Sono anni, ormai, che riconcorro il tempo, senza riuscire a completare il libro in cui ho cercato di riporre in bell'ordine le idee sparse in questo blog e nei video. E sono tutt'ora in cerca del supporto di un buon volonteroso che, rendendosi disponibile a lavorare come correttore di bozze, voglia provare a cimentarsi con le aspre tematiche che affrontiamo qui, aiutandomi a trovare e a risolvere le incongruenze in cui sono inevitabilmente incorso.
Rispolverando il manoscritto, ho trovato un contenuto che mi sembra particolarmente interessante, se visto alla luce delle scoperte di Fabio. In effetti, caro Fabio, devo confessarti che il calcolo che hai abilimente esemplificato nel post "Cosa Nasconde la Bibbia" mi ha destato diverse perplessità, soprattutto perchè consideri la figura di Gesù come il "marcatore" di un istante temporale, corrispondente con l'inizio dell'Era dei Pesci. La mia visione è che Gesù non può essere considerato un marcatore temporale, dal momento che Egli rappresenta un periodo: la Sua intera esistenza, può essere mappata sulla Volta Celeste. Più precisamente, Egli si estende attraverso l'ultimo emiciclo precessionale, che ha avuto inizio con la conclusione dell'Era della Vergine, avvenuta circa 13.000 anni fa. Eppure, quanto riporto nel seguito, sembra spezzare una lancia in favore della tua ipotesi, che prevede una interruzione della linea del tempo al 19° dell'Era dell'Acquario. Ci ritroviamo al termine della lettura per commentare! |
Il Tesoro del Pesce Australe
estratto dall'inedito "Il Salto dell'Era dell'Acquario"
di Arcana Ricordo
estratto dall'inedito "Il Salto dell'Era dell'Acquario"
di Arcana Ricordo
Durante una tornata di riscossione delle tasse, gli esattori richiedono a Pietro di pagare i tributi. Gesù insegna all’apostolo un metodo efficace, ma a dir poco sorprendente, per recuperare il denaro necessario a superare l’incombenza:
Si tratta di uno dei numerosi episodi evangelici in cui Gesù impartisce un preciso "comando". Le istruzioni vengono fornite in maniera spiccia, senza entrare nei dettagli e dando al lettore l’impressione che il destinatario dell’ordine sappia di che cosa Gesù stia parlando. Il tono di Gesù è semplice, ma autorevole. Sembrano le istruzioni per imbastire uno strano rituale, che gli esegeti normalmente tralasciano di spiegare.
Il Contesto
Come al solito, occorre innanzitutto contestualizzare il comando, esponendo ed analizzando la situazione in cui viene impartito. Ecco il passo del Vangelo di Matteo in versione integrale:
L’episodio è un’ottima base di sperimentazione per verificare l’attitudine della mente ad intraprendere tutte le “vie di fuga” possibili, rinunciando ad una vera comprensione del testo. Non è infatti possibile trovare una spiegazione del comando che sia coerente con l’esperienza: la perplessità diventa quasi sconcerto, sia per la stranezza dell’istruzione, sia per la sicurezza con cui viene espressa. Sicuramente il Maestro sta usando un modo molto indiretto per suggerire ai discepoli di avere fiducia nelle possibilità offerte dalla vita, e a non farsi mai scoraggiare dalle difficoltà. Tuttavia potevano esserci migliaia di modi per esprimere il medesimo concetto in forma analoga; Gesù ne ha scelta una che si distingue per originalità. Come mai?
L'Insegnamento
Prima di entrare nel merito della spiegazione, vorrei soffermarmi su un aspetto forse marginale, ma di sicuro interesse: il tema del rapporto tra Gesù e la spartizione delle risorse materiali. Il quadro narrativo si apre con la presentazione di un potenziale problema: il pagamento delle tasse. Appare subito evidente che, stranamente, né Gesù, né tantomeno Pietro, hanno soldi per pagare [1]: se così non fosse, Gesù non avrebbe alcun bisogno di suggerire a Pietro la linea di condotta che il discepolo seguirà. Insomma, un problema terribilmente attuale! Tanto attuale da far pensare che i problemi economici siano una parte costante della vita, a cui nemmeno Gesù può sottrarsi. Ma sarebbe limitativo fermarsi a questo punto.
