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domenica 29 agosto 2021

Ti stai sbagliando, Samael!


Questo post è reso necessario dal recente appello di Papa Francesco a ricorrere al vaccino anti-covid, apparso in un video youtube in lingua spagnola. Il messaggio ha scatenato molte polemiche ed è stato utilizzato come pretesto per la costituzione di schieramenti opposti, che si sono espressi in favore o contro i contenuti del messaggio.

Personalmente, in questi casi cerco sempre di trovare un riferimento diretto, un riscontro all'interno dei Vangeli: cosa avrebbe fatto Gesù? Che avrebbe detto? Quali consigli avrebbe offerto? Ovviamente, i vaccini non sono menzionati nei Vangeli, ma credo che i testi antichi contengano indicazioni che ognuno di noi può utilizzare per dirimere la questione, anche se non risolutive. Provo ad esprimere il mio punto di vista, come sempre senza presunzione di verità.

Arcana Ricordo



Nella letteratura gnostica, Yaldabaoth è una emanazione, spesso raffigurata come un mostro con testa leonina, che presenta tratti in comune sia con il Demiurgo, il "Grande Architetto dell'Universo", sia con Lucifero, l'angelo ribelle caduto da Paradiso e scaraventato sulla Terra, in cui i Cattolici riconoscono il diavolo. Gli gnostici lo identificano come il cieco capo degli "Arconti", cioè i governatori dell'universo materiale. Nella loro visione, lo spazio ed il tempo sono dimensioni racchiuse in una sorta di "bolla": una "regione" delimitata da diversi "strati" concentrici, molto simili ai "sette veli di Maya" della tradizione Indù.



Yaldabaoth: rappresentazione artistica


Yaldabaoth ed i suoi Arconti esistono e possono esistere soltanto all'interno della bolla: la loro ignoranza e la loro arroganza li porta a negare l'esistenza di altro al di fuori di essa. Gli gnostici sanno invece che la maggior parte dell'universo, o se preferite del "multiverso", si trova proprio oltre i confini della bolla. Tratto fondamentale della loro cosmologia è che al di fuori della bolla si trova la sorgente della Vera Luce dello Spirito: gli strati che compongono la bolla impediscono alla maggior parte della luce di penetrare all'interno di essa.


In effetti, la bolla non è completamente immersa nell'oscurità: flebili raggi di luce provenienti dai mondi dello spirito riescono a filtrare attraverso i numerosi veli che la ricoprono e a disegnare sulla sua superficie interna esili figure luminescenti. Gli Arconti non comprendono che la Luce proviene da un altro universo e ritengono che tali figure, bellissime, siano una manifestazione della propria limitata realtà. Nel libro "Ipostasi degli Arconti" (liberamente scaricabile in italiano cliccando sul riquadro sulla destra, o da questo link), Yaldabaoth proclama il proprio potere con tutta la forza che ha in corpo, ma in quel momento una voce dalle sfere dello Spirito lo avverte dell'errore, chiamandolo "Samael", il nome dell'Angelo caduto della tradizione ebraica:


“Sono io che sono Dio; non c’è nulla al di fuori di me”.

Dicendo questo, egli commise peccato contro l’Unitarietà.
E le sue parole raggiunsero l’Incorruttibilità; quindi
ci fu una voce che venne dall’Incorruttibilità
dicendo: “Ti stai sbagliando, Samael!”

- che significa, “dio dei ciechi” -

[Ipostasi degli Arconti]


La bellezza della mitologia gnostica rappresenta in modo esemplare l'essenza dell'esistenza umana: gli Arconti sono i Signori della materia, che goveranano le Leggi fisiche ed attraverso quelle limitano la nostra azione. Attraverso una opportuna interpretazione della nostra esperienza quotidiana, gli Arconti cercano di mantenere lo status quo, assicurando la sopravvivenza dell'universo che hanno creato ed in cui siamo immersi. Uno degli strumenti che usano è ad esempio la legge di causa-effetto: "all'interno del nostro universo" - dicono gli Arconti - "ogni azione ha delle conseguenze desiderabili o indesiderabili sull'ambiente e sui suoi abitanti; la responsabilità di ogni azione ricade su chi l'ha commessa!".



