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giovedì 28 novembre 2013

Ancora sulla Benedizione

Nel precedente post sulla benedizione non abbiamo chiarito bene come funziona questa meravigliosa tecnica di liberazione, limitandoci a spiegare ai lettori di che cosa si tratta, e abbiamo invitato tutti a praticarla. In questo post cerchiamo di fornire istruzioni più precise in merito, spiegando come renderla efficace e cercando di capire perchè funziona.

Come praticarla?

Volontà
La benedizione è innanzitutto un atto di volontà: non è possibile pensare di risolvere un problema o guarire un dolore mediante una benedizione (o mediante qualsiasi altro sistema), se non si dispone di una forte ed incondizionata volontà. In questo caso la volontà che serve non è una semplice covinzione mentale, ma una serena fiducia nell'affidarsi ad energie più grandi di noi. Non c'è spazio per dubbi e tentennamenti: i dubbi sono generati dalla mente, che è uno strumento abituato a relazionarsi con il mondo esterno, che è il mondo del temporaneo e dell'opinabile. La benedizione invece è un atto che richiama energie tratte direttamente dal mondo invisibile, e pertanto Veritiere ed Immutabili, ma che richiedono il più profondo rispetto.

Il secondo ingrediente che occorre è l'attenzione, che va indirizzata verso il problema da risolvere. Il modo migliore per stimolare la mente a produrre l'attenzione necessaria è usare la tecnica della visualizzazione, che consiste nel generare una immagine mentale del problema. Se si intende guarire un dolore fisico, è bene visualizzare i confini della zona sofferente: non bisogna accontentarsi di dire un generico "fa male qui", indicando solo un punto; occorre esplorare mentalmente e in dettaglio ogni punto del corpo che duole, fino ad individuare col massimo dettaglio la forma e l'estensione della zona dolorante. Se si intende risolvere una situazione complicata, è possibile visualizzare le persone coinvolte nel problema come se si trovassero a pochi metri di distanza; quindi è bene cercare di visualizzare il torto che riteniamo di aver subìto da ciascuna di esse come frecce o saette che hanno origine da quelle persone e sono rivolte verso di noi. In entrambi i casi sarà opportuno visualizzare le zone dolenti come colorate, per esempio, di rosso.

Un paio di consigli per chi è alle prime armi. Il primo è di non voler strafare, ma di concentrarsi su un problema alla volta: in caso contrario si potrebbe fornire alla mente materiale per "svicolarsi", abbandonandoci prima di cominciare. Il secondo è di far caso, nel lavoro di visualizzazione, alle emozioni che si provano. Le emozioni sono collegate ai dolori fisici, come ad ogni altra forma di sofferenza: non vanno sfuggite, ma osservate molto attentamente, ed utilizzate per disegnare meglio i confini della zona dolorante. Agli scettici consigliamo di restare tali, almeno finchè non avranno sperimentato.

Si procede quindi alla benedizione vera e propria, che normalmente richiede di imbastire un piccolo rito. Tutti abbiamo più o meno in mente il gesto che compie il Papa nel momento in cui offre la benedizione: forma con la mano un preciso mudra, piegando anulare e mignolo e distendendo le altre tre dita, quindi rivolge il segno di croce ai fedeli, recitando il mantra "vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Nelle ricorrenze di San Biagio, i sacerdoti usano benedire la gola dei fedeli avvicinando a questa due candele benedette incrociate. Noi dovremo fare qualcosa di simile, individuando un gesto, una formula che aiuti a mantenere viva l'attenzione: immersi nella nostra visualizzazione, pratichiamo il nostro simbolo o recitiamo il nostro mantra rivolti a ciascuna delle zone dolenti "colorate di rosso".

Se si è lavorato bene, il sollievo è istantaneo: si può avvertire un allentamento della tensione e, in casi particolarmente complicati, una commozione che può sgorgare da dentro, accompagnata da un senso di liberazione. I mali possono migliorare, le situazioni possono modificarsi e rendersi più innocue. Ognuno poi la vive a modo proprio. Occorre provare.

Perchè funziona?

"Tutta suggesione", direbbe la scienza. "Intervento divino", direbbe il credente. Hanno probabilmente ragione entrambi, e del resto poco importa, se funziona. La benedizione è innanzitutto un metodo per aiutare l'individuo a vivere il momento presente, affrancandosi dall'ossessionante tendenza della mente a voler continuamente rivivivere il passato o anticipare il futuro. La visualizzazione dell'area dolorante, la determinazione precisa dei confini del problema da benedire non sono altro che una presa di coscienza viva e partecipe della realtà che esiste nell'istante presente.

Confinare il problema impedisce che questo assuma, a livello psichico, dimensioni enormi, coinvolgendo la totalità dell'individuo. La mente ha infatti la tendenza ad immedesimarsi, ad identificarsi con i problemi, talvolta fino a renderli parte stessa della personalità ("io sono quello che soffre per questo e quest'altro motivo"): fatto questo che può spingere le persone a fare delle scelte non proprie. Visualizzare dei confini per il problema permette di osservare il problema dall'esterno, avviando il processo di disidentificazione.

L'ultimo tassello, che è la benedizione vera e propria, è l'apice della presa di coscienza, e coincide con il momento della totale accettazione della realtà presente. La realtà è ciò che è stato creato per consentire all'individuo di conoscere sè stesso. Nella nostra "realtà", ogni emozione genera azioni, le quali scatenano reazioni, che suscitano a loro volta altre emozioni. Queste ultime, se non si interviene, possono innescare un nuovo ciclo emozione-azione-reazione, costringendo l'individuo a rivivere sempre le medesime situazioni, e a fare gli stessi errori. La benedizione del dolore interrompe questo incantesimo, riportando l'individuo a sè stesso, e affrancandolo dal trasporto meccanico operato dalle emozioni.

In sostanza, con la benedizione siamo in grado di dire "va bene, ho capito: il mio comportamento e le mie convinzioni mi hanno immerso in questa situazione spiacevole. Riconosco di aver sbagliato, avendo sperimentato sulla mia pelle le conseguenze del mio errore, e mi assumo la piena responsabilità del mio errore. Ora non ho più bisogno di sperimentare questa situazione di dolore e lo lascio andare".

Quindi la benedizione è innanzitutto una osservazione priva di giudizio della realtà, a cui segue una determinazione dell'entità del nostro problema, che si conclude con la sua accettazione incondizionata: la chiave per la felicità. Ciò che hanno insegnato, in modi diversi, Cristo, Buddha, Socrate, Gurdjieff, e tanti altri maestri, passati e presenti.

martedì 26 novembre 2013

Il Vangelo nelle Stelle

La teoria del "Vangelo nelle Stelle" in inglese è chiamata GITS, acronimo di "Gospel In The Stars". Ormai è catalogata come eresia, e gode di poco credito. Oggigiorno, chi cerca di accostare le vicende narrate nella Scrittura ad eventi celesti viene spesso malvisto, accusato di blasfemia. A parer nostro si tratta di atteggiamenti dettati solo dalla paura, soprattutto di vedere sconvolte le proprie certezze, le proprie convinzioni. 

Comprendiamo e vogliamo innanzitutto tranquillizzare: nessuno qui desidera mancare di rispetto alla Scrittura. Nè vogliamo sostituirci alle migliaia di interpreti che nel corso dei secoli hanno studiato nei minimi dettagli ogni parola, ogni frase, ogni passo del Vangelo ricercando insegnamenti di carattere morale e spirituale. Anzi. Riteniamo che tali insegnamenti vadano approfonditi, in quanto riteniamo che il Vangelo sia una fonte inesauribile di conoscenza, di sè stessi, del mondo e di Dio. Semplicemente, vogliamo timidamente proporre un ulteriore significato alla vicenda evangelica, di carattere strettamente simbolico, ed avente una valenza profondamente umanitaria.

In effetti i quattro Vangeli canonici sembrano divisi in due sezioni principali: il racconto della vita di Gesù ed il racconto della Sua morte e resurrezione. Nessuno nota questa divisione, eppure è evidente ... Gesù viaggia, predica alle genti, guarisce le persone, resuscita i morti, quindi muore nel modo più tormentato e straordinario che la Storia ricordi. La Sua vita è simbolo di Bontà e di Verità. La Sua morte di Amore, di Sacrificio e di Rinascita.