In realtà, questo passo offre una occasione per riflettere sulla natura dell’insegnamento di Gesù. Intraprendendo una direzione diametralmente opposta, rispetto alle visioni olistiche orientali ed indiane, che celebrano la vita dei guru, totalmente distaccati dal mondo della materia ed immersi nella disciplina dello spirito, Gesù dimostra di essere un Dio pienamente incarnato, che vive e si confronta con i problemi della vita quotidiana, tipici sia della cultura occidentale, sia dell’epoca contemporanea.
Forse è un Esseno, dispone di conoscenze esoteriche straordinarie e senza ombra di dubbio il suo costante riferimento è lo spirito, ma la sua missione si compie nel cuore della materia. Il che lo porta a confrontarsi con le evidenti sproporzioni che esistono nel mondo materiale: nello specifico, osserva come i figli dei Re, pur essendo ricchi, siano esentati dal pagare le tasse, mentre gli stranieri, poveri o ricchi che siano, non possono sottrarvisi.
A fronte di una simile ingiustizia, la Sua reazione è sorprendentemente pacata: anziché condannare il comportamento dei sovrani terreni e le loro leggi ad personam, si limita ad accettare le condizioni che sono state imposte a Lui e ai Suoi discepoli: non si lamenta, né incolpa il destino per averlo costretto a subire le pretese degli esattori fiscali, in un momento non particolarmente florido dal punto di vista economico.
Se i medesimi atteggiamenti venissero adottati da tutti nell’Italia attuale, sparirebbero all’istante quelle innumerevoli polemiche che quotidianamente nascono su ogni aspetto della vita pubblica e privata, sottraendo immense energie a processi creativi e agli scopi più nobili. Per Gesù, la polemica, il dissenso, la lotta, armata o pacifica, non sono funzionali allo scopo. Lui ragiona sempre in termini finalistici: per Lui, il motivo per cui un determinato evento si verifica è la nuova direzione che quell’evento riesce ad imprimere alla vita.
Il suo pensiero a questo proposito emerge limpidamente in un famoso passo del Vangelo di Giovanni:
Le malattie, insegna Gesù, così come le esperienze difficili della vita, e quindi anche i problemi economici, hanno lo scopo di fornire all’uomo un’occasione per riconsiderare la propria esistenza, e se necessario rifondarla su nuovi principi. La cecità non deriva da responsabilità individuabili nel passato, o da colpe proprie o dei congiunti: non ha alcuna causa. Ha invece un preciso scopo, che è favorire il ricongiungimento con Dio, ossia con la propria più profonda essenza. Allora, e soltanto allora, la cecità svanisce, come un ostacolo che non è più necessario affrontare. Così era avvenuto anche per Bartimeo, cieco mendicante, guarito fuori dalle mura di Gerico, che seppe trovare la in sé la forza di chiamare Gesù.
Le tasse, i doveri e persino le ingiustizie del mondo, sono stati creati, non perché l’uomo si opponga ad essi, ma per stimolare l’uomo a trovare rispetto ad essi nuove soluzioni, che Dio è sempre pronto a mostrare. Ed infatti a Pietro viene offerta una semplice soluzione al problema: una fonte di ricchezza inaspettata, utile per far fronte alla necessità. La distribuzione della ricchezza non è quindi mai un problema, perché la ricchezza raggiunge chi sa accoglierla.
Il Riferimento Celeste
Non resta a questo punto che addentrarsi nell’analisi celeste dell’episodio evangelico. Nel cielo sono presenti numerose costellazioni di carattere ittico, ma soltanto una reca una moneta in bocca. Si tratta della costellazione del Pesce Australe, posta ai piedi dell’Acquario, nella cui “bocca”, si trova la luminosa stella Formalhaut, una delle quattro stelle regali, di cui ho estesamente parlato nel video "Il Presepe Celeste".
Il Pesce Australe è una costellazione molto antica, inclusa nel catalogo di Tolomeo, e molto ben delineata. È la costellazione australe a carattere ittico più vicina all’eclittica: la linea che nell'immaginario degli antichi osservatori celesti rappresenta l'orizzonte (essa infatti separa l'emisfero boreale celeste, dove fra le costellazioni sono presenti numerose creature volanti - Aquila, Cigno, Pesce Volante, ecc. - dall'emisfero australe celeste, dove fra le costellazioni troviamo numerose creature marine - Balena, Idra, Pesce Australe, ecc.). La posizione del Pesce Australe, così vicina all'eclittica, lo fa apparire vicino al pelo dell'acqua: in questo, esso è proprio “il primo pesce che verrà su”.
La figura del pesce è uno dei tanti simboli di Cristo, usata soprattutto dalle antiche comunità cristiane, ai tempi delle persecuzioni romane. La parola greca ΙΧΘΥΣ, letteralmente traducibile in italiano con pesce, divenne nell’Era Imperiale l’acronimo di “Ίησοῦς Χριστός, Θεοῦ Υἱός, Σωτήρ”, ossia “Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore”. Il simbolo del pesce e l’acronimo sono ampiamente rintracciabili nelle catacombe cristiane dell’antica Roma.
Formalhaut è una stella molto particolare, di colore azzurro, che ai radiotelescopi appare contornata da una radiazione che gli astronomi ipotizzano generata da un anello di gas e polveri, una caratteristica piuttosto rara, che la stella condivide con Vega e poche altre. Il suo nome deriva dall'arabo: Fom al-Hut, che significa "la bocca della balena". L’allineamento del punto vernale con la stella Formalhaut avverrà in piena Era dell’Acquario. Precisamente, se si assume come riferimento la griglia eclittica J2000, dovrebbe avvenire al 21° dell'Acquario.
La simbologia della stella regale, unita a quella del pesce, rimando diretto a Cristo, sembra indicare che il momento dell’allineamento a Formalhaut fosse ritenuto particolarmente significativo dai redattori del Vangelo. L’episodio del pagamento delle tasse sembra indicare una possibilità di “pareggiare i conti” con il destino, come se l’universo fosse programmato per fornire una occasione di riscatto.
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[1] Numerosi commentatori osservano come Gesù ed i discepoli potessero contare su risorse economiche non trascurabili. Lo sembrano indicare dettagli come la barca di Pietro: un bene di lusso, considerando il valore che il legno poteva assumere in zone aride come la Galilea; o l’unguento con cui Maria cosparge i piedi di Gesù [Gv. 12,1-8].
"Va' al mare, getta l'amo
e prendi il primo pesce che verrà su.
Aprigli la bocca: troverai uno statère.
Prendilo, e dallo loro per me e per te".
e prendi il primo pesce che verrà su.
Aprigli la bocca: troverai uno statère.
Prendilo, e dallo loro per me e per te".
Si tratta di uno dei numerosi episodi evangelici in cui Gesù impartisce un preciso "comando". Le istruzioni vengono fornite in maniera spiccia, senza entrare nei dettagli e dando al lettore l’impressione che il destinatario dell’ordine sappia di che cosa Gesù stia parlando. Il tono di Gesù è semplice, ma autorevole. Sembrano le istruzioni per imbastire uno strano rituale, che gli esegeti normalmente tralasciano di spiegare.
Il Contesto
Come al solito, occorre innanzitutto contestualizzare il comando, esponendo ed analizzando la situazione in cui viene impartito. Ecco il passo del Vangelo di Matteo in versione integrale:
Quando furono giunti a Capernaum,
quelli che riscotevano le didramme
si avvicinarono a Pietro e dissero:
"Il vostro maestro non paga le didramme?"
Egli rispose: "Sì".
Quando fu entrato in casa,
Gesù lo prevenne e gli disse:
"Che te ne pare, Simone?
I re della terra da chi prendono i tributi o l'imposta?
Dai loro figli o dagli stranieri?"
"Dagli stranieri", rispose Pietro.
Gesù gli disse: "I figli, dunque, ne sono esenti.
Ma, per non scandalizzarli, va' al mare,
getta l'amo e prendi il primo pesce che verrà su.
Aprigli la bocca: troverai uno statère.
Prendilo, e dàllo loro per me e per te".
quelli che riscotevano le didramme
si avvicinarono a Pietro e dissero:
"Il vostro maestro non paga le didramme?"
Egli rispose: "Sì".
Quando fu entrato in casa,
Gesù lo prevenne e gli disse:
"Che te ne pare, Simone?
I re della terra da chi prendono i tributi o l'imposta?
Dai loro figli o dagli stranieri?"
"Dagli stranieri", rispose Pietro.
Gesù gli disse: "I figli, dunque, ne sono esenti.
