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sabato 26 marzo 2022

I Due Alberi del Paradiso

Dò il benvenuto a Carmen nella nuova veste di redattrice del Blog, con un articolo davvero stimolante, pieno di intuizioni secondo me significative e che avvalorano e completano il quadro che cerchiamo di offrire in questo spazio virtuale. Un grazie a Carmen e un Buona Lettura ai visitatori.


Arcana Ricordo


I Due Alberi del Paradiso
di Carmen


Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e inversamente,
per formare le meraviglie della cosa unica.


[ Tavola di Smeraldo ]


Questo è, senza dubbio, l’insegnamento più famoso tra quelli contenuti nella Tabula Smaragdina (“Tavola di Smeraldo”), scritto tradizionalmente attribuito al leggendario Ermete. Secondo il redattore dell’antico testo, ciò che si trova in basso, sulla Terra, manifesta corrispondenze con ciò che si trova in alto, nel cielo; tesi che è – lo vedremo – alla base di questo, come anche di tanti altri articoli presenti sul Blog.



Il primo libro della Bibbia ci racconta che in Eden, una sconosciuta regione del mondo primigenio, il Creatore diede forma a un giardino e ai suoi alberi.


Dio il SIGNORE piantò un giardino in Eden,
a oriente, e vi pose l’uomo che aveva formato.
Dio il SIGNORE fece spuntare dal suolo ogni sorta d’alberi
piacevoli a vedersi e buoni per nutrirsi,
tra i quali l’albero della vita in mezzo al giardino
e l’albero della conoscenza del bene e del male.


[ Genesi 2: 8, 9 ]


Il primo, l’albero della vita, è menzionato anche nella parte finale del libro dell’Apocalisse.


Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra,
perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più.
Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme,
scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.


[ Apocalisse 21: 1, 2 ]


In mezzo alla piazza della città e sulle due rive del fiume
stava l’albero della vita. Esso dà dodici raccolti all’anno,
porta il suo frutto ogni mese e le foglie dell’albero
sono per la guarigione delle nazioni.


[ Apocalisse 22: 2 ]


In merito al luogo nel quale si trova il Paradiso Terrestre con i suoi formidabili alberi, le Sacre Scritture forniscono informazioni piuttosto vaghe. In compenso, però, alzando semplicemente lo sguardo, ciascuno di noi può ammirare ogni notte una copia dell’inaccessibile giardino. Fra le stelle, nel “Paradiso Celeste”, è infatti possibile individuare sia l’albero della vita che l’albero della conoscenza del bene e del male.



Chi ha guardato la IV parte del film Il Presepe Celeste, saprà già che, alla luce dell’inedita esegesi biblica ivi proposta, “la città di Gerusalemme corrisponde alla costellazione dei Gemelli, dove si trova la croce (celeste, ndr). La croce è considerata il punto d’origine dell’eclittica e dell’equatore galattico: per questo motivo Gerusalemme rappresenta anche l’intera volta celeste”. E dunque, se Gerusalemme (corrispondente alla costellazione dei Gemelli) rappresenta l’intera volta celeste, è possibile affermare che la croce che si trova presso di essa, proprio come l’albero della vita, “dà dodici raccolti all’anno e porta il suo frutto ogni mese”, in quanto coincide con l’intera eclittica e ingloba quindi tutti i segni zodiacali (che, come ben sappiamo, sono dodici). L’albero della vita corrisponde, pertanto, alla croce celeste che sorge tra la costellazione dei Gemelli e quella del Toro, sulla quale il 21 giugno 2020 è venuto a trovarsi il Sole Precessionale, figura di Gesù Cristo.



Croce Celeste Toro-Gemelli
(cliccare sull'immagine per ingrandire)


Di fronte alla “Croce Gemelli-Toro” si leva la “Croce Sagittario-Scorpione”, in cui si trova l’altro punto d’intersezione tra eclittica ed equatore galattico.



Croce celeste Scorpione-Sagittario

(cliccare sull'immagine per ingrandire)


Nei pressi di questa seconda croce, che corrisponde all’altro albero (l’albero della conoscenza del bene e del male), è situata la costellazione del Serpente, lo scaltro animale che tentò la prima donna.


Il serpente era il più astuto di tutti gli animali dei campi che Dio il SIGNORE aveva fatti.
Esso disse alla donna: «Come! Dio vi ha detto di non mangiare da nessun albero del giardino?»