I termini in corsivo sono propri del linguaggio degli Arconti. La loro visione della vita è meccanicistica: le quattro forze nauturali (gravitazione, elettromagnetismo, nucleare forte e nucleare debole), orientate dal caos hanno generato l'universo come lo vediamo. La conformazione degli esseri viventi dipende unicamente da meccanismi evolutivi determinati dalla maggiore o minore adattabilità all'ambiente. La biologia e l'esperienza definiscono interamente il corso vitale di una persona. La creatività, l'arte, la musica, le scoperte e le invenzioni sono frutto di reazioni biochimiche più o meno casuali che si generano nella mente dell'individuo. Lo stato di salute dipende ovviamente principalmente da "fattori ambientali", oltre che da "abitudini" più o meno sane.


In questa miserrima concezione della vita, i meccanicisti perseverano nell'arrogarsi la paternità degli arabeschi di luce disegnati sulla superficie della bolla, che nella simbologia del mito rappresentano l'azione dell'intelligenza creatrice nel nostro universo. Gli gnostici sottolineano in effetti come gli Arconti si innamorino perdutamente di quelle figure splendenti, proprio come i nostri simili si appassionano alla musica, alla pittura e a tutti i meravigliosi frutti della creatività. Ma quando si tratta di ammettere che tali meraviglie non possono essere state generate da "processi caotici", gli Arconti e i loro adepti si ritirano in posizioni fideistiche ripetendo, con parole diverse, la dichiarazione di Yaldabaoth: "Lo dice la scienza!".


Nella mitologia gnostica, Gesù penetra all'interno degli "eoni inferiori", con l'obiettivo di ricongiungere l'universo materiale alle dimensioni dello spirito. Anche nei testi canonici Gesù assolve a questo medesimo compito, agendo moltissime volte in aperta violazione del principio di causa-effetto. Innumerevoli sono gli episodi in cui guarisce coloro hanno contratto pericolosissime malattie, anche infettive, spezzando sia il loro decorso fisiologico, sia la catena dei contagi. Questi episodi non si riferiscono (soltanto) a fatti storici avvenuti in epoca romana, ma contengono un insegnamento assolutamente attuale per il lettore: ritrovare Gesù, ossia ripristinare la connessione con la propria parte spirituale, permette di guarire dalle malattie e di evitare di contrarre quelle esistenti. Non a caso, Gesù non si ammala mai.



Il processo di guarigione ovviamente non è semplice: la malattia nasce infatti da un disequilibrio interiore, una disarmonia, normalmente scatenata da una paura. E' facile per ciascuno di noi ammettere di nutrire una certa paura verso le malattie; molto più difficile ammettere di nutrire una paura - spesso incredibilmente profonda - verso la vita e le sfide che essa pone! Domando quindi: è più semplice ammalarsi e lasciare che altri si prendano cura di noi, o armarsi giorno per giorno di tutto il coraggio necessario a vivere la nostra vita, sottometterci alle prove che essa presenta, superare i traumi che inevitabilmente queste scatenano? Non vorrei che il discorso apparisse semplicistico, sicuramente andrebbe approfondito, ma è mia assoluta convinzione che la malattia sia sempre, sempre, sempre profondamente desiderata, in maniera consapevole, o più spesso in maniera inconsapevole.


Voi bramate e non avete;
voi uccidete e invidiate e non potete ottenere;
voi litigate e fate la guerra;
non avete, perché non domandate;

domandate e non ricevete, perché domandate male
per spendere nei vostri piaceri.