Ma, per non scandalizzarli, va' al mare,
getta l'amo e prendi il primo pesce che verrà su.
Aprigli la bocca: troverai uno statère.
Prendilo, e dàllo loro per me e per te".
L’episodio è un’ottima base di sperimentazione per verificare l’attitudine della mente ad intraprendere tutte le “vie di fuga” possibili, rinunciando ad una vera comprensione del testo. Non è infatti possibile trovare una spiegazione del comando che sia coerente con l’esperienza: la perplessità diventa quasi sconcerto, sia per la stranezza dell’istruzione, sia per la sicurezza con cui viene espressa. Sicuramente il Maestro sta usando un modo molto indiretto per suggerire ai discepoli di avere fiducia nelle possibilità offerte dalla vita, e a non farsi mai scoraggiare dalle difficoltà. Tuttavia potevano esserci migliaia di modi per esprimere il medesimo concetto in forma analoga; Gesù ne ha scelta una che si distingue per originalità. Come mai?
L'Insegnamento
Prima di entrare nel merito della spiegazione, vorrei soffermarmi su un aspetto forse marginale, ma di sicuro interesse: il tema del rapporto tra Gesù e la spartizione delle risorse materiali. Il quadro narrativo si apre con la presentazione di un potenziale problema: il pagamento delle tasse. Appare subito evidente che, stranamente, né Gesù, né tantomeno Pietro, hanno soldi per pagare [1]: se così non fosse, Gesù non avrebbe alcun bisogno di suggerire a Pietro la linea di condotta che il discepolo seguirà. Insomma, un problema terribilmente attuale! Tanto attuale da far pensare che i problemi economici siano una parte costante della vita, a cui nemmeno Gesù può sottrarsi. Ma sarebbe limitativo fermarsi a questo punto.
In realtà, questo passo offre una occasione per riflettere sulla natura dell’insegnamento di Gesù. Intraprendendo una direzione diametralmente opposta, rispetto alle visioni olistiche orientali ed indiane, che celebrano la vita dei guru, totalmente distaccati dal mondo della materia ed immersi nella disciplina dello spirito, Gesù dimostra di essere un Dio pienamente incarnato, che vive e si confronta con i problemi della vita quotidiana, tipici sia della cultura occidentale, sia dell’epoca contemporanea.
Forse è un Esseno, dispone di conoscenze esoteriche straordinarie e senza ombra di dubbio il suo costante riferimento è lo spirito, ma la sua missione si compie nel cuore della materia. Il che lo porta a confrontarsi con le evidenti sproporzioni che esistono nel mondo materiale: nello specifico, osserva come i figli dei Re, pur essendo ricchi, siano esentati dal pagare le tasse, mentre gli stranieri, poveri o ricchi che siano, non possono sottrarvisi.
A fronte di una simile ingiustizia, la Sua reazione è sorprendentemente pacata: anziché condannare il comportamento dei sovrani terreni e le loro leggi ad personam, si limita ad accettare le condizioni che sono state imposte a Lui e ai Suoi discepoli: non si lamenta, né incolpa il destino per averlo costretto a subire le pretese degli esattori fiscali, in un momento non particolarmente florido dal punto di vista economico.
Se i medesimi atteggiamenti venissero adottati da tutti nell’Italia attuale, sparirebbero all’istante quelle innumerevoli polemiche che quotidianamente nascono su ogni aspetto della vita pubblica e privata, sottraendo immense energie a processi creativi e agli scopi più nobili. Per Gesù, la polemica, il dissenso, la lotta, armata o pacifica, non sono funzionali allo scopo. Lui ragiona sempre in termini finalistici: per Lui, il motivo per cui un determinato evento si verifica è la nuova direzione che quell’evento riesce ad imprimere alla vita.
Il suo pensiero a questo proposito emerge limpidamente in un famoso passo del Vangelo di Giovanni:
Passando vide un uomo cieco dalla nascita.
I suoi discepoli lo interrogarono, dicendo:
"Maestro, chi ha peccato,
lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?"
Gesù rispose:
"Né lui ha peccato, né i suoi genitori;
ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui”.
I suoi discepoli lo interrogarono, dicendo:
"Maestro, chi ha peccato,
lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?"
Gesù rispose:
"Né lui ha peccato, né i suoi genitori;
ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui”.