La donna rispose al serpente: «Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare;
ma del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto:
“Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete”».
Il serpente disse alla donna: «No, non morirete affatto;
ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio,
avendo la conoscenza del bene e del male».

La donna osservò che l’albero era buono per nutrirsi,
che era bello da vedere e che l’albero era desiderabile per acquistare conoscenza;
prese del frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò.




La costellazione dello Scorpione, che è collocata nelle immediate vicinanze della croce celeste, ospita una delle quattro “Stelle Regali” degli antichi Persiani: Antares. Esso è l’astro più luminoso della costellazione e ne sta esattamente al centro, tanto che in antico era chiamato con il nome arabo di Ķalb al Άķrab (Calbalacrab), che significa “Cuore dello Scorpione”. Sempre nella quarta parte del film Il Presepe Celeste, si scopre che i Magi di cui ci parla il Vangelo sono in realtà stelle: “i migliori candidati a interpretare i Magi sono le quattro Stelle Regali degli antichi Persiani: Regulus, Aldebaran, Fomalhaut e Antares”. È vero, “la tradizione ci ha abituato a pensare che i Magi fossero tre, ma il Vangelo si limita soltanto a precisare che tre era il numero dei doni”.


Entrati nella casa, videro il bambino con Maria, sua madre;
prostratisi, lo adorarono; e, aperti i loro tesori,
gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra.





Le stelle Regulus, Aldebaran e Fomalhaut rappresentano sia i Magi che i loro doni: oro, incenso e mirra. C’è, perciò, un problema: a fronte di quattro stelle, che corrispondono ad altrettanti Magi, i doni elencati dal Vangelo sono solamente tre; ne manca quindi uno, quello corrispondente alla stella Antares. Come si è già detto, Antares si trova nella costellazione dello Scorpione, la quale è collocata accanto alla croce celeste da noi definita, appunto, “Croce Sagittario-Scorpione”. L’albero della conoscenza del bene e del male, che essa rappresenta, produce un frutto, il quale, su invito dell’astuto serpente, è stato raccolto e mangiato dai progenitori dell’umanità.


Non è dato sapere quale fosse l’aspetto del famigerato “frutto proibito”, ma la tradizione (sopratutto a partire dal Medioevo) l’ha spesso associato a una mela o una melagrana. Entrambi i frutti si lasciano agevolmente accostare all’immagine del cuore; e un cuore, il Cuore dello Scorpione, è la stella Antares, che è pure di colore rossastro. Il suo nome, derivante dal greco, significa infatti “contro Ares”, il dio della guerra noto ai latini come Marte, da cui il pianeta rosso prende il nome. Antares, dunque, è così chiamata perché si “oppone” al pianeta Marte, in quanto entrambi i corpi celesti sono caratterizzati dallo stesso colore, ovvero il rosso.


Ricapitolando, la stella Antares:
  • è soprannominata “cuore dello Scorpione”;
  • è di colore rosso;
  • si trova presso la cosiddetta “Croce Sagittario-Scorpione”, che rappresenta l’albero della conoscenza del bene e del male.


Tutti questi indizi sembrano sufficienti a dimostrare che Antares simboleggia il frutto proibito, il dono offerto dal Quarto Mago all’Umanità che precedette il Diluvio. Anche Leonardo Da Vinci sembra essere giunto a simili conclusioni. Nella sua opera Adorazione dei Magi, infatti, il personaggio che è stato associato dall’autore del Blog al Quarto Mago, Antares: colui che non porta apparentemente alcun dono, ma con una mano indica il proprio cuore.


Leonardo da Vinci - Adorazione dei Magi


In cielo, dunque, possiamo osservare due croci/alberi: uno, a cui si accostano Adamo ed Eva, che porta la Morte, e l’altro, su cui sale il Secondo Adamo, ovvero Gesù Cristo, che dona la Vita.


Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato... [...] Infatti, se per la trasgressione di uno solo la morte ha regnato a causa di quell’uno, tanto più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo di quell’uno che è Gesù Cristo. Dunque, come con una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così pure, con un solo atto di giustizia, la giustificazione che dà la vita si è estesa a tutti gli uomini. Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati resi peccatori, così anche per l’ubbidienza di uno solo, i molti saranno costituiti giusti.