

Il passo biblico a cui i terrapiattisti si ispirano per corroborare la propria idea è il seguente:

Il diavolo lo condusse in alto, 
gli mostrò in un attimo 
tutti i regni del mondo e gli disse: 

«Ti darò tutta questa potenza 
e la gloria di questi regni; 
perché essa mi è stata data, 
e la do a chi voglio. 

Se dunque tu ti prostri ad adorarmi, 
sarà tutta tua».



L'argomentazione è che Gesù non avrebbe potuto vedere tutti i regni del mondo insieme, se la Terra non fosse stata piatta. Ma abbiamo già visto che l'elemento naturale che corrisponde a Gesù nella realtà materiale è il Sole, che dal suo "alto monte", vale a dire l'Eclittica, osserva con compassione i regni del mondo. La rotazione terrestre permette l'osservazione contemporanea di tutte le terre emerse, nel corso del tempo.

Gesù non è certo stato il primo Dio a fare "alpinismo": uno degli appellativi del Dio della Bibbia, El Shaddai, può essere tradotto con "Dio della montagna". Anche a Sumer, il Dio supremo amava le altitudini e veniva spesso ritratto tra due monti, espressioni delle due vette impervie formate dall'eclittica durante i solstizi, destinate ad essere scalate, la prima dal Sole (che nel solstizio estivo raggiunge la sua massima elevazione) e la seconda dalla Luna (che quando è piena, raggiunge la sua massima elevazione nel solstizio invernale). Dunque mi pare che l'appiattimento della Terra e la conseguente deformazione del cielo costituisca un allontanamento dalla visione biblica, anche quando il testo viene interpretato in maniera non convenzionale, come sono solito fare in questo spazio.

Il Dio di Sumer si manifesta ai contadini tra i due monti

Insomma: Terra Piatta, tutto da rifare. Tuttavia, a parte le numerose incongruenze, anche questa idea deve nascondere un fondo di verità, altrimenti non sarebbe (ri)diventata così rapidamente tanto popolare. E non è un caso se diversi blockbuster cinematografici la ripropongano, con una certa frequenza, in maniera piú o meno velata. Francamente, credo che il nocciolo del problema non sia la forma della Terra, quanto l'esistenza di un suo limite, di un confine, che bisogna varcare per accedere a quella realta piú grande e completa, che a volte riusciamo a percepire interiormente, di cui il nostro mondo é soltanto l'ombra.

Io mi annovero tra quei sognatori che pensano ancora che questo confine esista anche nel mondo materiale; portebbe essere la porta di Shamballa o di Agharta, o un varco inter-dimensionale, o chissá che altro. Il Vangelo descrive questo limite come il velo del tempio, destinato a nell'ora della morte di Gesú, che avverrá - si badi bene, "avverrá", al futuro - nell'ultimo giorno, rivelando la natura nascosta dello spazio-tempo.

Ma per credere all'esistenza di questo confine, non é necessario appiattire la Terra! Forse il tentativo di ridurre la realtá ad un piano è connesso con il recupero del punto di vista personale e soggettivo dell'individuo, in opposizione ai tanti punti di vista one pax, pronti all'uso, che vengono proposti, quando non imposti, dall'esterno. E d'altra parte, ridurre il cielo ad una vasca capovolta, nel modo piú letterale possibile, è forse connesso alla necessità di riportare ad una dimensione più umana l'universo, inutilmente sconfinato, della scienza ufficiale, recuperando un certo grado di familiarità col proprio ambiente.

mercoledì 28 settembre 2016

Le Corrispondenze

Questo è un blog di ricerca e di approfondimento su una possibile chiave di lettura delle Sacre Scritture, soprattutto del Vangelo, il cui intento è evidenziare l'esistenza nei testi di una particolare simbologia, di carattere astronomico / astrologico. Le vicende narrate nel Vangelo non sono, o non sono soltanto, fatti di cui può essere valutata la veridicità storica, ma sono eventi simbolici, che mirano a risvegliare nel lettore una nuova consapevolezza in merito alla propria esistenza e alla propria realtà.

Il simbolista Gianfranco Carpeoro
spiega il significato di "Simbolo" e "Archetipo".

Si tengano ben lontani gli scettici dal cercare di permeare il concetto di simbolo applicato al Vangelo, perchè loro malgrado ... lo interpreterebbero male. Non ne coglierebbero la sacralità e la funzione di portale verso la Sapienza. Chi afferma che il Gesù delle Scritture "simboleggia il Sole", commette un errore colossale, dal momento che riduce la sacralità del Cristo a simbolo di una entità puramente fisica.

Chi arriva a riconoscere il fatto che la figura del Cristo rappresenta l'Io, la parte più profonda ed autentica dell'individuo, compie già un immenso passo avanti, che gli consente di riconoscere nelle parole del Gesù evangelico la voce interiore della verità. Chi raggiunge questo livello di consapevolezza può utilizzare il Vangelo come guida all'interpretazione dei fatti della vita.

Il passo ulteriore, che la conoscenza della mitologia astronomica del Vangelo consente di compiere, consiste nel realizzare il fatto che l'universo che ci circonda è esso stesso un riflesso della realtà interiore. In questa ottica, e soltanto in questa, è possibile accostarsi alla simbologia astronomica presente nei Vangeli: il Cristo evangelico ed il Cristo interiore si riflettono nei delicati equilibri della macchina cosmica.

Detto in altre parole, nel Vangelo vale a mio avviso la regola delle corrispondenze, vale a dire delle particolari correlazioni che si generano tra i diversi livelli del tutto: anticamente, l'asserzione "come in alto, così in basso", attribuita ad Ermete Trismegisto, esprimeva in estrema sintesi il principio secondo cui il mondo materiale rispecchia la realtà soprasensibile. L'espressione di Ermete, che nella letteratura Cristiana si è trasformata nel "come in Cielo, così in Terra" presente nel Padre Nostro, racchiude anche i principi esoterici secondo cui il mondo è lo specchio della realtà interiore ed il principio frattale secondo cui l'individuo è lo specchio dell'intero universo.

In virtù del medesimo principio, si può affermare che un singolo uomo, durante la sua esistenza terrena, ripercorre tutte le tappe evolutive che l'intera umanità ha percorso nel corso della propria Storia. L'uomo vive in un universo frattale (nel senso che ogni parte del tutto, contiene in sé tutti gli elementi che caratterizzano il tutto), sia in senso spaziale, sia in senso temporale.