Quel "domandate male" si riferisce proprio ai desideri autodistruttivi che albergano nelle "zone oscure" della nostra coscienza: quelle che C. G. Jung chiamava "inconscio" e che Igor Sibaldi in tutti i suoi libri insegna a riscoprire e ad illuminare. Secondo il Sibaldi, le "zone oscure" erano un tempo zone perfettamente accessibili alla nostra coscienza, ben illuminate ed arieggiate, che contenevano infinite possibilità di esistenza. In un certo periodo della vita, tuttavia, l'attraversamento di una di quelle possibilità di esistenza ci ha portato ad attraversare una esperienza dolorosa, che ha scatenato un trauma. Il trauma ha lasciato un segno profondo nella psiche, la quale, per proteggersi dal dolore, ha mascherato l'esperienza dietro una solida barriera di idee e convinzioni, che abbiamo ritenuto utili a proteggerci dal rivivere l'esperienza dolorosa.


A volte, la protezione è utile: ad esempio quando si concretizza in una ragionevole paura del fuoco, che ci impedisce di tenere il dito sulla fiamma di una candela. Altre volte, la protezione è talmente profonda e radicata da cancellare l'esperienza dolorosa persino dalla memoria: gli psicologi chiamano questo processo "rimozione" (chi non ha idea di come funzioni può guardare la serie televisiva Mr. Robot!). Ma anche senza arrivare a questi livelli estremi, la barriera psicologica che erigiamo all'ingresso dell'area (che diventa così) oscura ci porta a limitare enormemente le nostre possibilità di scelta: vengono infatti eliminate tutte le opzioni che ci potrebbero portare a fronteggiare nuovamente il dolore che ha scatenato il trauma.


Ma quelle "zone oscure" sono parte di noi stessi e lo Spirito Intelligente non può accettare una nostra scelta in favore di una esistenza con una porzione di coscienza oscurata. Conseguentemente, lo Spirito ci indirizza verso le esperienze che ci obbligano a rivivere l'esperienza dolorosa che ha generato il trauma: unico sistema per riuscire a risolverlo una volta per tutte:


Lo vediamo dal mito di Pelops, il bimbo smembrato, bollito e imbandito da suo padre Tantalo. Gli Dei, per resuscitarlo, organizzarono una replica del momento della morte, fecero bollire ancora il suo cadavere, sussurrandogli: «Rivivi, rivivi lo strazio che hai subito!» fino a che il bimbo si riformò e tornò in vita, gridando ancora d’orrore.



A volte, per illuminare una zona d'ombra è necessario smontare la gigantesca impalcatura di convinzioni, falsi valori, credenze che abbiamo costruito davanti all'ingresso di quella zona. Purtroppo è proprio su quelle impalcature molti di noi fondano i principi della propria esistenza: in questi casi, per mostrarci l'ingresso della caverna lo Spirito è obbligato a smontare interamente tutte le impalcature e con esse le nostre vite. Ecco perché a volte viviamo esperienze tanto sconvolgenti quanto catartiche, tanto terribili quanto rivelatorie. L'incontro con Cristo corrisponde esattamente al momento in cui la zona d'ombra finalmente torna ad essere pienamente illuminata: in quel momento realizziamo il senso dell'esperienza che abbiamo vissuto, anche della più terribile.


I Vangeli insegnano anche una tecnica che consente di agevolare il ritrovamento della strada verso l'ingresso della caverna e facilitare il ricongiungimento alle nostre "zone oscure": si tratta di affidarsi completamente a qualcosa di più grande. Il Maestro a cui affidarsi può essere una persona, come il medico allopatico o la guida spirituale, oppure l'esistenza stessa, i cui fili sottili ci collegano ad altre persone, luoghi ed esperienze, secondo le logiche definite dagli arabeschi luminosi proiettati sulla superficie della bolla:


Venne a lui un lebbroso e, buttandosi in ginocchio,
lo pregò dicendo: «Se vuoi, tu puoi purificarmi!»
Gesù, impietositosi, stese la mano, lo toccò e gli disse:
«Lo voglio; sii purificato!»




