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martedì 13 settembre 2016

La Profezia Babilonese

Nel post relativo all' analisi storica del "Vangelo nelle Stelle" , abbiamo evidenziato come le cognizioni scientifiche degli astronomi del passato, come Ipparco di Nicea ed Eratostene di Cirene , potrebbero essere aver ispirato la ricca simbologia stellare ed astronomica presente nel Nuovo Testamento.

La statua dell'Atlante Farnese del Museo di Capodimonte (NA)
contiene una raffigurazione del perduto "Catalogo di Ipparco"


E' noto che Ipparco abbia studiato gli scritti di Eratostene e ne abbia proseguito gli studi; ma anche Eratostene, grazie alla sua posizione di direttore della Biblioteca di Alessandria d'Egitto , acquisì moltissime conoscenze attraverso lo studio di documenti scritti da popoli molto più antichi. In epoche tanto remote le conoscenze astronomiche erano inscindibili da quelle astrologiche: il cosmo era una delle manifestazioni naturali attraverso cui l'uomo aveva la possibilità di conoscere sè stesso ed il proprio destino.

Nel libro "Naturales Quaestiones", il filosofo romano Lucio Anneo Seneca , riferisce che Berosso , astronomo e astrologo babilonese, che si ritiene essere vissuto attorno all'anno 300 A.C. circa, avesse individuato un criterio per poter determinare con straordinaria esattezza le date del Diluvio Universale di cui si parla nella Genesi e del Grande Fuoco che avvolgerà ogni cosa alla fine dei tempi. La descrizione di questi due eventi planetari è presente in tutte le culture: in Grecia, il grande incendio della fine era conosciuto col nome di Ecpirosi .




Nella teologia Cristiana, l' Ecpirosi prende il nome di "Grande Conflagrazione"; ne parla diffusamente Tommaso d'Aquino nella propria opera " Summa Teologica ":
"La purificazione del mondo effettuata dal diluvio si riferiva soltanto alla contaminazione del peccato, specialmente del peccato di concupiscenza che allora dominava. Perciò la purificazione allora fu fatta giustamente con l'acqua. Ma la seconda purificazione riguarda e la contaminazione della colpa e l'impurità derivante dalla mistura degli elementi. Per l'uno e per l'altro scopo la purificazione sarà compiuta quindi meglio col fuoco invece che con l'acqua."

[T. d'Aquino, Summa Teologica, Quaestio 74, ART II]

Tommaso d'Aquino
Tommaso d'Aquino, tra l'altro, precisa che il fuoco della conflagrazione " pur essendo specificamente identico al nostro, sarà numericamente diverso ", intendendo forse che avrà una energia estremamente più elevata. Non si tratta dunque di un fenomeno terrestre, ma di una energia esogena al nostro pianeta, che potrebbe avere anche effetti meravigliosamente positivi: non è forse calore la sensazione che si avverte durante un trattamento di reiki o pranoterapia? Anche il Vangelo di Marco parla del fuoco, inteso strumento divino per eliminare le inutili zavorre che affliggono la vera essenza dell'individuo:

Poiché ognuno sarà salato con il fuoco

[Mc. 9, 49]


Le Religioni più diffuse non chiariscono quando si dovrebbe verificare questo evento catartico, di portata planetaria. Secondo Seneca, Berosso individuò invece un criterio di determinazione piuttosto preciso:
Beroso, che si è fatto interprete di Belo, sostiene che questi fenomeni dipendono dal corso degli astri, e lo afferma con tale convinzione da determinare il momento della conflagrazione e del diluvio: dichiara che tutte le cose terrene saranno ridotte in cenere quando tutti gli astri che ora seguono orbite diverse si saranno riuniti nel segno del Cancro , disposti lungo una stessa traccia, in modo tale che una linea retta possa passare per i centri di tutti i globi ; l'inondazione avverrà quando la stessa moltitudine di astri si sarà riunita nel segno del Capricorno. Il Cancro dà luogo al solstizio d'estate, il Capricorno al solstizio d'inverno: sono costellazioni che esercitano un considerevole influsso, dato che intervengono nei cambiamenti dell'anno. "
[L. A. Seneca, Naturales Quaestiones, Liber III, 29.1]

Il brano non è ignoto agli "escatologisti", che hanno già più volte cercato di individuare l'istante esatto in cui i 5 pianeti conosciuti in epoca Babilonese, vale a dire Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno, oltre naturalmente al Sole e alla Luna, si sarebbero allineati " in modo tale che una linea retta possa passare per i centri di tutti i globi ", nella porzione di eclittica occupata dalla costellazione del Cancro. E si sono tranquillizzati, dal momento che una simile condizione non avviene mai: gli allineamenti planetari più significativi a cui si potrà assistere in un futuro, anche remoto, sono i seguenti:

  • 9 Settembre 2040 : i pianeti Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno, oltre a Sole e Luna, saranno quasi allineati nel Segno della Vergine;
  • 9 Maggio 2854 : gli 8 pianeti del Sistema Solare, oltre a Sole e Luna, saranno quasi allineati nel segno del Toro.