La presenza di simbologia astronomica nel Vangelo può e deve quindi essere interpretata soltanto alla luce di questi universali principi: solo così possiamo permetterci di accostare la figura di Gesù, che nella realtà interiore rappresenta la luce della Verità, alla principale fonte luminosa della realtà percepibile, cioè il Sole.

Nella realtà quotidiana, il Sole è il punto di riferimento grazie al quale l'uomo percepisce sia la suddivisione del giorno nelle fasi di mattina, meriggio, sera e notte, sia la suddivisione dell'anno nelle quattro stagioni. Mella realtà storica, è l'astro che consente di misurare il susseguirsi degli Eoni per effetto della precessione degli equinozi. Nella realtà interiore, il Sole alimenta e nutre l'Io individuale, stimolando lo sviluppo della Coscienza.

I contenuti del Blog non possono e non devono quindi essere considerati come una incitazione al materialismo: sostenere che il bacio di Giuda simboleggia l'inizio dell'Era dell'Acquario, non significa negare l'esistenza di Giuda, o dello stesso Gesù; non significa ridurre il Vangelo a un banale "non è nient'altro che ...". Significa, anzi, affermare che Gesù non è soltanto un uomo che 2.000 anni fa se ne andava in giro facendo miracoli, in una terra lontana - dunque qualcosa di estremamente distante, sia nello spazio, sia nel tempo.

Gesù è l'espressione di tutto ciò che accade adesso, nella nostra vita, perché ciò che accade nel Vangelo è ciò che avviene in noi stessi, in questo istante, in ogni momento; è ciò che avviene nel mondo che ci circonda, nei cicli stagionali, nell'alternanza giorno e notte, nel movimento dei pianeti; ed è anche ciò che si è verificato nel corso della Storia umana: è l'evoluzione di noi tutti, verso un traguardo che forse stiamo cominciando a scorgere.

mercoledì 21 settembre 2016

L'Essenza del Sole

Il Sole è la lancetta di un immenso orologio cosmico, che ha per quadrante l'intero Zodiaco. Questo è vero per il ciclo annuale, scandito dal moto di rivoluzione terrestre, che fa sì che Sole sembri muoversi in senso antiorario rispetto allo Zodiaco, percorrendo all'incirca un grado ogni giorno. Ma è altrettanto ver per il ciclo precessionale, dovuto alla precessione degli equinozi. Per effetto della rotazione precessionale, i punti equinoziali e solstiziali, in corrispondenza dei quali il Sole viene a trovarsi in occasione di equinozi e solstizi, si spostano lungo l'eclittica a ritroso, ossia in senso orario di circa un grado angolare ogni 72 anni.


La durata stimata di un ciclo precessionale completo è pari a 25.920 anni (72 (anni/grado) x 360 (gradi)). Questo lungo periodo di tempo veniva anticamente chiamato "Grande Anno", o "Anno Platonico", in memoria del filosofo greco Platone, che ne farebbe menzione nel dialogo "Timeo". In realtà, ciò che nel Timeo Platone definisce "anno perfetto", non è l'anno precessionale, ma il periodo di tempo necessario affinchè si riproponga una specifica configurazione astronomica, ossia il Sole, la Luna ed i pianeti occupino nel cielo le medesime posizioni.

Come l'anno solare, che è suddiviso in 12 mesi, anche il Grande Anno è suddiviso in dodici periodi, che prendono il nome di Ere Astrologiche o Eoni, ciascuna delle quali è associata ad un segno zodiacale. E' noto che, osservando la posizione attuale del Sole rispetto allo Zodiaco, è possibile sapere quale sia il mese corrente: analogamente, la determinazione misura dell'Era Astrologica corrente può essere effettuata verificando la posizione assunta rispetto allo Zodiaco dal Punto Vernale, ossia dal punto dove il Sole viene a trovarsi, durante l'equinozio di primavera.


Le Ere Astrologiche
(cliccare per ingrandire)

Contrariamente a quanto comunemente ritenuto, la durata delle Ere Astrologiche non è legata all'estensione astronomica delle corrispondenti costellazioni zodiacali, ma è per tutte uguale a 2.160 anni (25.920 / 12) circa. In questo periodo, il Punto Vernale percorre un arco eclittico di ampiezza pari a 30°.


Nel Vangelo si trovano numerosi luoghi-simbolo che richiamano le costellazioni dello Zodiaco, lo scorrere delle Ere e l'avanzamento retrogrado del Punto Vernale lungo l'eclittica. Ne citiamo alcuni, ma ve ne sono numerosi altri:


Raccogliendo tutti i riferimenti in un unico quadro d'insieme, si ottiene la rappresentazione dell'avanzamento del Punto Vernale lungo un emi-ciclo precessionale, come mostrato nell'immagine seguente. I 12.960 che compongono questo emiciclo corrispondono all'evoluzione della civiltà umana, dall'età della pietra al mondo globalizzato.


Avanzamento del Punto Vernale lungo l'Eclittica
dalla Nascita di Gesù alla Sua Ascesa al Cielo


La storia di Gesù raccontata nel Vangelo è anche, quindi, la storia dell'attuale civiltà umana, nata al termine dell'Era della Vergine e progredita per quasi tredicimila anni, fino ai nostri giorni, che corrispondono al termine dell'Era dei Pesci. Qui la disputa tra evoluzionismo e creazionismo non c'entra nulla: l'uomo ed il mondo c'erano prima di questo periodo e ci saranno anche dopo: con ogni probabilità questo emicilo rappresenta una delle fasi evoluzionistiche dell'umanità che nei , ma soprattutto nei Vangeli gnostici, prendono il nome di "generazioni". Questa interpretazione è anche coerente con quanto riportato nel Vangelo di Luca ( ), dove si afferma che quando cominciò a predicare, Gesù aveva "circa trent'anni".

I trenta anni di cui parla il Vangelo non sono probabilmente anni terrestri: si tratta del numero di anni astrologici, ognuno composto da 360 anni terrestri, trascorsi dalla nascita della civiltà (evento simboleggiato dalla nascita di Gesù a Beth-le-hem) alla comparsa del Vangelo sulla Terra (evento simboleggiato appunto, dall'inizio della predicazione di Gesù). L'indicazione dei trenta anni significa quindi che la storia umana ha visto l'inizio della diffusione del messaggio evangelico a 5 Ere (ogni Era si compone di 6 anni astrologici) di distanza dalla sua nascita. In effetti è noto che il Vangelo apparve sulla Terra all'inizio dell'Era dei Pesci, circa 2.000 anni fa.



Da sempre, tutte le religioni del Pianeta, considerano il Sole come una delle più importanti, se non la più importante manifestazione della Creazione. Il motivo di questa elevatissima considerazione non è solamente legato al fatto indiscutibile che il Sole è la principale fonte energetica per il pianeta Terra. Esiste anche un altro motivo, decisamente più sottile, legato alla più intima struttura dell'uomo, che le religioni hanno soltanto intuito, senza mai realizzarne completamente le implicazioni. Si tratta del fatto che il Sole è la sede dell'io.

L'io è l'entità osservatrice e silenziosa che sottende la realtà e permea la vita di ogni singolo individuo. E' l'entità che è in grado di porsi la domanda "che cosa sono io?", oppure, "quando chiedo 'chi sono io', chi è che sta parlando?". Per millenni i filosofi, e più recentemente i neuroscienziati, si sono chiesti dove l'io risieda fisicamente, sperando di trovargli una collocazione spazio-temporale da qualche parte, possibilmente non lontano dal corpo fisico dell'individuo che avverte quell'io come proprio. Nessuno è mai riuscito veramente nell'impresa ed attualmente sta prendendo forma l'idea che in realtà l'io preceda la materia in cui l'individuo si trova immerso ed in qualche modo le dia forma.

Ebbene, il Sole è una fonte importante non soltanto di energia elettromagnetica, ma anche di quella che potremmo chiamare energia coscienziale, intendendo con questo neologismo la sostanza di ciò che alimenta l'io, dandogli la forza di contrapporsi, all'interno dell'individuo, alle risposte preconfezionate del condizionamento. Il Sole è la fonte energetica di ciò che un individuo avverte come il "senso interiore della verità", che si manifesta in forma di fulminee intuizioni, di "lampi di genio". L'azione solare è particolarmente importante nei bambini, il cui cranio, non ancora ben sviluppato, presenta un piccolo foro chiamato "fontanella", che si chiude normalmente al secondo anno di vita.

Attraverso quel foro, i bambini possono ricevere in maniera decisamente più forte rispetto agli adulti la forza vitale del Sole. La capacità di ricevere energia dal Sole, alimentando l'io interiore, è naturalmente indispensabile nelle primissime fasi della vita, dove l'individuo ha necessità di apprendere il più possibile nel più breve tempo possibile. Questa capacità si affievolisce con l'età, nel corso di un processo che implica il triste abbandono dell'esperienza intuitiva, quindi l'adeguamento alle idee ricevute dall'esterno ed infine il consolidamento dei condizionamenti.

I bambini sarebbero proprio le primissime vittime a soffrire di una eventuale alterazione del campo energetico solare. Una eventualità dal genere, sebbene remota, è presa in seria considerazione nelle Scritture e descritta in due eventi particolari: la , nel libro dell'Esodo, mediante la quale il Signore punisce il popolo Egiziano uccidendo tutti i primogeniti e , ordinata dal re Erode al tempo della nascita di Gesù. In effetti, poco prima della sua crocifissione, Gesù ammonisce i popoli, profetizzando la venuta di un periodo di gravi difficoltà per chi è genitore (), tracciando un collegamento ideale tra la propria morte, la morte del Sole (non a caso, alla morte di Gesù ) e la sofferenza dei bambini.

Altra grande vittima sarebbe la verità, dal momento che in assenza del Sole, il senso interiore di verità degli individui potrebbe essere alimentato soltanto dalla "luce" accumulata nel cuore, senza ausili esterni. Senza dubbio sarebbe una condizione di profonda crisi spirituale, che si rifletterebbe in una profonda crisi anche nella .



Il Sole è quindi nell'universo fisico, il portale di connessione tra le principali forme di realtà con cui l'uomo ha occasione di interagire nel corso della propria esistenza:

  • la realtà della Vita quotidiana e materiale (la realtà uomo), che viene alimentata e nutrita dall'energia elettromagnetica che percepiamo in forma di luce e calore;
  • la realtà della Via storica ed evolutiva umana (la realtà mondo) che il Sole, segnatempo del corso delle Ere, consente di osservare, verificandone la posizione all'equinozio di primavera;
  • la realtà della Verità interiore (la realtà Dio), che il Sole nutre ed alimenta, stimolando e sostenendo lo sviluppo della coscienza, in maniera sottile ed impercettibile.


Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita»

[Gv. 14,6]

martedì 13 settembre 2016

La Profezia Babilonese

Nel post relativo all' analisi storica del "Vangelo nelle Stelle" , abbiamo evidenziato come le cognizioni scientifiche degli astronomi del passato, come Ipparco di Nicea ed Eratostene di Cirene , potrebbero essere aver ispirato la ricca simbologia stellare ed astronomica presente nel Nuovo Testamento.

La statua dell'Atlante Farnese del Museo di Capodimonte (NA)
contiene una raffigurazione del perduto "Catalogo di Ipparco"


E' noto che Ipparco abbia studiato gli scritti di Eratostene e ne abbia proseguito gli studi; ma anche Eratostene, grazie alla sua posizione di direttore della Biblioteca di Alessandria d'Egitto , acquisì moltissime conoscenze attraverso lo studio di documenti scritti da popoli molto più antichi. In epoche tanto remote le conoscenze astronomiche erano inscindibili da quelle astrologiche: il cosmo era una delle manifestazioni naturali attraverso cui l'uomo aveva la possibilità di conoscere sè stesso ed il proprio destino.

Nel libro "Naturales Quaestiones", il filosofo romano Lucio Anneo Seneca , riferisce che Berosso , astronomo e astrologo babilonese, che si ritiene essere vissuto attorno all'anno 300 A.C. circa, avesse individuato un criterio per poter determinare con straordinaria esattezza le date del Diluvio Universale di cui si parla nella Genesi e del Grande Fuoco che avvolgerà ogni cosa alla fine dei tempi. La descrizione di questi due eventi planetari è presente in tutte le culture: in Grecia, il grande incendio della fine era conosciuto col nome di Ecpirosi .




Nella teologia Cristiana, l' Ecpirosi prende il nome di "Grande Conflagrazione"; ne parla diffusamente Tommaso d'Aquino nella propria opera " Summa Teologica ":
"La purificazione del mondo effettuata dal diluvio si riferiva soltanto alla contaminazione del peccato, specialmente del peccato di concupiscenza che allora dominava. Perciò la purificazione allora fu fatta giustamente con l'acqua. Ma la seconda purificazione riguarda e la contaminazione della colpa e l'impurità derivante dalla mistura degli elementi. Per l'uno e per l'altro scopo la purificazione sarà compiuta quindi meglio col fuoco invece che con l'acqua."

[T. d'Aquino, Summa Teologica, Quaestio 74, ART II]

Tommaso d'Aquino
Tommaso d'Aquino, tra l'altro, precisa che il fuoco della conflagrazione " pur essendo specificamente identico al nostro, sarà numericamente diverso ", intendendo forse che avrà una energia estremamente più elevata. Non si tratta dunque di un fenomeno terrestre, ma di una energia esogena al nostro pianeta, che potrebbe avere anche effetti meravigliosamente positivi: non è forse calore la sensazione che si avverte durante un trattamento di reiki o pranoterapia? Anche il Vangelo di Marco parla del fuoco, inteso strumento divino per eliminare le inutili zavorre che affliggono la vera essenza dell'individuo:

Poiché ognuno sarà salato con il fuoco

[Mc. 9, 49]


Le Religioni più diffuse non chiariscono quando si dovrebbe verificare questo evento catartico, di portata planetaria. Secondo Seneca, Berosso individuò invece un criterio di determinazione piuttosto preciso:
Beroso, che si è fatto interprete di Belo, sostiene che questi fenomeni dipendono dal corso degli astri, e lo afferma con tale convinzione da determinare il momento della conflagrazione e del diluvio: dichiara che tutte le cose terrene saranno ridotte in cenere quando tutti gli astri che ora seguono orbite diverse si saranno riuniti nel segno del Cancro , disposti lungo una stessa traccia, in modo tale che una linea retta possa passare per i centri di tutti i globi ; l'inondazione avverrà quando la stessa moltitudine di astri si sarà riunita nel segno del Capricorno. Il Cancro dà luogo al solstizio d'estate, il Capricorno al solstizio d'inverno: sono costellazioni che esercitano un considerevole influsso, dato che intervengono nei cambiamenti dell'anno. "
[L. A. Seneca, Naturales Quaestiones, Liber III, 29.1]

Il brano non è ignoto agli "escatologisti", che hanno già più volte cercato di individuare l'istante esatto in cui i 5 pianeti conosciuti in epoca Babilonese, vale a dire Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno, oltre naturalmente al Sole e alla Luna, si sarebbero allineati " in modo tale che una linea retta possa passare per i centri di tutti i globi ", nella porzione di eclittica occupata dalla costellazione del Cancro. E si sono tranquillizzati, dal momento che una simile condizione non avviene mai: gli allineamenti planetari più significativi a cui si potrà assistere in un futuro, anche remoto, sono i seguenti:

  • 9 Settembre 2040 : i pianeti Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno, oltre a Sole e Luna, saranno quasi allineati nel Segno della Vergine;
  • 9 Maggio 2854 : gli 8 pianeti del Sistema Solare, oltre a Sole e Luna, saranno quasi allineati nel segno del Toro.

In entrambi i casi il " quasi " è d'obbligo, in quanto si tratta di eventi in cui non si verifierà una vera e propria sovrapposizione ottica, ma i pianeti saranno semplicemente raccolti entro un certo angolo di osservazione. Ma ... c'è un ma. Il fatto è che non sono certo che Berosso intendesse "verificate in quale istante tutti i pianeti conosciuti saranno allineati lungo un'unica retta".

Il testo originale Babilonese è andato perduto, pertanto Seneca resta l'unica fonte disponibile per capire che cosa avesse scoperto Berosso. E' ragionevole pensare che Seneca, non disponendo di cognizioni astronomiche ed astrologiche al livello di quelle della sua fonte, possa aver commesso qualche lieve errore interpretativo? Per scoprirlo è necessario esaminare il testo latino originale del brano scritto in grassetto, poche righe sopra:
" ... quandoque omnia sidera , quae nunc diuersos agunt cursus, in Cancrum conuenerint, sic sub eodem posita uestigio, ut recta linea exire per orbes omnium possit "



In effetti la condizione posta da Berosso, se rapportata alle cognizioni astronomiche attuali, sembra indicare un evento semplicemente impossibile. Tuttavia, se torniamo alle cognizioni astronomiche dell'Età Babilonese e le integriamo con alcune ipotesi plausibili, otteniamo un risultato possibile:
  1. i Pianeti . Per indicare gli astri che dovranno risultare allineati, Seneca non usa l'espressione propria utilizzata per indicare i pianeti, ossia asteres planetes , ma un più generico sidera , plurale di sidus , sideris , che significa "stella". Forse questo significa che non sono soltanto i pianeti che devono essere allineati, ma tutte le stelle, ossia il cosmo. Dalle analisi condotte nei post precedenti sappiamo che anche le stelle "fisse" seguono un proprio "corso", determinato dal moto precessionale, e che la sfera celeste è dotata di assi che possono essere soggetti a particolari allineamenti . Pertanto la frase potrebbe significare che oggetto dell'allineamento non sono i pianeti, o perlomeno non tutti, ma la stessa sfera celeste, ed in particolare l'asse congiungente i due punti in cui l'equatore galattico interseca la via lattea.
  2. le Costellazioni di riferimento. Seneca non specifica che gli astri si devono raccogliere "nel segno del Cancro" come proposto dalla traduzione italiana: si limita a segnalare un "congiungimento in Cancro". Il Cancro era, per Berosso, il segno nel quale si verificava il Solstizio d'estate: ancora oggi, il parallelo terrestre in cui il Sole si trova allo zenit nel giorno del solstizio d'estate prende il nome di tropico del Cancro . L'indicazione potrebbe quindi significare soltanto che l'allineamento si deve verificare nel giorno del solstizio.
  3. la Retta . Il fatto che i globi allineati devano esserlo con precisione tale che i rispettivi centri si trovino sulla medesima retta implica che gli astri coinvolti nell'allineamento non possano essere tanto distanti da apparire puntiformi: ne consegue che l'allineamento deve avvenire tra i soli quattro oggetti celesti per cui è identificabile un centro osservandoli ad occhio nudo, vale a dire la Terra, il Sole, la Luna e la sfera celeste. L'allineamento tra la Terra, il Sole e la Luna si verifica durante le eclissi.
In sostanza, la condizione descritta da Berosso può essere tradotta nel modo seguente:
"... quando, durante un'eclissi verificatasi il giorno del solstizio, la retta che congiunge le intersezioni tra eclittica ed equatore galattico, attraverserà i centri della Terra, della Luna e del Sole"
Il concetto può essere spiegato in maneira più efficace facendo uso di una immagine. Secondo l'interpretazione proposta, l'allineamento di cui parla Berosso, consiste nella disposizione di Terra, Sole e Luna lungo la retta che congiunge le due intersezioni tra eclittica ed equatore galattico:




Berosso sapeva, evidentemente che a causa della precessione degli equinozi questo fenomeno si sarebbe verificato in una epoca molto lontana dalla sua, quando l'asse solstiziale si fosse spostato in corrispondenza dell'intersezione tra eclittica ed equatore galattico. Berosso aveva certamente ipotizzato quanto tempo doveva ancora trascorrere: più o meno 2300 anni, ancora. 


Proprio così: la condizione astronomica predetta da Berosso - al netto delle osservazioni fatte poc'anzi - si verificherà il 21 Giugno 2020 , durante uno degli eventi astronomici più rari che l'umanità abbia mai conosciuto. Nei prossimi post vedremo che questa particolare eclissi trova una corrispondenza molto ben precisa nel Vangelo, che non mancherà di sorprendere.

giovedì 25 agosto 2016

Petrus Romanus, qui pascet oves

Tempo fa, avevo pubblicato un post re/lativo alla profezia di Malachia, in cui concludevo che l'attuale pontefice, Mario Bergoglio, poteva essere identificato con l'ultimo vicario terreno di Cristo, identificato dalla profezia, come "Petrus Romanus". Approfondendo gli studi relativi all'interpretazione astronomica delle Scritture, sono arrivato ad un cambio di opinione, che mi ha indotto a rimuovere il post su Bergoglio e a fornire una diversa chiave di lettura dell'ultimo motto della profezia.


La profezia di Malachia



Come forse i lettori sapranno, il testo conosciuto come "profezia di Malachia" è un documento che San Malachia dovrebbe aver scritto nell'anno 1140, contenente un elenco di 111 motti in latino, corrispondenti ai 111 futuri pontefici. Il condizionale è dovuto al fatto che storicamente, il testo fece la sua comparsa nel 1595 e numerosi osservatori evidenziano come i motti latini siano estremamente precisi per i Papi precedenti quell'epoca e descrivano quelli successivi con maggiore approssimazione.


Tra le critiche più interessanti ed argomentate sollevate a questo testo, segnalo l'eccellente volume "La Profezia di Malachia" di Natale Lanza, curatore del blog "CodiceNostradamus". Personalmente non condivido le conclusioni di Lanza, pur avendo grande considerazione del suo lavoro. Riconosco che i motti siano ben lontani dal qualificare ciascun pontefice in maniera esaustiva, tuttavia trovo che ogni motto ponga in evidenza una caratteristica che può essere attribuita soltanto al Papa a cui essa è riferita.


Una semplice verifica può essere fatta esaminando i papi vissuti in epoca più recente:

107°) Giovanni XXIII (1958-1963): "Pastor et Nauta"
Egli (n. 25/11/1881 m. 3/6/1963) fu patriarca di Venezia prima di diventare Papa, donde "pastore e marinaio".

108°) Paolo VI (1963-1978): "Flos florum"
Papa Montini (n. 26/9/1897 m. 6/8/1978) era il "fiore dei fiori", e infatti la famiglia Montini aveva tre gigli nel proprio stemma.

109°) Giovanni Paolo I (1978): "De medietate lunae"
La Profezia di San Malachia ("della metà della luna") sembra aver previsto in modo impressionante, anche nel caso di Papa Luciani (n. 17/10/1912 m. 28/9/1978), il fatto che il suo brevissimo pontificato (che durò appena 33 giorni) iniziò e terminò quando la Luna era visibile esattamente a metà.

110°) Giovanni Paolo II (1978-2005): "De labore solis"
Il motto attribuito a Papa Wojtyla (n. 18/5/1920 m. 2/4/2005), "della fatica del Sole", è un riferimento al fatto che egli nacque del giorno di un'eclisse solare: un evento astronomico che si verificò anche nel giorno suo funerale.

111°) Benedetto XI (2005-regnante): "De gloria olivae"
Il motto di Papa Ratzinger (n. 16/4/1927), "la gloria dell'olivo", sembra un chiaro riferimento al nome Benedetto, poiché i membri dell'ordine benedettino sono anche noti come gli Olivetani, il cui stemma è proprio un ramo d'olivo. Inoltre, egli è nato nel Sabato Santo del 1927, il 16 aprile, al culmine del periodo Pasquale, e tutto il periodo è notoriamente sotto il segno dell'ulivo.

[Fonte ed approfondimenti: http://www.lultimopapa.it/profezia.htm]



L'elenco di 111 motti si conclude con quello dedicato a Benedetto XVI, che dunque secondo la profezia dovrebbe essere l'ultimo Papa. Il documento tuttavia non termina con l'ultimo motto, ma riporta una considerazione finale, avente un carattere marcatamente escatologico, contenente un riferimento ad un certo "Petrus Romanus", identificabile come il Papa degli Ultimi Tempi:



In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae
sedebit Petrus Romanus,
qui pascet oves in multis tribulationibus;
 
quibus transactis,
civitas septis collis diruetur,
et Judex tremendus iudicabit populum suum.
 
Finis.



" Nell'estrema persecuzione della Santa Chiesa Romana
siederà Pietro Romano,
che pasce gli agnelli in molte tribolazioni;
 
passate queste,
la città dei sette colli sarà distrutta,
ed il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo.
 
Fine ."  