Le malattie, insegna Gesù, così come le esperienze difficili della vita, e quindi anche i problemi economici, hanno lo scopo di fornire all’uomo un’occasione per riconsiderare la propria esistenza, e se necessario rifondarla su nuovi principi. La cecità non deriva da responsabilità individuabili nel passato, o da colpe proprie o dei congiunti: non ha alcuna causa. Ha invece un preciso scopo, che è favorire il ricongiungimento con Dio, ossia con la propria più profonda essenza. Allora, e soltanto allora, la cecità svanisce, come un ostacolo che non è più necessario affrontare. Così era avvenuto anche per Bartimeo, cieco mendicante, guarito fuori dalle mura di Gerico, che seppe trovare la in sé la forza di chiamare Gesù.
Le tasse, i doveri e persino le ingiustizie del mondo, sono stati creati, non perché l’uomo si opponga ad essi, ma per stimolare l’uomo a trovare rispetto ad essi nuove soluzioni, che Dio è sempre pronto a mostrare. Ed infatti a Pietro viene offerta una semplice soluzione al problema: una fonte di ricchezza inaspettata, utile per far fronte alla necessità. La distribuzione della ricchezza non è quindi mai un problema, perché la ricchezza raggiunge chi sa accoglierla.
Il Riferimento Celeste
Non resta a questo punto che addentrarsi nell’analisi celeste dell’episodio evangelico. Nel cielo sono presenti numerose costellazioni di carattere ittico, ma soltanto una reca una moneta in bocca. Si tratta della costellazione del Pesce Australe, posta ai piedi dell’Acquario, nella cui “bocca”, si trova la luminosa stella Formalhaut, una delle quattro stelle regali, di cui ho estesamente parlato nel video "Il Presepe Celeste".
Il Pesce Australe è una costellazione molto antica, inclusa nel catalogo di Tolomeo, e molto ben delineata. È la costellazione australe a carattere ittico più vicina all’eclittica: la linea che nell'immaginario degli antichi osservatori celesti rappresenta l'orizzonte (essa infatti separa l'emisfero boreale celeste, dove fra le costellazioni sono presenti numerose creature volanti - Aquila, Cigno, Pesce Volante, ecc. - dall'emisfero australe celeste, dove fra le costellazioni troviamo numerose creature marine - Balena, Idra, Pesce Australe, ecc.). La posizione del Pesce Australe, così vicina all'eclittica, lo fa apparire vicino al pelo dell'acqua: in questo, esso è proprio “il primo pesce che verrà su”.
La figura del pesce è uno dei tanti simboli di Cristo, usata soprattutto dalle antiche comunità cristiane, ai tempi delle persecuzioni romane. La parola greca ΙΧΘΥΣ, letteralmente traducibile in italiano con pesce, divenne nell’Era Imperiale l’acronimo di “Ίησοῦς Χριστός, Θεοῦ Υἱός, Σωτήρ”, ossia “Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore”. Il simbolo del pesce e l’acronimo sono ampiamente rintracciabili nelle catacombe cristiane dell’antica Roma.
Formalhaut è una stella molto particolare, di colore azzurro, che ai radiotelescopi appare contornata da una radiazione che gli astronomi ipotizzano generata da un anello di gas e polveri, una caratteristica piuttosto rara, che la stella condivide con Vega e poche altre. Il suo nome deriva dall'arabo: Fom al-Hut, che significa "la bocca della balena". L’allineamento del punto vernale con la stella Formalhaut avverrà in piena Era dell’Acquario. Precisamente, se si assume come riferimento la griglia eclittica J2000, dovrebbe avvenire al 21° dell'Acquario.
La simbologia della stella regale, unita a quella del pesce, rimando diretto a Cristo, sembra indicare che il momento dell’allineamento a Formalhaut fosse ritenuto particolarmente significativo dai redattori del Vangelo. L’episodio del pagamento delle tasse sembra indicare una possibilità di “pareggiare i conti” con il destino, come se l’universo fosse programmato per fornire una occasione di riscatto.
___
[1] Numerosi commentatori osservano come Gesù ed i discepoli potessero contare su risorse economiche non trascurabili. Lo sembrano indicare dettagli come la barca di Pietro: un bene di lusso, considerando il valore che il legno poteva assumere in zone aride come la Galilea; o l’unguento con cui Maria cosparge i piedi di Gesù [Gv. 12,1-8].