In entrambi i casi il " quasi " è d'obbligo, in quanto si tratta di eventi in cui non si verifierà una vera e propria sovrapposizione ottica, ma i pianeti saranno semplicemente raccolti entro un certo angolo di osservazione. Ma ... c'è un ma. Il fatto è che non sono certo che Berosso intendesse "verificate in quale istante tutti i pianeti conosciuti saranno allineati lungo un'unica retta".

Il testo originale Babilonese è andato perduto, pertanto Seneca resta l'unica fonte disponibile per capire che cosa avesse scoperto Berosso. E' ragionevole pensare che Seneca, non disponendo di cognizioni astronomiche ed astrologiche al livello di quelle della sua fonte, possa aver commesso qualche lieve errore interpretativo? Per scoprirlo è necessario esaminare il testo latino originale del brano scritto in grassetto, poche righe sopra:
" ... quandoque omnia sidera , quae nunc diuersos agunt cursus, in Cancrum conuenerint, sic sub eodem posita uestigio, ut recta linea exire per orbes omnium possit "



In effetti la condizione posta da Berosso, se rapportata alle cognizioni astronomiche attuali, sembra indicare un evento semplicemente impossibile. Tuttavia, se torniamo alle cognizioni astronomiche dell'Età Babilonese e le integriamo con alcune ipotesi plausibili, otteniamo un risultato possibile:
  1. i Pianeti . Per indicare gli astri che dovranno risultare allineati, Seneca non usa l'espressione propria utilizzata per indicare i pianeti, ossia asteres planetes , ma un più generico sidera , plurale di sidus , sideris , che significa "stella". Forse questo significa che non sono soltanto i pianeti che devono essere allineati, ma tutte le stelle, ossia il cosmo. Dalle analisi condotte nei post precedenti sappiamo che anche le stelle "fisse" seguono un proprio "corso", determinato dal moto precessionale, e che la sfera celeste è dotata di assi che possono essere soggetti a particolari allineamenti . Pertanto la frase potrebbe significare che oggetto dell'allineamento non sono i pianeti, o perlomeno non tutti, ma la stessa sfera celeste, ed in particolare l'asse congiungente i due punti in cui l'equatore galattico interseca la via lattea.
  2. le Costellazioni di riferimento. Seneca non specifica che gli astri si devono raccogliere "nel segno del Cancro" come proposto dalla traduzione italiana: si limita a segnalare un "congiungimento in Cancro". Il Cancro era, per Berosso, il segno nel quale si verificava il Solstizio d'estate: ancora oggi, il parallelo terrestre in cui il Sole si trova allo zenit nel giorno del solstizio d'estate prende il nome di tropico del Cancro . L'indicazione potrebbe quindi significare soltanto che l'allineamento si deve verificare nel giorno del solstizio.
  3. la Retta . Il fatto che i globi allineati devano esserlo con precisione tale che i rispettivi centri si trovino sulla medesima retta implica che gli astri coinvolti nell'allineamento non possano essere tanto distanti da apparire puntiformi: ne consegue che l'allineamento deve avvenire tra i soli quattro oggetti celesti per cui è identificabile un centro osservandoli ad occhio nudo, vale a dire la Terra, il Sole, la Luna e la sfera celeste. L'allineamento tra la Terra, il Sole e la Luna si verifica durante le eclissi.
In sostanza, la condizione descritta da Berosso può essere tradotta nel modo seguente:
"... quando, durante un'eclissi verificatasi il giorno del solstizio, la retta che congiunge le intersezioni tra eclittica ed equatore galattico, attraverserà i centri della Terra, della Luna e del Sole"
Il concetto può essere spiegato in maneira più efficace facendo uso di una immagine. Secondo l'interpretazione proposta, l'allineamento di cui parla Berosso, consiste nella disposizione di Terra, Sole e Luna lungo la retta che congiunge le due intersezioni tra eclittica ed equatore galattico:




Berosso sapeva, evidentemente che a causa della precessione degli equinozi questo fenomeno si sarebbe verificato in una epoca molto lontana dalla sua, quando l'asse solstiziale si fosse spostato in corrispondenza dell'intersezione tra eclittica ed equatore galattico. Berosso aveva certamente ipotizzato quanto tempo doveva ancora trascorrere: più o meno 2300 anni, ancora. 


Proprio così: la condizione astronomica predetta da Berosso - al netto delle osservazioni fatte poc'anzi - si verificherà il 21 Giugno 2020 , durante uno degli eventi astronomici più rari che l'umanità abbia mai conosciuto. Nei prossimi post vedremo che questa particolare eclissi trova una corrispondenza molto ben precisa nel Vangelo, che non mancherà di sorprendere.

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