All'epoca dell'elezione di Mario Bergoglio, molti commentatori indipendenti - me compreso - identificarono il nuovo pontefice con Petrus Romanus: a tal proposito, furono particolarmente significative le parole "Hanno preso il vescovo Roma alla fine del mondo" con cui Francesco si presentò ai fedeli. Oggi l'accostamento tra Petrus Romanus e Papa Bergoglio mi pare improprio per diversi motivi, anche se è sotto gli occhi di tutti l'"estrema tribolazione" che la Chiesa sta attraversando, testimoniata dalle polemiche suscitate da diversi provvedimenti presi dal pontefice in carica.


Chi conosce un minimo di storia della Chiesa, sa che dopo San Pietro nessun pontefice ha mai adottato il suo nome: è legittimo attendersi che l'ultimo Papa debba chiamarsi come il primo pontefice della Storia? E' questo il motivo per cui il nome di questo papa è riportato per esteso? E nel caso, come mai l'ipotetico Pietro II viene definito Romanus? E ancora: come mai il motto si concentra più sulla sua opera (pasce gli agnelli in molte tribolazioni), piuttosto che non delinarne le caratteristiche come avviene per tutti i motti precedenti?


A mio avviso, l'appellativo "Romanus" serve ad informare il lettore che la persona di cui si sta parlando è proprio San Pietro, il primo Papa, vissuto in epoca romana e deceduto a Roma, perlomeno secondo la tradizione. Il riferimento è tanto più preciso, se si ricorda che l'Apostolo Pietro è colui al quale il Cristo ha affidato l'incarico di "pascere gli agnelli":



Quand'ebbero fatto colazione,
Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami più di questi?»
Egli rispose: «Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene».
Gesù gli disse: «Pasci i miei agnelli».

Gli disse di nuovo, una seconda volta: «Simone di Giovanni, mi ami?»
Egli rispose: «Sì, Signore; tu sai che ti voglio bene».
Gesù gli disse: «Pastura le mie pecore».

Gli disse la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?»
Pietro fu rattristato che egli avesse detto la terza volta: «Mi vuoi bene?»
E gli rispose: «Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che ti voglio bene».
Gesù gli disse: «Pasci le mie pecore».



Per tre volte il Signore chiede a Pietro se riesce a ricambiare il Suo amore e per tre volte Pietro confessa la propria incapacità a provare un sentimento cristallino. Di fronte ad una tale povertà di cuore, che Pietro ha se non altro il coraggio di riuscire ad ammettere, il Signore si dimostra benevolo ed assegna a Pietro l'incarico di "sorvegliare il gregge". E' senz'altro un incarico delicato, ma non di grande prestigio: non si tratta di glorificare l'unione tra Spirito e Materia a cui Gesù aspirerebbe, ma "soltanto" di prendersi cura dell'umanità fino al ritorno del Cristo.


Nella trasposizione astronomica dei Vangeli, Pietro rappresenta l'Era dei Pesci, iniziata nel 160 A.C. circa e prossima alla conclusione. Pietro è quindi un lungo periodo di tempo, iniziato all'epoca di Cristo e che perdura tutt'oggi, in cui l'Umanità ha vissuto in attesa dell'avvento dell'Era messianica e del ritorno del Cristo.


Il paragrafo successivo "Richiami di Astronomia" fornisce alcuni riferimenti utili per comprendere meglio questa affermazione. Chi invece ritiene di disporre già di tutte le cognizioni necessarie, o preferisce semplicemente saltare alle conclusioni, può procedere speditamente verso il paragrafo "L'Era dei Pesci"


Richiami di astronomia



L'esegesi astronomica del Vangelo porta ad identificare Pietro, così come i dodici Apostoli, come un Eone, o Era Astrologica, vale a dire i dodici periodi di uguale durata, in cui è suddiviso il Grande Anno, o Anno Platonico, determinato dal ciclo precessionale:

Gli estimatori dello studioso Zecharia Sitchin, generalmente utilizzano un criterio di ripartizione delle Ere che lo studioso riporta nel libro "Il Pianeta degli Dei", dove è riportata la seguente mappa cronologica, basata sull'assunto che l'Anno Platonico duri 25.920 anni:


Calendario precessionale secondo Z. Sitchin ed Altri
(cliccare per ingrandire)
Purtroppo, il prof. Sitchin non precisa quali siano le fonti a cui attinge per generare il proprio calendario:

"[...] anche se non è possibile, oggi, accertare dove esattamente i Sumeri ponevano l'inizio di una casa zodiacale, possiamo comunque basarci sulla seguente tabella, considerata generalmente attendibile:

10860 a.C. - 8700 a.C. - Era del Leone."

[Z. Sitchin, "Il Pianeta degli Dei", cap. XIV]

Il problema dell'identificazione del punto di "inizio di una casa zodiacale" accennato da Sitchin nasconde il problema dell'identificazione del "Punto Zero precessionale", ossia del punto a partire dal quale sono state definite le 12 porzioni di eclittica corrispondenti alle 12 Ere.


Secondo la nuova teoria, il Punto Zero si trova tra le costellazioni di Toro e Gemelli, nel punto esatto in cui si intersecano eclittica ed equatore galattico. La misura esatta del cambio d'era è avvenuta pertanto nel Maggio del 1998, quando secondo l'astronomia ufficiale, è avvenuto l'allineamento tra l'asse solstiziale e l'Equatore Galattico:


L'ipotesi di identificazione del Punto Zero ricavata attraverso la nuova teoria porta alla generazione di una mappa leggermente differente da quella proposta da Sitchin. Lo scostamento tra le due mappe è pari a 100 anni, corrispondenti a poco più di un grado angolare:


Calendario Precessionale realizzato utilizzando la nuova ipotesi
relativa alla posizione del "Punto Zero"

(cliccare per ingrandire)

Dal punto di vista astronomico, il periodo di transizione tra ciascuna Era e la successiva dura 36 anni, la transizione tra Era dei Pesci ed Era dell'Acquario ha avuto inizio nel 1980 e si conclude nel 2016. Viceversa, le Scritture sembrano suggerire che la transizione tra le Ere duri 40 anni e l'ingresso nell'Era dell'Acquario, iniziato nel 1980, deva terminare nell'anno 2020.


Le considerazioni precedenti portano ad una serie di osservazioni di sicuro interesse.