L'azione guaritrice di Gesù si origina sempre e soltanto dallo Spirito. In una sola occasione Gesù utilizza la materia come veicolo per guidare l'azione dello Spirito, o forse per orientare adeguatamente l'attenzione del suo assistito, la cui partecipazione è essenziale ai fini del successo dell'operazione:


Detto questo, sputò in terra, fece del fango
con la saliva e ne spalmò gli occhi del cieco,
e gli disse: «Va', làvati nella vasca di Siloe»
(che significa «mandato»).

Egli dunque andò, si lavò, e tornò che ci vedeva.



A chi si interroga sull'uso che Gesù avrebbe fatto dei "vaccini", è utile ricordare che questi farmaci consentono di prevenire l'insorgenza del male, non di guarirlo. Ovviamente, Gesù non si sarebbe vaccinato: la prevenzione in Lui è operata dallo Spirito: la perfezione del Suo amore e la totale assenza in Lui di "zone oscure" lo proteggono da ogni forma di contagio. A chi chiede se Gesù avrebbe prescritto ad un suo assistito un vaccino, o più in generale qualunque farmaco, penso di poter rispondere con una certa tranquillità che l'avrebbe fatto se avesse avuto la certezza che quello strumento poteva agevolare l'azione dello Spirito nel Suo assistito. Chi di noi può avere tale certezza? Nessuno ovviamente, ma il reale punto di attenzione è che secondo Gesù non sarebbe stato poi così importante maturarla: perlomeno non tanto quanto è rischioso coltivare idee malevole:


Poi, chiamata la folla a sé, diceva loro:
«Ascoltatemi tutti e intendete:
non c'è nulla fuori dell'uomo
che entrando in lui possa contaminarlo;
sono le cose che escono dall'uomo
quelle che contaminano l'uomo.



Queste parole di fatto sembrerebbero scagionare integralmente i "vaccini" ed i loro presunti effetti collaterali: in effetti, l'uomo che vive in perfetta armonia con il proprio Spirito potrebbe anche venire in contatto con potenti veleni come il curaro e non sperimentarne gli effetti sul proprio corpo. Tale è il destino di molti Santi e Martiri, che hanno attraversato incolumi le prove più tremende ... Però il congiuntivo è d'obbligo, per due motivi: il primo è che - purtroppo, secondo alcuni per fortuna - la maggior parte di noi non è un Santo: non ha una coscienza perfettamente illuminata e non vive in assoluta armonia con la propria parte Spirituale. La seconda è che nemmeno ai Santi è permesso mettere deliberatamente a rischio la propria vita, sperando nella salvazione divina: se pensi di poter assumere a cuor leggero un veleno perché Dio ti progetterà, stai sicuro che non riceverai alcuna protezione; viceversa, se sei disposto a perdere la vita per amore di chi ti sta accanto, sarai salvato.


Allora il diavolo lo portò con sé nella città santa,
lo pose sul pinnacolo del tempio, e gli disse:

«Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; poiché sta scritto:
"Egli darà ordini ai suoi angeli a tuo riguardo,
ed essi ti porteranno sulle loro mani,
perché tu non urti con il piede contro una pietra
"».

Gesù gli rispose: «È altresì scritto:
"Non tentare il Signore Dio tuo"».



In definitiva, le Scritture non forniscono una risposta certa ed univoca per tutti in tema di vaccini: forniscono "soltanto" regole generali a cui fare riferimento, che tuttavia possono aiutarci via via nelle nostre scelte quotidiane. La norma più importante è che la paura è sempre una forza distruttiva, da cui è meglio affrancarsi. La malevolenza, l'odio e la maldicenza contaminano gravemente l'animo perché sono espressioni della paura, generate dalla presenza di "zone oscure" coscienziali: meglio coltivare pensieri amorevoli e comprensivi e affidarsi all'intelligenza dello Spirito Intelligente per la conduzione delle nostre esistenze.



Torniamo alle parole di Papa Francesco, espresse nel video youtube che ho segnalato nell'introduzione al post: "vaccinarsi con un vaccino approvato dalle autorità competenti è un atto d'amore, ed aiutare altre persone (a vaccinarsi) è un atto d'amore". Ammetto che in un primo momento non avevo capito la reale portata delle parole di Papa Francesco. Quelle parole mi sembravano infatti stridere con l'attuale situazione italiana, dove vaccinarsi è diventata la via più facile per ottenere il green-pass: il certificato digitale che consente l'accesso ai locali pubblici al chiuso, come ristoranti, cinema, palestre, piscine, mezzi di trasporto, ecc. L'introduzione del green-pass ha in effetti spinto parecchi indecisi a ricorrere alla vaccinazione: nel corso di una mia indagine, tutt'altro che esaustiva, molti hanno affermato che hanno deciso di ricorrere al vaccino perché "non erano disposti a modificare le proprie abitudini di vita"; altri hanno evidenziato uno "stato di necessità per motivi di lavoro/studio" ecc.; altri ancora hanno ammesso di essersi "adeguati alle decisioni del proprio gruppo di riferimento": famiglia, compagnia di amici, colleghi di lavoro, ecc.


Ovviamente, ogni scelta è legittima e non mi sognerei di biasimare nessuna delle motivazioni che mi sono state fornite, ma mi chiedo in che percentuale la paura è stata determinante ai fini della manifestazione di quella scelta rispetto all'amore. Chi non desidera modificare le proprie abitudini di vita, lo fa per paura di annoiarsi, o perché tali abitudini contemplano la cura verso persone care, che la rinuncia al vaccino non permetterebbe più di frequentare? Chi si adegua alle richieste del datore di lavoro, lo fa per timore di perdere il posto, o per amore delle persone che il suo reddito consente di mantenere? Ecco il senso delle parole di Papa Francesco: la scelta di vaccinarsi non va presa alla leggera; occorre esaminare con attenzione le proprie motivazioni e procedere in questa direzione quando siamo ragionevolmente sicuri di essere mossi dall'amore. D'altra parte, non è detto che l'amore porti alla vaccinazione: semmai, porterà all'esercizio consapevole del proprio libero arbitrio. In sostanza, ci ricolleghiamo al discorso precedente: la motivazione alla base delle nostre scelte ha un effetto determinante ai fini della manifestazione delle conseguenze di tali scelte.



Più in generale, è lo Spirito, e non la legge di causa-effetto, che governa il nostro mondo. Il titolo del post si riferisce al fatto che a mio avviso è inutile affidare ai soli farmaci la nostra salute ed è deleterio pensare che questi, da soli, possano togliercela. Le luci sulla superficie della bolla sono la nostra guida: sono le nostre intuizioni più geniali, le nostre scoperte, le idee che ci permettono di compiere scelte che orientano in maniera differente il corso della Storia. Nulla nelle nostre vite è frutto dei (soli) nostri sforzi, né delle nostre (sole) interazioni con l'ambiente circostante: il nostro livello di salute, il nostro benessere economico, i nostri affetti. La "luce" dello Spirito, quella che "le tenebre non possono fermare" (Gv. 1, 5), ci cerca e ci fa tendere verso di essa. Nostro compito è riconoscere la luce e soprattutto riconoscere le paure che ci impediscono di procedere in direzione di essa.


8 commenti:

fabio painnet blade ha detto...

Dopo un lungo mese di assoluto digiuno webbico (ma anche tivù e giornali), mi rifaccio vivo da queste parti e con gradita sorpresa non posso esimermi dal notare che anche Arric in questo tempo di svago, s'è dato da fare. Sempre e immancabilmente pregevoli i suoi lavori. Bravo Arric!
Condivido appieno le considerazioni sulla natura della patologia: difficile pensare che un malanno ti capiti sul grugno a casaccio. Ma ai medici conviene far credere che sia così. Ed in effetti il Cristo non lo si è mai sentito 'prescrivere' ai suoi assistiti un'alka seltzer o un antibiotico.
E' sempre più difficile guardarsi dentro e capire qualcosa dei propri conflitti, meglio e più comodo, di sicuro, prendersela col Padreterno.

