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mercoledì 13 maggio 2020

Deuteronomio 17

C'è un passo biblico, che vorrei usare come spunto per una considerazione di carattere più generale:

Se in mezzo a te, in una delle città
che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà,
si troverà un uomo o una donna che fa
ciò che è male agli occhi del SIGNORE tuo Dio,

trasgredendo il suo patto,
che segue altri dèi per servirli e prostrarsi davanti a loro,
davanti al sole o alla luna o a tutto l'esercito celeste,

cosa che Io non ho comandato,

quando ciò ti sarà riferito e tu l'avrai saputo,
fa' un'accurata indagine;

se è vero, se il fatto sussiste,
se una tale abominazione è stata realmente commessa in Israele,

farai condurre alle porte della tua città quell'uomo o quella donna
che avrà commesso quell'atto malvagio
e lapiderai a morte quell'uomo o quella donna.

[Dt. 17, 2-4]

Mi preme particolarmente chiarire che i contenuti che questo blog propone, analogamente ai filmati, non devono e non possono essere confusi per un tentativo di attribuire ai corpi celesti qualità divine. In uno Stato laico, ognuno può vivere la fede, oppure rinunciare a viverla. Oggi va di moda dichiararsi "atei", senza sapere che la questa parola non ha alcun senso, dal momento che secondo la Bibbia, come secondo il credo Cristiano, Dio è in "tutte le cose visibili ed invisibili". Non credere in Dio significa pertanto non credere alla luce del giorno, al pasto che ho appena consumato, ma anche all'emozione che sto provando in questo preciso momento.


Come dice il passo del Deuteronomio, tuttavia, questa permanenza della divinità nelle manifestazioni del cosmo, non autorizza ad assurgere queste ultime al concetto di Dio. Non è raro trovare in rete superficiali interpretazioni astronomiche delle Scritture che si limitano a declamare: "Gesù è simbolo del Sole", o altre "amenità" del genere. A mio avviso, è vero l'esatto opposto: la religione ci aiuta a formarci una immagine mentale di ciò che esiste al di là del percepibile; di ciò che avvertiamo senza poterlo raggiungere, né definire. Quel qualcosa, quella fonte di conoscenza, di intelligenza e di futuro, è parte di noi stessi e noi ne siamo parte. La Bibbia ci aiuta semplicemente a riconoscere quella parte di noi e a darle un nome: Dio.


Ma si dà il caso che quella parte sia anche la sorgente dell'intelletto, delle facoltà creative che hanno dato origine al nostro mondo, e che costantemente ci aiuta a creare il nostro futuro. Non è inevitabile che quella nostra parte, la Bibbia (che la descrive) ed il nostro mondo (in cui essa si riconosce) si assomiglino? Questa somiglianza è precisamente il punto di partenza che ha permesso, a me, ma anche a tanti altri prima di me, di evidenziare alcuni "parallelismi", frutto di intuizioni, tra le Leggi del cielo stellato e le vicende narrate nelle Scritture.


Ora uno potrebbe chiedersi: "da dove nascono queste intuizioni"? Insomma, che bisogno c'era di andare a tracciare nuove correlazioni tra concetti che già di per sé sono autoconsistenti?



Recentemente mi è capitato di ascoltare su youtube una conferenza del filosofo Umberto Galimberti, che parla del "sacro". Pur non riuscendo a sposare interamente il suo punto di vista, mi è parsa illuminante la presentazione che fa del concetto di Sacro. Si tratta di concetti che mi erano già noti, essendo stato un appassionato lettore delle opere di Igor Sibaldi, ma che Galimberti spiega con una cura particolare:

Sacro è una parola indoeuropea che vuol dire "separato" e fa riferimento a potenze che gli uomini avvertono come superiori a loro: in qualche modo le temono e al tempo stesso ne sono attratti, come lo si può essere per l'origine da cui sia provenuti
Che cos'è questo sacro? Il sacro è caratterizzato dalla confusione di tutti i codici: il "sacro" è [la contaminazione del] benedetto e maledetto, del bene con il male, del giusto con l'ingiusto, del vero con il falso: in un certo senso, è la proiezione della nostra follia su un grande schermo. Attraverso il sacro, l'umanità proietta la follia che ospita dentro di sé.
[...]
Allora succede che per contenerci da questa ambivalenza, da questa polivalenza di significati che è il sacro, abbiamo dovuto inventare la Ragione, la quale si fonda su quel principio cardine che il "principio di non contraddizione", che dice che una cosa e se stessa e non altro.
La Ragione dice la verità? No, la ragione non dice la verità: la verità abita il sacro. Una cosa è se stessa, ma anche altro! Lo sanno bene i bambini, che non essendo arrivati all'età "della Ragione", utilizzano le cose secondo una molteplicità di accezioni e di significati. Per cui bambini vanno continuamente "curati", perché non essendo arrivati all'età "della Ragione", non stanno al principio di una contraddizione: non dicono "il bicchiere è il bicchiere e non altro"; il bicchiere diventa tante cose, anche pericolose: c'è un' "oscillazione di significati".
Questa fuoriuscita dalla Ragione è una caratteristica anche dai poeti: quando Leopardi dice "dimmi che fai tu Luna in ciel", dal punto di vista logico-razionale si sa benissimo cosa fa la Luna in cielo: gira intorno alla Terra, come la Terra gira intorno al Sole. La domanda non ha nessun senso, però acquista senso alla sola condizione che io faccia "oscillare" la parola "Luna", che prima era "un satellite e nient'altro": ora smargino su questo "nient'altro" e dico che "la Luna è la Luna, ma anche un'interlocutrice". Solo con questa smarginazione, con questa aggiunta di significato si giustifica il testo poetico di Leopardi e soprattutto la sua domanda "dimmi che fai tu Luna in ciel".
Mi sembra evidente che ciò di cui parla Galimberti sia una caratteristica umana: la capacità di confusione di significato che permette di intravedere in qualche cosa anche "altro". L'ultimo paragrafo che ho riportato è quello che dà il senso di ciò che abbiamo cercato di fare qui: dare una risposta alla domanda del Leopardi. Dare cioè un senso, un significato, ai movimenti deterministici della macchina celeste.


A mio avviso questo tentativo di attribuzione di significato è quello che ha determinato anche la nascita delle mitologie e delle religioni di ogni epoca. Dalla iniziale contaminazione dei significati, è nato un nuovo ambito di significati, che è poi affiorato al livello della Coscienza ed infine classificato opportunamente dalla Ragione. Questo secondo me, è esattamente il processo alla base della generazione della conoscenza.




Nel filmato "l'eclissi del 21 Giugno 2020", parte II, ho proposto una interpretazione alternativa dell'episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, evidenziando come il moto progressivo del Sole attraverso lo Zodiaco abbia consentito all'astro di dividere sia i 5 pani, ossia la costellazione della Vergine, sia i 2 pesci che popolano l'omonima costellazione. L'atto divisorio realizzato dal Sole tramite il movimento viene arricchito di significato dalla coscienza, che intravede in esso il senso stesso del tempo e dell'esistenza. Questo significato costituisce il "nutrimento" per le 5.000 stelle del cielo, "suddivise a gruppi di 100 e di 50", ossia in costellazioni.




Riconoscendo significato negli astri e nell'universo circostante, l'uomo vi ha proiettato parti di sé e l'analisi di quelle parti riflesse gli ha permesso di conoscere meglio se stesso.


Nella sua presentazione, Galimberti conclude con deciso attacco verso la cultura occidentale, troppo influenzata dal Cristianesimo, che a suo dire ha lavorato per promuovere la Ragione, condannando le manifestazioni di carattere culturale e popolare che costituivano una valvola di sfogo collettiva, ai fini dell'espressione di quel carattere di follia insita nell'essere umano. Mi sto riferendo alle tradizioni del mondo greco come la falloforia in onore del Dio Dioniso o i baccanali di epoca romana, oggi definitivamente scomparse - almeno in forma di manifestazioni religiose - e di cui restano forse alcuni tiepidi ricordi nel carnevale. Le argomentazioni di questo tipo non mi appassionano, specialmente quando sono usate per condannare il Cristianesimo. Ma è pur vero che il Cristianesimo ufficiale non riconoscerebbe mai la validità delle argomentazioni che proponiamo qui. Diciamo che mi piace l'idea di star forse contribuendo al mantenimento in stato "aperto" di una porta che l'ortodossia religiosa e scientista preferisce mantenere chiusa.

6 commenti:

Anna ha detto...

Buongiorno, è possibile che questo podcast datato 22/11/2011 di Alessandro Sieni:

http://www.nuovomondopodcast.it/2011/11/22/nexus-2012-lenergia-in-arrivo-dal-centro-della-galassia/

possa realizzarsi quest'anno nell'eclissi del 21/6/2020?
Grazie e cordiali saluti, Anna

Arcana Ricordo ha detto...

Secondo me, l'energia che alcuni anni fa veniva chiamata Nexus 2012, o con altri nomi esotici di questo tipo, è arrivata costantemente sulla Terra, lungo i 40 anni dell'allineamento solstiziale: dal 1980 al 2020. A parte la cosiddetta "ondata di spiritualità" che si è riversata sul mondo intero, sulla quale c'è più di un dibattito in corso (fra chi dice che questa ondata si è effettivamente verificata e chi la nega), c'è un fenomeno curioso e più "misurabile" che testimonia l'esistenza di questa "energia" e l'intervallo temporale lungo la quale si è manifestata: il numero di cerchi nel grano comparsi ogni anno nel mondo, che potete trovare in questa IMMAGINE.
Il grafico deriva da una mia estrazione delle statistiche riportate sul sito "CropCircleCenter". Personalmente, ritengo che i veri autori degli agroglifi non siano umani (se non in minima parte), né alieni: sono manifestazioni naturali proprio di quell'energia, che negli esseri umani si è manifestata come "onda di spiritualità".
Si nota che il numero massimo di formazioni (ma anche la loro complessità), si è raggiunta nel 1998, anno in cui l'allineamento solstiziale ha raggiunto il suo massimo.

Arcana Ricordo ha detto...

... sì, vedo anche io che in anni precedenti al 1998 il numero di formazioni è stato anche superiore, ma mi riferivo al massimo "consolidato", quello che si ottiene tracciando la classica curva a campana.

Arcana Ricordo ha detto...

In realtà Galimberti non mi affascina né come personaggio, né per le idee che diffonde. Parte da uno spunto interessante, ma poi sembra sempre trascurare una parte importante del discorso: per esempio, è vero che la "confusione dei codici" è propria della dimensione del "sacro", ma non la qualifica interamente! Il "sacro" è molto di più di ciò che si può esprimere a parole.

E' invece assolutamente vero che condizionamenti sociali e culturali ci costringono, in ogni istante, ad operare una profonda censura dei significati, impedendoci di osservare la realtà per quella che è. Il livello di censura è tale che ormai, per ognuno di noi, avvicinarsi alla dimensione del "sacro" è diventata una impresa degna dei più valorosi eroi, proprio perché là i riferimenti si perdono, insieme alle relazioni che qui, nel mondo della Ragione, utilizziamo per riordinare la realtà.

Ma non esiste un solo colpevole per tutto questo.

Nell'ultima parte del filmato, Galimberti si scaglia contro la Chiesa, identificandola come la responsabile di ogni male e di ogni censura del mondo del "sacro". Parla di una "Chiesa del potere" che si contrappone alla "Chiesa dell'amore", dice che "la religione cristiana ha disabilitato il sacro", ecc. ecc.

Forse non dovrebbe sorprendere che nel suo ateismo di fondo, il filosofo non riesca a intravedere alcun fine nell'ordinamento attuale del mondo, il che lascia supporre che e in ultima analisi, egli non riesca ad attribuire nessun senso alla vita stessa. Pur comprendendo che la Giustizia Divina non segue le regole convenzionali (dice testualmente: "il Suo [di Dio] abitare il mondo del sacro e dell'onnipotenza non ha niente a che fare con la giustizia retributiva"), Galimberti non fa seguire alla comprensione il necessario "affidamento" alle dimensioni superiori. Curioso come dopo aver effettivamente riconosciuto che la dimensione del "sacro" permea la nostra realtà in modi che la sola mente non può comprendere, Galimberti possa ritenere che tale dimensione si possa manifestare nel quotidiano soltanto attraverso la follia. Penso che si tratti della mancanza di fiducia tipica di chi pensa che la dimensione del "sacro" non sia completamente pervasa dall'amore. Non è un caso se, pur citando per ben 14 volte la parola "amore" nel suo discorso, non la ascriva mai alla dimensione del "sacro".