L'Era dei Pesci


Che informazioni possiamo ottenere dalla "profezia di Malachia", se rileggiamo l'ultimo motto alla luce del fatto che Pietro non è soltanto il primo pontefice, ma è anche un Eone, un periodo di tempo, che ha "pasciuto gli agnelli" dai tempi di Cristo ai nostri giorni? La prima e più importante conclusione è che nei tempi finali, ci dice Malachia, Petrus Romanus sarà ancora "in carica" (sedebit): il che significa che la Fine dei Tempi deve avvenire prima della conclusione dell'Era dei Pesci.

"Nell'epoca dell'estrema persecuzione della Santa Chiesa Romana

sarà ancora in corso l'Era dei Pesci,

che pasce gli agnelli in molte tribolazioni."

Questo fatto non ci sorprende completamente, anzi risulta più che altro una conferma. Se Petrus Romanus è l'Era dei Pesci, allora ha senso identificare in lui il "Papa Santo" delle profezie, che durante il periodo di transizione d'Era, "governa" il mondo insieme al "Grande Monarca": colui che "in pace e in vita non sarà a lungo", cioè l'Era dell'Acquario.


Dall’universo sarà fatto un Monarca,
Che in pace e vita non sarà a lungo:
Allora si perderà la barca del pescatore,
Sarà retta nel più grande detrimento.

[Nostradamus, Centurie, I-IV]



Al momento in cui scrivo il presente aggiornamento al post, nell'Agosto del 2021, Papa Benedetto XVI sta conducendo una vita ritirata entro le mura vaticane, in difficili condizioni di salute. La profezia di Malachia non chiarisce chi guiderà la barca del pescatore quando il Signore lo chiamerà a Se: conferma soltanto l'avvento di un tempo di grande tribolazione. Tuttavia, la chiave di lettura che abbiamo proposto, inevitabilmente porta a concludere che "Petrus Romanus" non abbia mai cessato di "pascere gli agnelli", affrontando numerose tribolazioni: se fosse così, significherebbe che le difficoltà degli ultimi tempi potrebbero assomigliare a quelle che gli agnelli hanno affrontato sin dall'inizio dell'Era ... il che è in un certo senso confortante.


sabato 20 agosto 2016

Lo Zodiaco, le Ere, Pietro e Giuda

Nell'allegoria celeste presente nel Vangelo, gli Apostoli (dal greco απόστολος, 'inviato', 'messo') rappresentano le Ere Astrologiche, o Eoni: 12 periodi di tempo, aventi ciascuno durata di 2.160 anni circa, che scandiscono le diverse fasi del ciclo precessionale.
Per effetto della rotazione precessionale, l'asse terrestre cambia il proprio orientamento, puntando via via ad un diverso punto della Sfera Celeste. Il piano equatoriale, perpendicolare all'asse terrestre, varia conseguentemente la propria inclinazione, causando uno spostamento lungo l'eclittica dei punti equinoziali (collocati nell'intersezione tra il piano equatoriale e l'eclittica) e solstiziali (collocati nell'intersezione tra l'eclittica ed il piano perpendicolare alla retta che congiunge i punti equinoziali). La moderna astronomia riferisce che, nel corso dei circa 25.920 anni che formano un ciclo precessionale completo, ciascuno di questi punti traccia sull'eclittica un arco di 360°: la percorre cioè interamente, ritornando al punto di partenza.

La suddivisione del ciclo precessionale in 12 parti, consente di individuare altrettanti periodi - le Ere Astrologiche appunto - in cui il "Punto Vernale" si sposta di 30° circa lungo l'eclittica. E' pertanto possibile suddividere l'Eclittica in 12 frammenti, di uguale estensione, entro i quali il Punto Vernale viene a trovarsi nel corso di ciascuna Era. Le 12 Ere ed i 12 framemnti eclittici corrispondenti, possono essere messe in diretta corrispondenza con i 12 segni zodiacali: ciascuna prende il nome del segno zodiacale più prossimo.


Le 12 Ere Astrologiche
(cliccare per ingrandire)


Il frammento eclittico in cui si trova il Punto Vernale definisce l'Era Astrologica attuale: per determinarla con certezza, è sufficiente misurare l'ampiezza in gradi dell'arco eclittico che separa il Punto Vernale dal Punto Zero precessionale.


Ai tempi in cui i testi del Vangelo furono scritti, l'Era Astrologica in corso era l'Era dei Pesci. Questa informazione può essere desunta direttamente dal testo, dove viene espressa in maniera simbolica:


Il primo giorno degli Azzimi, 
quando si sacrificava la Pasqua
i suoi discepoli gli dissero: 

«Dove vuoi che andiamo a preparare 
perché tu possa mangiare la Pasqua?» 

Egli mandò due dei suoi discepoli e 
disse loro: «Andate in città, 
e vi verrà incontro un uomo 
che porta una brocca d'acqua

seguitelo.


[Mc. 14,12-13]

Il passo del Vangelo di Marco è uno dei pochissimi in cui si trova una indicazione di carattere cronologico. Il testo indica che l'evento si svolge nel "primo giorno degli Azzimi". La festa degli Azzimi, che si tiene durante il tempo Pasquale, è vicina all'equinozio di primavera, quando il Sole viene a trovarsi in prossimità del Punto Vernale. In questi giorni, osservando la posizione del Sole rispetto allo Zodiaco, è possibile verificare quale sia l'Era Corrente.


L'invito ad "andare in Città", che Gesù rivolge ai discepoli, va inteso come una esortazione a portare l'attenzione al cielo: spesso, nel Vangelo, la città di Gerusalemme rappresenta la realtà, l'orizzonte percettivo del discepolo, e quindi del lettore. Di tutti gli elementi presenti in tale orizzonte percettivo, a Gesù interessa ovviamente il cielo, in quanto simbolo di ciò che è divino.