Il Vangelo non risparmia i dettagli della Sua passione: dettagli che si imprimono nella memoria per la loro crudezza, soprattutto se confrontati con le immagini straordinariamente semplici, veritiere, gioiose della Sua vita. Il Vangelo è conosciuto in tutto il mondo: questo significa che miliardi di persone conoscono la Sua Passione. Cristo non poteva non saperlo, anzi dimostra di conoscere perfettamente il "potenziale mediatico" della Sua storia: 

Frattanto questo vangelo del regno 
sarà annunziato in tutto il mondo,
perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti. 

[Mt. 24,14] 

Anche all'epoca di Cristo, i modi di soffrire e di morire erano decine, quando non centinaia. Ci chiediamo ... come mai proprio la croce? La domanda potrebbe apparire sciocca, ma ci permettiamo di insistere: è possibile che Cristo abbia nascosto nella vicenda della propria passione un messaggio prezioso da trasmettere ai posteri? E in caso affermativo, in che cosa consiste questo messaggio? Forse si tratta di un mero esercizio mentale, ma se per caso non lo fosse? Non la pena provare?

Sta di fatto che facendo qualche ricerca abbiamo trovato, o abbiamo creduto di trovare, delle analogie tra le vicende evangeliche e particolari configurazioni del cielo, in un certo periodo dell'anno di un preciso periodo storico: quello che stiamo vivendo. In un primo momento le corrispondenze che abbiamo intravisto ci sono sembrate fortuite, frutto del caso. Poi ci siamo accorti che in realtà le descrizioni presenti nel testo presentavano numerosi dettagli, tutti riscontrabili nel nostro modello, e questo fatto ci ha indotti a riconsiderare l'ipotesi iniziale con maggior attenzione.

Traendo spunto dalla "profezia maya" abbiamo provato, con l'aiuto di un software di osservazione astronomica, a ricostruire la configurazione del cielo visto verso Sud, a mezzogiorno del 21 Dicembre 2012; abbiamo aggiunto le linee che gli antichi ben conoscevano: l'eclittica e l'equatore galattico; abbiamo simulato un oscuramento del Sole togliendo l'atmosfera e quello che ci è apparso ci ha tolto il fiato!



La nostra simulazione astronomica mostrava come l'eclittica, nel giorno del solstizio d'inverno, apaia come una linea curva, bassa sull'orizzonte: in effetti assomiglia molto al Golgota, il monte Calvario, chiamato così in virtù della sua regolare rotondità.

Il Sole sta esattamente al centro della croce, in cima al "colle" e ai suoi lati si trovano due pianeti: Marte e Venere. Ricordando che Gesù Cristo fu crocifisso tra due ladroni, ci siamo resi conto che in effetti i pianeti sono ladroni di luce, in quanto brillano unicamente in virtù della luce che rubano all'astro. Il Vangelo insiste molto sul fatto che i due malfattori fossero dei ladri, nonostante le fonti storiche riportino che all'epoca di Gesù la crocifissione era un suplizio riservato a pericolosi sovversivi, in grado di causare seri grattacapi alla Roma imperiale.

Memori delle illustrazioni più comuni del Golgota, che mostrano 3 grandi croci latine, ci siamo industriati nella ricerca delle tre croci nel cielo. Non riuscendo a trovarle, abbiamo deciso di cercare attentamente nei testi dove fossero citate queste tre croci. Ebbene, ci siamo accorti che il Vangelo non cita mai le tre croci: i quattro Vangeli si limitano a indicare che Gesù fu crocifisso tra due ladroni, senza escludere che la croce fosse una, proprio come mostra il nostro modello.
 
Abbiamo quindi cercato di capire se la configurazione del cielo che stavamo osservando fosse rara o comune, e abbiamo scoperto che si ripete il 21 Dicembre di ogni anno compreso tra il 1980 e il 2016 circa, e che il prossimo intervallo di 36 anni che presenterà la medesima configurazione si presenterà solo dopo 26.000 anni. A questo punto, per quanto assurdo, ci è parso possibile che il Vangelo potesse contenere un messaggio importante, destinato a tutti i popoli della Terra che avessero vissuto tra il 1980 ed il 2016. Non abbiamo trascurato di notare che 36 anni fosse un periodo di tempo compatibile con la durata della vita di Cristo, dal momento che il Vangelo si limita a dire che all'inizio della predicazione, durata 3 anni, Gesù aveva già compiuto i 30 anni.