Arcana Ricordo ha detto...

Ma ben ritrovato, caro FPB, e grazie! Non ho perso il pessimo vizio di rimettere mano ai post dopo averli pubblicati: il risultato è che entro pochi giorni finiscono per essere quasi completamente riscritti.

Mi fanno sempre molto ridere le tue uscite: oggi ho apprezzato "il Cristo non lo si è mai sentito 'prescrivere' ai suoi assistiti un'alka seltzer" ... Però nasconde una verità non scontata: nei Vangeli Gesù non fa una incredibile serie di cose che per noi sono quotidianità:

- non si lamenta mai, di nulla
- non fa mai valere le proprie ragioni
- non fa mai ricorso alla giustizia
- non denuncia mai un crimine: al massimo evidenzia delle irregolarità (Mt. 17, 24-27)
- non fa mai un complimento a qualcuno: al limite esprime stupore per un atteggiamento che ritiene lodevole (Mt. 8, 5-10)
- non cerca mai di dare l'esempio, anche se è consapevole di essere un esempio vivente
- non cerca mai di indottrinare qualcuno, lasciando a tutti la libertà di seguire o non seguire i suoi insegnamenti
- ecc. ecc.

Penso che si possa trarre grande insegnamento ...

fabio painnet blade ha detto...

Riflessione a scoppio ritardato (ce l'avevo sulla punta di neurone da qualche giorno)

Trovo alquanto curioso questo Yaldabaoth in versione newtoniana, chissà chi ha fatto da fonte d'ispirazione. Il nostro Isaccone la sapeva lunga in fatto di esoterismo gnostico, questo è sicuro. Credo invece che il male abbia fatto un uso improprio della Scienza, perché per affermare perentoriamente che la scienza non ammette repliche, di Scienza (maiuscolato) se ne debba masticare davvero poca. Ma la Scienza, possiamo star tranquilli, conosce bene i propri limiti applicativi!

fabio painnet blade ha detto...

Un punto più complicato riguarda invece l'ammonimento a non temere ciò che entra nel nostro corpo ma a prestare più attenzione a ciò che già ci sta dentro. L'attuale fase pandemica induce a un pensiero fuorviante ed estraneo all'esegesi classica. Personalmente non credo che l'insegnamento si riferisse a tutto quello che viene inserito nel nostro corpo specie se ciò avviene in maniera non-spontanea, o addirittura forzata. Un vaccino si acquisisce attraverso una somministrazione che necessita di un canale appositamente pensato e realizzato industrialmente,un ago cavo, non è un processo di acquisizione spontanea come un alimento. Nemmeno se fosse concepito in forma di pastiglia, che notoriamente non si trova sugli alberi, potrebbe rappresentare un prodotto alimentare il ciò sta a significare che non potrebbe essere volontariamente introdotto nel nostro organismo, ergo è ben lecito evitare di farlo o di farselo fare. Se un medico dovesse scordarsi una pinza sterile nello stomaco di un paziente, mica per seguire l'insegnamento evangelico il poveretto se lo deve tenere dentro fin che campa.

Arcana Ricordo ha detto...

Per quanto riguarda il primo punto, penso tu abbia ragione su tutta la linea: non penso sia un caso se chi sui quotidiani nazionali titola "lo dice la scienza" non sia uno scienziato e nemmeno un divulgatore scientifico, ma qualcuno che per paura, ripone la propria cieca fiducia negli studi scientifici, senza realmente comprenderne contenuti e limiti intrinseci. Non penso tuttavia che il "male" c'entri più di tanto. Gli scienziati non si azzardano ad esprimere un giudizio al di fuori del proprio ambito di competenza; gli specialisti aggregano i risultati prodotti dagli scienziati propriamente detti e traggono conclusioni, spesso arbitrarie. I media, che danno voce agli specialisti, lavorano in accordo con forze politiche ed economiche interessate a far passare un preciso messaggio. Quindi danno voce agli specialisti che possono corroborare e supportare quel tipo di messaggio. Lo abbiamo visto su questioni economiche, quando il messaggio main-stream era incentrato a legittimare le deleterie politiche di austerità; lo abbiamo visto sui grandi temi sociali di cui non si stanca mai di parlare Mons. Viganò; ora l'ordine di scuderia è "controllo totale" e le limitazioni di carattere sanitario sono il mezzo per ottenerlo. In definitiva, la scienza è soltanto uno strumento per ottenere degli scopi, che con la scienza non hanno nulla a che fare.