La mancanza di fiducia e di fede impedisce a lui, come a molti terrestri, di riconoscere il Piano Divino e le modalità con cui il Piano manifesta la propria esistenza (e validità) nelle nostre vite. Per chi come lui opera questa scelta, la filosofia contemporanea offre un copione ultra-collaudato, che Galimberti si limita a seguire:

1) visto che io non voglio vedere Dio, allora Dio è morto
2) se Dio è morto allora non esiste la Salvezza
3) se non esiste la Salvezza allora il mondo non ha più Speranza
4) il mondo senza Speranza è brutto e cattivo e la colpa è della Chiesa".

La cecità di per sé non è un male: è un livello di coscienza che possiamo soltanto attraversare. Il male è volersi soffermare a quel livello. Le stelle continuano amorevolmente a farsi testimoni della Legge Divina, dimostrando di essere il papiro su cui Dio ha scritto e continua a scrivere il proprio Piano: ogni perdita è ed è sempre stata funzionale ad un preciso scopo, pertanto è perfettamente inutile identificare un colpevole. A noi è richiesto soltanto di aver fede e arrivare a riconoscere l'armonia del tutto

fabio painnet blade ha detto...

Di sicuro l’avversione epidermica che nutro per la figura del Galimba non sarà sufficiente a tenere il passo della tua ispirata profondità di pensiero, caro Arric. Ciononostante, coi mezzi e i termini che mi competono, qualche piccola chiosa sul video proposto, vorrei esternarla.
Cercherò di attenermi, papale papale, al virgolettato delle affermazioni del nostro filosofo. In rapida sequenza, uno dopo l’altro, ecco i punti meno condivisibili del suo monologo:

- “La ‘limitazione dei significati’ posta dal pensiero raziocinante non è categorico rifiuto del sacro, il quale comprende, fra le altre cose, il concetto di sacrificio per scelta (da ‘farsi sacro’), che non è razionale ma neppure lascia intendere altro.

- [30:08] “ Il cristianesimo è responsabile della debilitazione del sacro".
Evidente confusione fra Cristianesimo e Cattolicesimo. Non si facevano forse sacri i Santi martiri cristiani, quando offrivano la loro vita?

- [39:58] “ Per i cristiani al vertice del mondo c’è l’uomo." il mondo, per greci, ebrei e cristiani ha rappresentazione sferica (La sfera armillare), non piramidale. La posizione dell’uomo non sarebbe verticistica ma tutt’al più centrale (di un contesto), che è cosa ben diversa.
Il Dio cristiano non conferisce potere indiscriminato all’ uomo , come il Dio ebraico, ma vincola l’intero comportamento umano a un’etica del rispetto e del donarsi al prossimo, sconosciuta a molte culture. Il vertice sarebbe un centro, in realtà. Almeno nella visione cristologica delle cose.

- “ Per i Greci al vertice del mondo c’è la Natura.

fabio painnet blade ha detto...


- “ Per i Greci non è concepibile il superamento della morte.

Tengo in particolar modo a porre l’accento su quest’ultima, presunta convinzione del Galimba in virtù del lavoro svolto su questo sito. Benché puntato preferenzialmente sulle profezie dei Vangeli, in questo spazio ci è capitato spesso di parlare del linguaggio del mito come strumento della tradizione prima orale e poi scritta, utilizzato da molte culture (pure da quella greca, come saprebbe spiegare Robert Graves in tandem con Giorgio de Santillana ); il linguaggio del mito si premura di raccontare, in trama favolistica, le dinamiche celesti, dove il superamento della morte è sistematicamente contemplato dal concetto di rinascita (dei cicli cosmici, del sole, delle stelle e quindi, come aggiungerebbe Arric, dello Spirito). Che per i greci non sia stato concepibile il superamento della morte è pertanto una della varie e sindacabili opinioni del nostro emerito.
Al punto 18:33 del video si parla di Giobbe e di certo le parole usate da Galimberti non saranno sfuggite ad Arric, così come ai nostri più assidui lettori. Le riporto senza commento tanto sono evidenti i richiami a un certo tipo di rappresentazione, sicuramente sconosciuta al nostro filosofo:
Domanda Dio : “ dov’eri quando mettevo la terra sui suoi pilastri?
E poi, ancora : [28:53] “ e quando riempivo il cielo di stelle e le acque di animali?
Il passaggio è inequivocabile : le stelle/costellazioni diventano animali e ruotano oltre l’orizzonte ‘acqueo’ , scendendo quindi sotto di esso e ciò giustifica l’espressione allegorica ‘riempire il mare di animali (che prima stavano in cielo come stelle).
Tutto molto suggestivo se non l’avesse detto Galimberti.