Confortati dalle coincidenze, abbiamo cominciato a cercare le corrispondenze tra gli eventi evangelici e quelli astronomici e abbiamo trovato numerosissime corrispondenze. Ad oggi, mancano ancora 4 solstizi al termine di questo periodo di 36 anni, e siamo convinti che sia fondamentale decodificare il messaggio nascosto nel Vangelo. Mi auguro che questo lavoro possa costituire una base di ispirazione per quanti vorranno avventurarsi in questa singolare avventura.

lunedì 18 novembre 2013

I Vangeli Gnostici


La Verità, dicono i saggi, non è liberamente accessibile all'uomo, dal momento che la mente umana riesce a scorgerne sempre solamente dei frammenti, e solo la riunione con Dio può consentire all'uomo di ricostruire il senso universale della Verità. Il Vangelo, alla pari e forse più di ogni altro testo sacro, è un serbatoio straordinario di verità, tanto ricco da rendere impossibile al lettore la totale percezione delle verità in una sola volta. Prova ne è il fatto che le vicende narrate appaiono sempre nuove: sembrano sempre voler svelare un nuovo significato, un nuovo segreto. Per quanto mi riguarda una delle più belle chiavi di scoperta nella lettura del testo è derivato dall'accostamento dei testi canonici ai testi gnostici.


Codici di Nag Hammadi - Apocrifo di Giovanni

In seguito alla scoperta dei rotoli di Nag Hammadi, molti commentatori hanno intravisto nei 4 Vangeli canonici la presenza di materiale di provenienza, o di ispirazione gnostica. Effettivamente la lettura dei vangeli gnostici, quello di Tommaso innanzitutto, sembra ampliare e molto spesso chiarire parecchi dei concetti illustrati nei Vangeli canonici. Prendiamo ad esempio il passo di Matteo:


«Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino».

[Mt. 2,3]

Il passo è fortemente evocativo. La potenza e l'efficacia dell'affermazione di Gesù fanno sembrare che il regno possa essere a portata di mano, finalmente tangibile. Tuttavia la frase, per quanto semplice, cela un piccolo enigma, racchiuso dal termine "vicino". In che senso, ci chiediamo, "vicino"? Forse Gesù voleva dire "dietro l'angolo"? O forse "mancano pochi giorni"? 

La lettura ordinaria, seguendo la (arretrata) predisposizione mentale dell'individuo che vive nell'occidente del XXI secolo, intende il "vicino" in senso temporale, interpretando il passo come una prossima "venuta" del Regno dei Cieli. Insomma, l'uomo odierno è ormai abituato a considerare il Regno dei Cieli alla stregua di un fenomeno meteorologico che prima o poi dovrà capitare. Come se fosse un temporale in arrivo. Ed il peggio in questo è che il lettore odierno ritiene di non poter in alcun modo interferire con la venuta di questo Regno ... d'altra parte non sa nemmeno con precisione di che cosa si tratti ...

Il Vangelo di Tommaso con pochissime, altrettanto efficaci parole, richiama il lettore alle proprie responsabilità: 

«il Regno è dentro di voi e fuori di voi
Quando vi conoscerete sarete riconosciuti, 
e comprenderete di essere figli del Padre vivente.»

[Tm. 3]

La "vicinanza" del Regno va intesa nel senso più letterale possibile: il Regno è "fuori e dentro di voi", ossia precisamente qui, dove ci troviamo ora, esattamente in questo istante, mentre io scrivo e tu, lettore, leggi: nè prima, nè dopo. E' "fuori e dentro", ossia lo possiamo scorgere sia osservando il mondo attorno a noi, sia facendo attenzione a noi stessi, a come ci sentiamo, a cosa proviamo. In questo momento. Del resto, sembra voler dire Gesù, ciò che tu, uomo, provi, contribuisce ad alterare la tua immagine del mondo che ti circonda, e ciò che accade nel tuo ambiente, si riflette sulle tue emozioni, rendendo esterno ed interno due aspetti complementari di te stesso.