"Osservando la posizione del Sole durante il tempo pasquale", dice Gesù, vi accorgerete di trovarvi di anno in anno più vicini all'Era dell'"uomo che porta una brocca d'acqua", ossia dell'Acquario. L'ordine di "seguire" l'uomo con la brocca, e dunque di entrare prima o poi, nell'Era dell'Acquario, rappresenta, come tutte le istruzioni e tutti i comandi impartiti da Gesù, una azione a cui è del tutto impossibile trasgredire, perchè determinata dalle Leggi universali, in questo caso dalle leggi del moto celeste, che obbligano le Ere a susseguirsi in un ordine stabilito. Il fatto che l'Era dell'Acquario si stia avvicinando, ma non sia ancora iniziata porta a concludere che l'Era attuale - quella in cui vivono i destinatari del messaggio evangelico - sia quella dei Pesci

L'Era dei Pesci è associata a Simone, detto Pietro. Uomo pragmatico e di buona volontà, Pietro sembra adatto ad incarnare l’Era contemporanea: ben sviluppata dal punto di vista della dell’esperienza materiale, ma scarsamente attenta ai sottili percorsi dello spirito. A lui, Gesù si rivolge con queste parole:

tu sei Pietro, e su questa pietra 
edificherò la mia Chiesa, 
e le porte dell'Ades non la potranno vincere 


[Mt. 16,18]

Nell'originale greco, la parola utilizzata al posto del nome Pietro è Πέτρος, che significa "roccia", "sasso": espressioni che ribadiscono la natura grezza e materiale della generazione attuale, che costituirà tuttavia, il fondamento per la costituzione della nuova Chiesa, l'"assemblea". Da sempre, la Chiesa utilizza il Pesce come simbolo dello stesso Gesù, rafforzando l'idea di una correlazione tra Pietro e l'Era dei Pesci:
ησοῦς Χριστός Θεoῦ Υιός Σωτήρ: Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore

Pietro non ha una importanza superiore agli altri Apostoli. Anzi, in numerose occasioni, Gesù esorta espressamente ciascuno degli Apostoli a non considerare sè stesso più grande o più importante degli altri:

chi è il più grande tra voi 
diventi come il più piccolo 

[Lc. 22, 26]


Ciononostante, gli elenchi degli Apostoli presenti nei Vangeli di Matteo, Luca e Marco, sono concordi nel nominare Pietro per primo e Giuda per ultimo: un fatto che potrebbe erroneamente indurre ad attribuire una diversa importanza ai dodici. A mio avviso, la Pole Position di Pietro negli elenchi evangelici può essere spiegata soltanto trasponendo l'elenco fra le stelle, dove a ciascun Apostolo corrisponde un segno zodiacale. 

Anticamente, il segno associato all'Era Precessionale corrente assumeva il ruolo di primo segno dello Zodiaco: al tempo dei Sumeri, vissuti in piena Era del Toro (III millennio A. C.), il primo segno dello Zodiaco (o segno guida) era il Toro(1), l'ultimo era l'Ariete. Nell'Impero Babilonese (600 A.C.), durante l'Era dell'Ariete, il Toro passò in seconda posizione, cedendo il ruolo di primo segno all'Ariete. Se le antiche tradizioni fossero state mantenute anche in epoca Romana, al tempo di Gesù i Pesci avrebbero dovuto assumere il ruolo di segno guida dello Zodiaco, facendo scalare Ariete e Toro rispettivamente in seconda e terza posizione. 

Nonostante questa variazione non sia stata introdotta dagli astrologi del tempo, il Vangelo sembra rispettare la tradizione antica. Considerare Pietro "primo tra gli Apostoli" equivale esattamente a considerare i Pesci l'attuale segno guida. E' possibile che il mancato aggiornamento del segno guida ed i mancati adeguamenti asstrologici che avrebbero dovuto discenderne, siano alla base delle numerose incompatibilità esistenti tra l'astronomia e l'astrologia moderne: sarebbe interessante approfondire, ma non è questa la sede

Ciò che è interessante è invece notare come il ruolo di segno guida venga sempre assunto dal segno che fino all'Era precedente chiudeva lo Zodiaco. Questo fatto sembra essere una applicazione pratica della Legge espressa da Gesù secondo cui:

gli ultimi saranno primi e i primi ultimi

[Mt. 20,16]

Partendo da Pietro, è possibile individuare delle corrispondenze tra i segni zodiacali e gli Apostoli, seguendo le indicazioni del Vangelo di Marco, quello che maggiormente, tra i Sinottici, contiene riferimenti di carattere astronomico ed astrologico:
Costituì dunque i dodici, cioè: 
Simone, al quale mise nome Pietro; 
Giacomo, figlio di Zebedeo e 
Giovanni, fratello di Giacomo, 
ai quali pose nome Boanerges, che vuol dire figli del tuono; 
Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, 
Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, 
Simone il Cananeo 
e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì. 


[Mc. 3,16-19]

L'elenco dei dodici va letto tenendo presente che l'ordine di lettura è quello corrispondente al ciclo ordinario di percorrenza dello Zodiaco da parte del Sole. Quindi se Pietro corrisponde ai Pesci, Giacomo è l'Ariete e Giovanni il Toro. Questi primi tre discepoli, che comprendono un quarto di Zodiaco, sono coloro che vengono ammessi ad assistere alla trasfigurazione di Gesù sul monte e che "regnano" per un periodo di 6.480 anni circa: dall'apparizione biblica di Adamo sulla Terra ai giorni nostri

Giuda, che chiude l'elenco dei dodici, è evidentemente l'Acquario. Nell'Ultima Cena, Leonardo da Vinci coglie il senso allegorico dell'elenco degli Apostoli, accostando le figure di Pietro e di Giuda, e mostrando così che se gli estremi dell'elenco si toccano, è proprio perchè l'elenco è circolare:

L'ultima Cena: Pietro siede accanto a Giuda
(cliccare per ingrandire)

Nel Cenacolo, Leonardo rappresenta lo Zodiaco come se fosse una pergamena "srotolata", in modo da poter rappresentare la rotazione precessionale come un moto lineare. Il piano del tavolo rappresenta l'Eclittica, sulla quale il Punto Vernale si sposta da sinistra verso destra. Due soli vassoi contenenti pietanze sono visibili sulla tavola: un piatto di pani, sulla destra, posizionato di fronte a Matteo (Era della Vergine) ed un piatto di pesci, posto proprio davanti a Pietro (Era dei Pesci).

Torneremo in futuro sul significato dei molti dettagli che Leonardo include nel dipinto, spiegando come mai Giuda è parzialmente voltato di spalle, come mai Pietro lo scavalca per parlare con Giovanni, perchè Pietro tiene in mano un coltello e perchè Giacomo alza le mani, in apparente segno di resa ...

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(1): cfr. Alfred Jeremias, "The Old Testament in the Light of the Ancient East - VOL I", pag. 73, "Age of Taurus" - Williams & Norgate, 1911.