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Tengo particolarmente a questo nuovo capitolo del "Presepe Celeste". Come i lettori avranno potuto capire dal titolo, il tema è quello dei Magi: figure che per millenni hanno suggestionato la fantasia di intere generazioni, presentate in un brevissimo passo del Vangelo di Matteo, a cui abbiamo dedicato parte del primo capitolo del "Presepe Celeste":
Penso sia molto importante ascoltare - o leggere - attentamente questo passo, facendo attenzione a quegli elementi che la tradizione ci ha abituato a dare per scontati, che il Vangelo non riporta:
L'analisi in chiave astronomica dei testi non è certamente l'unica degna di attenzione, tuttavia ha il pregio di spiegare dettagliatamente la presenza di certi elementi e l'assenza di altri ...
Questo video contiene forse l'essenza del Presepe Celeste e mostra come la storia della Natività di Gesù sia in realtà la nostra storia. Nei commenti al post precedente ho già avuto modo di raccontare come la tradizione rituale cristiana riproponga, nel battesimo, la memoria del diluvio. Questa nascita dal carattere acquatico, o "umido", per usare un termine alchemico, si ricollega alla natura stessa del corpo umano, composto per il 70% di acqua, in cui l'anima si incarna per accedere all'esperienza, grazie alla quale otterrà coscienza di sé.
I Doni dei Magi sono gli strumenti necessari all'acquisizione di coscienza e al superamento della condizione umana, umida e lunare, per accedere al risveglio, attraverso la riconciliazione con la propria parte secca e solare.
- il Vangelo non chiarisce quanti fossero i Magi;
- non li descrive: non chiarisce quale fosse il loro aspetto, i loro abiti, ecc.;
- non descrive le loro cavalcature, le loro abitudini di viaggio.
L'analisi in chiave astronomica dei testi non è certamente l'unica degna di attenzione, tuttavia ha il pregio di spiegare dettagliatamente la presenza di certi elementi e l'assenza di altri ...
Questo video contiene forse l'essenza del Presepe Celeste e mostra come la storia della Natività di Gesù sia in realtà la nostra storia. Nei commenti al post precedente ho già avuto modo di raccontare come la tradizione rituale cristiana riproponga, nel battesimo, la memoria del diluvio. Questa nascita dal carattere acquatico, o "umido", per usare un termine alchemico, si ricollega alla natura stessa del corpo umano, composto per il 70% di acqua, in cui l'anima si incarna per accedere all'esperienza, grazie alla quale otterrà coscienza di sé.
I Doni dei Magi sono gli strumenti necessari all'acquisizione di coscienza e al superamento della condizione umana, umida e lunare, per accedere al risveglio, attraverso la riconciliazione con la propria parte secca e solare.
- L'Oro è la ricchezza del mondo materiale, che consente di creare l'ambiente dove l'uomo può maturare l'esperienza; d'altro canto, esiste il rischio concreto che l'uomo tenda ad identificarsi con la materia, arrivando addirittura ad identificarsi con il proprio corpo.
- L'Incenso è la porta di accesso verso i mondi che qualcuno chiama "soprasensibili", con i quali l'uomo interagisce in continuazione, attraverso l'intelletto, le emozione, i sentimenti: l'incenso è lo strumento (simbolico) necessario il significato della materia ed il senso dell'esperienza.
- La Mirra (una gommaresina utilizzata, per esempio, nell'antico Egitto per l'imbalsamazione dei Faraoni), rappresenta la capacità di trascendere i limiti dell'esistenza materiale, la quale rivela alla fine il proprio carattere illusorio.
2 commenti:
Bel Lavoro @Arryc! Sto ancora a bocca aperta. Per eventuali dubbi mi riservo di studiarlo meglio, per il momento me lo godo e basta. Se trovi il tempo potresti rilasciare qualche altra informazione su Alaraph? Da questo nome si ricava qualcosa di utile a completamento delle suggestive immagini che ci hai proposto?
E' vero, dovevo rispondere su Alaraph: in realtà il nome più comune di questa stella è Zavijava, ma il mio sintetizzatore vocale digeriva male quella sequenza di consonanti, quindi ho ripiegato. Mentre l'etimologia del nome Zavijava si trova abbastanza facilmente (deriva dall'arabo زاوية العواء zāwiyat al-cawwa’ : "l'angolo del can che abbaia"), l'etimologia di Alaraph non si trova. C'è di più: il nome Alaraph è stato in passato attribuito sia a Spica, sia a Vindemiatrix, che sono altre due importanti stelle della Vergine; il che crea ancora più confusione.
Ma l'indicazione più interessante proviene dal Corano: Al-Aʻrāf[1] (in arabo: الأعراف) è infatti il nome della VII Sura. Spesso viene tradotta con: “I lembi” o “Il limbo” perché “al-Arâf” evoca l'idea di un bordo (di vestito) o di frange. L'esegesi classica (Tabarî VIII, 189-191) afferma trattarsi della muraglia che divide l'Inferno dal Paradiso. Altri esegeti dicono che sia il luogo in cui i credenti le cui opere di bene sono pari a quelle negative, attendono fiduciosi che Allah decida la loro sorte.
Direi che questo confine tra Inferno e Paradiso si addice perfettamente al ruolo che questa stella ha, di marcare la linea di confine tra il vecchio emiciclo precessionale e quello nuovo. Ma magari è un problema di carpenteria: se usi sempre e solo il martello, tutto il mondo ti appare a forma di chiodo ...
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