Il secondo punto è un po' più delicato; sicuramente Mc. 7, 14-15, riportato nel post, si riferisce soprattutto ai cibi ... è una indicazione che dovrebbe essere utile a non preoccuparsi troppo del colesterolo presente nelle uova. Però l'immunità ai veleni viene testualmente annoverata tra i doni della fede: E disse loro: «Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura. Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato. Questi sono i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: nel nome mio scacceranno i demòni; parleranno in lingue nuove; prenderanno in mano dei serpenti; anche se berranno qualche veleno, non ne avranno alcun male; imporranno le mani agli ammalati ed essi guariranno» [ Mc. 16, 15-18 ]. Si potrebbe dire che la fede è un dono di Dio, "uno non se la può imporre" ... giusto, ma noi siamo disposti a ricevere quel dono?

Arcana Ricordo ha detto...

Il punto è che ogni esperienza che facciamo ha sempre uno scopo finalistico: non è tanto importante che l'equità e la giustizia siano presenti in questo piano dell'esistenza, quanto che noi impariamo come funziona l'universo e come si fa ad aver a che fare con Dio. Ne è un esempio il passo che ho citato nel commento precedente:

Quando furono giunti a Capernaum, quelli che riscotevano le didramme si avvicinarono a Pietro e dissero: «Il vostro maestro non paga le didramme?» Egli rispose: «Sì». Quando fu entrato in casa, Gesù lo prevenne e gli disse: «Che te ne pare, Simone? I re della terra da chi prendono i tributi o l'imposta? Dai loro figli o dagli stranieri?» «Dagli stranieri», rispose Pietro. Gesù gli disse: «I figli, dunque, ne sono esenti. Ma, per non scandalizzarli, va' al mare, getta l'amo e prendi il primo pesce che verrà su. Aprigli la bocca: troverai uno statère. Prendilo, e dàllo loro per me e per te». [ Mt. 17, 24-27 ]

E' abbastanza evidente che Gesù non intende in alcun modo criticare o denunciare il comportamento dei re della Terra, rei di operare trattamenti di favore verso i propri congiunti, a discapito degli stranieri. Potrebbe sembrare un episodio in contraddizione con altre affermazioni di Gesù, come "ama il prossimo tuo come te stesso", ma così non è. Lo scopo è far comprendere che Dio si comporta coi Suoi Figli esattamente come i re della Terra fanno coi propri: l'amore di Dio fa naturalmente sconti a coloro che Egli ama. L'episodio - che come ho già spiegato altrove ha anche un preciso valore astro-teologico (brutta parola, ma tant'è ...), è quindi un invito a diventare "Figli di Dio", a renderci disponibili rispetto a quella fede di cui ho parlato in chiusura al post precedente.

fabio painnet blade ha detto...

Il punto più controverso: '...se berranno veleno non ne avranno alcun male'.
Non dice che non periranno nella carne, infatti morire fisicamente nella Grazia di Dio non può essere che un bene in senso assoluto (per un credente); sempre che, bere un veleno possa contestualmente (per quanto illogicamente) rappresentare un'azione di fede e di amore per il prossimo. Mi sembra un efficace paradosso, insomma. Uno di quelli che solo Lui sapeva fare. Ad esempio , tornando a bomba su questioni d'attualità: per alcuni il vaccino è un veleno! Tutti i vaccini per alcuni sono veleni! Ma se con questo 'veleno' posso salvare qualcuno, me lo sparo dritto dritto in vena senza batter ciglio.
Oppure, portando il ragionamento al limite: un mio caro vuole avvelenarsi (si pensi a una partita di droga tagliata male) nella convinzione di sopravvivere. Non posso far diversamente e lo convinco assumendo quella porcheria al suo posto, dimostrandogli che effettivamente è letale. Lui si convince ed io rimango secco come un tramezzino riciclato alla festa dell'Unità. In questo caso non credo mi si chiuderebbero in faccia le porte del Paradiso, La cosa diventa verosimile nel caso si tratti di una questione fra un padre amorevole e un figlio sfigato. Non so, io la intendo così

Arcana Ricordo ha detto...

Ma vedi ... la fede è un discorso che può essere affrontato soltanto a 360 gradi.

Premessa: "fede" è un termine irrimediabilmente cattolico e questo rischia di confinare qualunque discorso attorno al tema "fede" dentro ad un confessionale. Ma per un credente, la "fede" è ciò che per gli altri è l'insieme di tutte le virtù proprie di chi vive in armonia con se stesso e col prossimo: la capacità di provare gioia di vivere e fiducia nel prossimo, di trasmettere sicurezza pur avendo un'indole umile, di essere disponibile a comprendere ed imparare cose nuove, ecc. Anche il non credente ha "fede" in Dio: semplicemente, non lo chiama Dio, o non si pone il problema di dare un nome a quella cosa che il credente chiama "Dio".

Smarcato questo punto, possiamo dire che la "fede" è uno stato dell'anima, particolarmente positivo e benefico, che porta non soltanto ad aumentare la nostra resistenza fisica e psicologica ... ma anche a favorire le esperienze positive! Mi spiego: te lo ricordi Matrix?

Neo: Cosa cerchi di dirmi? Che come "eletto" potrò schivare le pallottole?
Morpheus: No, Neo. Cerco solo di dirti che quando sarai pronto, non ne avrai bisogno.

La partita di droga tagliata male è veleno; ma chi ha vera "fede" non si troverà nella posizione di non aver altra scelta che avvelenarsi per convincere un famigliare a non farlo! Semplicemente, la vita lo porterà ad affrontare percorsi differenti. "Aiutati, che il ciel t'aiuta" dicevano i nostri nonni. Anche in questo senso tutti noi abbiamo una capacità più o meno spiccata di sopravvivere ai veleni: capacità che si manifesta nel pieno della vita incarnata, non solo in quella puramente spirituale.

Concordo pienamente con te che bere un veleno non possa contestualmente rappresentare un'azione di fede e di amore per il prossimo; non a caso, l'assunzione di veleni di cui si parla nei testi sembra essere sempre accidentale: "anche se berranno qualche veleno ...". Se invece ti "ingrani" alla festa dell'Unità e decidi di mangiare un tramezzino incontrovertibilmente rinsecchito e molto probabilmente riciclato, allora sì che stai "tentando il Signore tuo Dio". Quindi perché Lui dovrebbe evitarti un bel mal di stomaco?

Il tema dell'assunzione preventiva di vaccino, fatta con lo scopo di ridurre il rischio di contagio di una persona cara, mi pare invece controverso (e non sto parlando della banale considerazione che i vaccinati contagiano meno, ma contagiano: questo ormai l'abbiamo capito). Il punto è: posto che a priori potresti non sapere che il vaccino per te è deleterio, con che spirito affronti la vaccinazione? Tu mi dici: "se con questo 'veleno' posso salvare qualcuno, me lo sparo dritto dritto in vena senza batter ciglio". Lodevole e condivisibile!

Ma cosa ti spinge a rischiare la vita? La tua sincera generosità, che ti porta ad offrirti alla persona cara che temi di contagiare, oppure il tuo insaziabile orgoglio, che ti spinge a cercare sempre nuovi metodi per sentirti superiore agli altri? Dio non giudica secondo criteri terreni ...