Il Regno è la consapevolezza di essere figli del Padre, il che significa sapere intimamente che c'è una scintilla di divino dentro di te, che è sorgente della vita e che è fonte di verità. Per vedere questa scintilla, per poterla conoscere, è necessario che tu conosca te stesso, ossia impari a distinguere in te ciò che è frutto di condizionamento, ciò che è stato appreso nel corso dell'esperienza, da ciò che propriamente sei. Solo così sarai pronto a vedere la verità in ogni aspetto, e a capire che sei figlio del padre vivente.

Quella scintilla, dicono gli gnostici, è il Signore, che parla dentro di te: se lo sai ascoltare, saprà guidarti lungo la strada.

Io, disse Maria, vidi il Signore in una visione, 
e gli dissi: "Signore, oggi ti ho visto in una visione". 
Egli mi rispose e disse: 
"Beata, tu che non hai vacillato alla mia vista. 
 Là, infatti, ove è la mente, quivi è il tesoro".


La voce è molto sottile e occorre calma e pazienza per riuscire a sentirla: la mente vacilla quando la avverte, trasportata com'è da miriadi di pensieri automatici che scaturiscono per associazione di idee. Serve invece che la mente sia sgombra, silenziosa, e pronta a decodificare e a trascrivere il messaggio della voce interiore. Allora il messaggio diventa manifesto.

Al contrario dei Vangeli canonici, che raccontano vicende ed episodi della vita di Cristo, i testi Gnostici sono quindi più lievi e sottili ... raccontano sì, episodi, ma caratterizzati spesso da una atmosfera onirica o meditativa, che predispone all'ascolto di sè stessi. 

Un fatto curioso è che i testi gnostici, non parlano mai della passione di Gesù: danno per scontato che sia accaduta, ma non si soffermano a descriverla: sembra che l'episodio della morte di Dio non importasse agli gnostici, che ritenenvano che Cristo vivesse in ogni istante dentro il loro cuore, e che fosse pertanto costantemente raggiungibile ... a patto di saperlo ascoltare. 

La Crocifissione per loro era in primis quell'annullamento dell'individuo che avviene durante la vita di qualsiasi persona: il Sè, l'anima, arriva libera ed innocente nel mondo, quindi si incarna in un corpo, contaminandosi con la materia e i problemi della vita organica, in modo da poter fare esperienza e conoscere sè stessa. Nel processo il sè viene sempre più costretto entro ristretti confini da un Ego sempre più forte. Ma questo Ego non ha origine divina: è soltanto l'insieme delle idee, opinioni, certezze, credenze, che l'individuo ha accumulato nel corso dell'esistenza, e per questo motivo deve morire. Il Sè, venuto ad identificarsi quasi totalmente con l'Ego, sperimenta anch'esso la morte, o almeno crede di provarla, visto che appena questa è avvenuta il Sè può accorgersi di esserci ancora: di essere quindi immortale. 

La crocifissione è insomma simbolo della morte apparente del Sè, ed ha il preciso scopo di ricordare all'anima che la consapevolezza può essere ottenuta soltanto facendo l'esperienza.

venerdì 15 novembre 2013

Raccolta eBook

Profezie Evangeliche inaugura oggi la pubblicazione di una breve raccolta di eBook scaricabili gratuitamente. 



Principalmente si tratta di traduzioni in italiano dei testi della biblioteca di Nag Hammadi, per i quali sono disponibili in rete versioni ben fatte solo in lingua inglese, mentre quelle in italiano spesso risultano insoddisfacenti. Speriamo che lo sforzo profuso nella traduzione renda i testi accessibili anche a chi ha ancora poca dimestichezza con la lingua inglese.

Il primo eBook è l'Apocalisse di Adamo, scaricabile dal link inserito nella colonna a destra. Il testo che riporta l'ipotetico discorso che Adamo fece al proprio figlio Seth, raccontandogli quanto egli conosce circa la storia dell'umanità, dalle origini alla sua conclusione.

Buona lettura!