Video

Ultimi Commenti

A differenza di quanto accade nei blog di news in tempo reale, dove il rapido invecchiamento delle notizie fa sì che l'argomento del giorno sia destinato ad essere ben presto archiviato, qui ci muoviamo in maniera differente: i post trattano "argomenti" su cui è possibile riflettere e di cui è possibile discutere: per questo motivo non è raro che un post venga aggiornato, o venga integrato attraverso i commenti degli autori o dei visitatori. L'obiettivo è arrivare alla costruzione di un quadro generale sempre più accurato e sempre più preciso. Un grazie a chi vorrà partecipare con commenti ed osservazioni.

ULTIMI COMMENTI APPARSI SUL BLOG:

lunedì 18 novembre 2013

I Vangeli Gnostici


La Verità, dicono i saggi, non è liberamente accessibile all'uomo, dal momento che la mente umana riesce a scorgerne sempre solamente dei frammenti, e solo la riunione con Dio può consentire all'uomo di ricostruire il senso universale della Verità. Il Vangelo, alla pari e forse più di ogni altro testo sacro, è un serbatoio straordinario di verità, tanto ricco da rendere impossibile al lettore la totale percezione delle verità in una sola volta. Prova ne è il fatto che le vicende narrate appaiono sempre nuove: sembrano sempre voler svelare un nuovo significato, un nuovo segreto. Per quanto mi riguarda una delle più belle chiavi di scoperta nella lettura del testo è derivato dall'accostamento dei testi canonici ai testi gnostici.


Codici di Nag Hammadi - Apocrifo di Giovanni

In seguito alla scoperta dei rotoli di Nag Hammadi, molti commentatori hanno intravisto nei 4 Vangeli canonici la presenza di materiale di provenienza, o di ispirazione gnostica. Effettivamente la lettura dei vangeli gnostici, quello di Tommaso innanzitutto, sembra ampliare e molto spesso chiarire parecchi dei concetti illustrati nei Vangeli canonici. Prendiamo ad esempio il passo di Matteo:


«Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino».

[Mt. 2,3]

Il passo è fortemente evocativo. La potenza e l'efficacia dell'affermazione di Gesù fanno sembrare che il regno possa essere a portata di mano, finalmente tangibile. Tuttavia la frase, per quanto semplice, cela un piccolo enigma, racchiuso dal termine "vicino". In che senso, ci chiediamo, "vicino"? Forse Gesù voleva dire "dietro l'angolo"? O forse "mancano pochi giorni"? 

La lettura ordinaria, seguendo la (arretrata) predisposizione mentale dell'individuo che vive nell'occidente del XXI secolo, intende il "vicino" in senso temporale, interpretando il passo come una prossima "venuta" del Regno dei Cieli. Insomma, l'uomo odierno è ormai abituato a considerare il Regno dei Cieli alla stregua di un fenomeno meteorologico che prima o poi dovrà capitare. Come se fosse un temporale in arrivo. Ed il peggio in questo è che il lettore odierno ritiene di non poter in alcun modo interferire con la venuta di questo Regno ... d'altra parte non sa nemmeno con precisione di che cosa si tratti ...

Il Vangelo di Tommaso con pochissime, altrettanto efficaci parole, richiama il lettore alle proprie responsabilità: 

«il Regno è dentro di voi e fuori di voi
Quando vi conoscerete sarete riconosciuti, 
e comprenderete di essere figli del Padre vivente.»

[Tm. 3]

La "vicinanza" del Regno va intesa nel senso più letterale possibile: il Regno è "fuori e dentro di voi", ossia precisamente qui, dove ci troviamo ora, esattamente in questo istante, mentre io scrivo e tu, lettore, leggi: nè prima, nè dopo. E' "fuori e dentro", ossia lo possiamo scorgere sia osservando il mondo attorno a noi, sia facendo attenzione a noi stessi, a come ci sentiamo, a cosa proviamo. In questo momento. Del resto, sembra voler dire Gesù, ciò che tu, uomo, provi, contribuisce ad alterare la tua immagine del mondo che ti circonda, e ciò che accade nel tuo ambiente, si riflette sulle tue emozioni, rendendo esterno ed interno due aspetti complementari di te stesso.

Il Regno è la consapevolezza di essere figli del Padre, il che significa sapere intimamente che c'è una scintilla di divino dentro di te, che è sorgente della vita e che è fonte di verità. Per vedere questa scintilla, per poterla conoscere, è necessario che tu conosca te stesso, ossia impari a distinguere in te ciò che è frutto di condizionamento, ciò che è stato appreso nel corso dell'esperienza, da ciò che propriamente sei. Solo così sarai pronto a vedere la verità in ogni aspetto, e a capire che sei figlio del padre vivente.

Quella scintilla, dicono gli gnostici, è il Signore, che parla dentro di te: se lo sai ascoltare, saprà guidarti lungo la strada.

Io, disse Maria, vidi il Signore in una visione, 
e gli dissi: "Signore, oggi ti ho visto in una visione". 
Egli mi rispose e disse: 
"Beata, tu che non hai vacillato alla mia vista. 
 Là, infatti, ove è la mente, quivi è il tesoro".


La voce è molto sottile e occorre calma e pazienza per riuscire a sentirla: la mente vacilla quando la avverte, trasportata com'è da miriadi di pensieri automatici che scaturiscono per associazione di idee. Serve invece che la mente sia sgombra, silenziosa, e pronta a decodificare e a trascrivere il messaggio della voce interiore. Allora il messaggio diventa manifesto.

Al contrario dei Vangeli canonici, che raccontano vicende ed episodi della vita di Cristo, i testi Gnostici sono quindi più lievi e sottili ... raccontano sì, episodi, ma caratterizzati spesso da una atmosfera onirica o meditativa, che predispone all'ascolto di sè stessi. 

Un fatto curioso è che i testi gnostici, non parlano mai della passione di Gesù: danno per scontato che sia accaduta, ma non si soffermano a descriverla: sembra che l'episodio della morte di Dio non importasse agli gnostici, che ritenenvano che Cristo vivesse in ogni istante dentro il loro cuore, e che fosse pertanto costantemente raggiungibile ... a patto di saperlo ascoltare. 

La Crocifissione per loro era in primis quell'annullamento dell'individuo che avviene durante la vita di qualsiasi persona: il Sè, l'anima, arriva libera ed innocente nel mondo, quindi si incarna in un corpo, contaminandosi con la materia e i problemi della vita organica, in modo da poter fare esperienza e conoscere sè stessa. Nel processo il sè viene sempre più costretto entro ristretti confini da un Ego sempre più forte. Ma questo Ego non ha origine divina: è soltanto l'insieme delle idee, opinioni, certezze, credenze, che l'individuo ha accumulato nel corso dell'esistenza, e per questo motivo deve morire. Il Sè, venuto ad identificarsi quasi totalmente con l'Ego, sperimenta anch'esso la morte, o almeno crede di provarla, visto che appena questa è avvenuta il Sè può accorgersi di esserci ancora: di essere quindi immortale. 

La crocifissione è insomma simbolo della morte apparente del Sè, ed ha il preciso scopo di ricordare all'anima che la consapevolezza può essere ottenuta soltanto facendo l'esperienza.

Nessun commento: