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giovedì 25 agosto 2016

Petrus Romanus, qui pascet oves

Tempo fa, avevo pubblicato un post re/lativo alla profezia di Malachia, in cui concludevo che l'attuale pontefice, Mario Bergoglio, poteva essere identificato con l'ultimo vicario terreno di Cristo, identificato dalla profezia, come "Petrus Romanus". Approfondendo gli studi relativi all'interpretazione astronomica delle Scritture, sono arrivato ad un cambio di opinione, che mi ha indotto a rimuovere il post su Bergoglio e a fornire una diversa chiave di lettura dell'ultimo motto della profezia.


La profezia di Malachia



Come forse i lettori sapranno, il testo conosciuto come "profezia di Malachia" è un documento che San Malachia dovrebbe aver scritto nell'anno 1140, contenente un elenco di 111 motti in latino, corrispondenti ai 111 futuri pontefici. Il condizionale è dovuto al fatto che storicamente, il testo fece la sua comparsa nel 1595 e numerosi osservatori evidenziano come i motti latini siano estremamente precisi per i Papi precedenti quell'epoca e descrivano quelli successivi con maggiore approssimazione.


Tra le critiche più interessanti ed argomentate sollevate a questo testo, segnalo l'eccellente volume "La Profezia di Malachia" di Natale Lanza, curatore del blog "CodiceNostradamus". Personalmente non condivido le conclusioni di Lanza, pur avendo grande considerazione del suo lavoro. Riconosco che i motti siano ben lontani dal qualificare ciascun pontefice in maniera esaustiva, tuttavia trovo che ogni motto ponga in evidenza una caratteristica che può essere attribuita soltanto al Papa a cui essa è riferita.


Una semplice verifica può essere fatta esaminando i papi vissuti in epoca più recente:

107°) Giovanni XXIII (1958-1963): "Pastor et Nauta"
Egli (n. 25/11/1881 m. 3/6/1963) fu patriarca di Venezia prima di diventare Papa, donde "pastore e marinaio".

108°) Paolo VI (1963-1978): "Flos florum"
Papa Montini (n. 26/9/1897 m. 6/8/1978) era il "fiore dei fiori", e infatti la famiglia Montini aveva tre gigli nel proprio stemma.

109°) Giovanni Paolo I (1978): "De medietate lunae"
La Profezia di San Malachia ("della metà della luna") sembra aver previsto in modo impressionante, anche nel caso di Papa Luciani (n. 17/10/1912 m. 28/9/1978), il fatto che il suo brevissimo pontificato (che durò appena 33 giorni) iniziò e terminò quando la Luna era visibile esattamente a metà.

110°) Giovanni Paolo II (1978-2005): "De labore solis"
Il motto attribuito a Papa Wojtyla (n. 18/5/1920 m. 2/4/2005), "della fatica del Sole", è un riferimento al fatto che egli nacque del giorno di un'eclisse solare: un evento astronomico che si verificò anche nel giorno suo funerale.

111°) Benedetto XI (2005-regnante): "De gloria olivae"
Il motto di Papa Ratzinger (n. 16/4/1927), "la gloria dell'olivo", sembra un chiaro riferimento al nome Benedetto, poiché i membri dell'ordine benedettino sono anche noti come gli Olivetani, il cui stemma è proprio un ramo d'olivo. Inoltre, egli è nato nel Sabato Santo del 1927, il 16 aprile, al culmine del periodo Pasquale, e tutto il periodo è notoriamente sotto il segno dell'ulivo.

[Fonte ed approfondimenti: http://www.lultimopapa.it/profezia.htm]



L'elenco di 111 motti si conclude con quello dedicato a Benedetto XVI, che dunque secondo la profezia dovrebbe essere l'ultimo Papa. Il documento tuttavia non termina con l'ultimo motto, ma riporta una considerazione finale, avente un carattere marcatamente escatologico, contenente un riferimento ad un certo "Petrus Romanus", identificabile come il Papa degli Ultimi Tempi:



In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae
sedebit Petrus Romanus,
qui pascet oves in multis tribulationibus;
 
quibus transactis,
civitas septis collis diruetur,
et Judex tremendus iudicabit populum suum.
 
Finis.



" Nell'estrema persecuzione della Santa Chiesa Romana
siederà Pietro Romano,
che pasce gli agnelli in molte tribolazioni;
 
passate queste,
la città dei sette colli sarà distrutta,
ed il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo.
 
Fine ."  


All'epoca dell'elezione di Mario Bergoglio, molti commentatori indipendenti - me compreso - identificarono il nuovo pontefice con Petrus Romanus: a tal proposito, furono particolarmente significative le parole "Hanno preso il vescovo Roma alla fine del mondo" con cui Francesco si presentò ai fedeli. Oggi l'accostamento tra Petrus Romanus e Papa Bergoglio mi pare improprio per diversi motivi, anche se è sotto gli occhi di tutti l'"estrema tribolazione" che la Chiesa sta attraversando, testimoniata dalle polemiche suscitate da diversi provvedimenti presi dal pontefice in carica.


Chi conosce un minimo di storia della Chiesa, sa che dopo San Pietro nessun pontefice ha mai adottato il suo nome: è legittimo attendersi che l'ultimo Papa debba chiamarsi come il primo pontefice della Storia? E' questo il motivo per cui il nome di questo papa è riportato per esteso? E nel caso, come mai l'ipotetico Pietro II viene definito Romanus? E ancora: come mai il motto si concentra più sulla sua opera (pasce gli agnelli in molte tribolazioni), piuttosto che non delinarne le caratteristiche come avviene per tutti i motti precedenti?


A mio avviso, l'appellativo "Romanus" serve ad informare il lettore che la persona di cui si sta parlando è proprio San Pietro, il primo Papa, vissuto in epoca romana e deceduto a Roma, perlomeno secondo la tradizione. Il riferimento è tanto più preciso, se si ricorda che l'Apostolo Pietro è colui al quale il Cristo ha affidato l'incarico di "pascere gli agnelli":



Quand'ebbero fatto colazione,
Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami più di questi?»
Egli rispose: «Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene».
Gesù gli disse: «Pasci i miei agnelli».

Gli disse di nuovo, una seconda volta: «Simone di Giovanni, mi ami?»
Egli rispose: «Sì, Signore; tu sai che ti voglio bene».
Gesù gli disse: «Pastura le mie pecore».

Gli disse la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?»
Pietro fu rattristato che egli avesse detto la terza volta: «Mi vuoi bene?»
E gli rispose: «Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che ti voglio bene».
Gesù gli disse: «Pasci le mie pecore».



Per tre volte il Signore chiede a Pietro se riesce a ricambiare il Suo amore e per tre volte Pietro confessa la propria incapacità a provare un sentimento cristallino. Di fronte ad una tale povertà di cuore, che Pietro ha se non altro il coraggio di riuscire ad ammettere, il Signore si dimostra benevolo ed assegna a Pietro l'incarico di "sorvegliare il gregge". E' senz'altro un incarico delicato, ma non di grande prestigio: non si tratta di glorificare l'unione tra Spirito e Materia a cui Gesù aspirerebbe, ma "soltanto" di prendersi cura dell'umanità fino al ritorno del Cristo.


Nella trasposizione astronomica dei Vangeli, Pietro rappresenta l'Era dei Pesci, iniziata nel 160 A.C. circa e prossima alla conclusione. Pietro è quindi un lungo periodo di tempo, iniziato all'epoca di Cristo e che perdura tutt'oggi, in cui l'Umanità ha vissuto in attesa dell'avvento dell'Era messianica e del ritorno del Cristo.


Il paragrafo successivo "Richiami di Astronomia" fornisce alcuni riferimenti utili per comprendere meglio questa affermazione. Chi invece ritiene di disporre già di tutte le cognizioni necessarie, o preferisce semplicemente saltare alle conclusioni, può procedere speditamente verso il paragrafo "L'Era dei Pesci"


Richiami di astronomia



L'esegesi astronomica del Vangelo porta ad identificare Pietro, così come i dodici Apostoli, come un Eone, o Era Astrologica, vale a dire i dodici periodi di uguale durata, in cui è suddiviso il Grande Anno, o Anno Platonico, determinato dal ciclo precessionale:

Gli estimatori dello studioso Zecharia Sitchin, generalmente utilizzano un criterio di ripartizione delle Ere che lo studioso riporta nel libro "Il Pianeta degli Dei", dove è riportata la seguente mappa cronologica, basata sull'assunto che l'Anno Platonico duri 25.920 anni:


Calendario precessionale secondo Z. Sitchin ed Altri
(cliccare per ingrandire)
Purtroppo, il prof. Sitchin non precisa quali siano le fonti a cui attinge per generare il proprio calendario:

"[...] anche se non è possibile, oggi, accertare dove esattamente i Sumeri ponevano l'inizio di una casa zodiacale, possiamo comunque basarci sulla seguente tabella, considerata generalmente attendibile:

10860 a.C. - 8700 a.C. - Era del Leone."

[Z. Sitchin, "Il Pianeta degli Dei", cap. XIV]

Il problema dell'identificazione del punto di "inizio di una casa zodiacale" accennato da Sitchin nasconde il problema dell'identificazione del "Punto Zero precessionale", ossia del punto a partire dal quale sono state definite le 12 porzioni di eclittica corrispondenti alle 12 Ere.


Secondo la nuova teoria, il Punto Zero si trova tra le costellazioni di Toro e Gemelli, nel punto esatto in cui si intersecano eclittica ed equatore galattico. La misura esatta del cambio d'era è avvenuta pertanto nel Maggio del 1998, quando secondo l'astronomia ufficiale, è avvenuto l'allineamento tra l'asse solstiziale e l'Equatore Galattico:


L'ipotesi di identificazione del Punto Zero ricavata attraverso la nuova teoria porta alla generazione di una mappa leggermente differente da quella proposta da Sitchin. Lo scostamento tra le due mappe è pari a 100 anni, corrispondenti a poco più di un grado angolare:


Calendario Precessionale realizzato utilizzando la nuova ipotesi
relativa alla posizione del "Punto Zero"

(cliccare per ingrandire)

Dal punto di vista astronomico, il periodo di transizione tra ciascuna Era e la successiva dura 36 anni, la transizione tra Era dei Pesci ed Era dell'Acquario ha avuto inizio nel 1980 e si conclude nel 2016. Viceversa, le Scritture sembrano suggerire che la transizione tra le Ere duri 40 anni e l'ingresso nell'Era dell'Acquario, iniziato nel 1980, deva terminare nell'anno 2020.


Le considerazioni precedenti portano ad una serie di osservazioni di sicuro interesse.


L'Era dei Pesci


Che informazioni possiamo ottenere dalla "profezia di Malachia", se rileggiamo l'ultimo motto alla luce del fatto che Pietro non è soltanto il primo pontefice, ma è anche un Eone, un periodo di tempo, che ha "pasciuto gli agnelli" dai tempi di Cristo ai nostri giorni? La prima e più importante conclusione è che nei tempi finali, ci dice Malachia, Petrus Romanus sarà ancora "in carica" (sedebit): il che significa che la Fine dei Tempi deve avvenire prima della conclusione dell'Era dei Pesci.

"Nell'epoca dell'estrema persecuzione della Santa Chiesa Romana

sarà ancora in corso l'Era dei Pesci,

che pasce gli agnelli in molte tribolazioni."

Questo fatto non ci sorprende completamente, anzi risulta più che altro una conferma. Se Petrus Romanus è l'Era dei Pesci, allora ha senso identificare in lui il "Papa Santo" delle profezie, che durante il periodo di transizione d'Era, "governa" il mondo insieme al "Grande Monarca": colui che "in pace e in vita non sarà a lungo", cioè l'Era dell'Acquario.


Dall’universo sarà fatto un Monarca,
Che in pace e vita non sarà a lungo:
Allora si perderà la barca del pescatore,
Sarà retta nel più grande detrimento.

[Nostradamus, Centurie, I-IV]



Al momento in cui scrivo il presente aggiornamento al post, nell'Agosto del 2021, Papa Benedetto XVI sta conducendo una vita ritirata entro le mura vaticane, in difficili condizioni di salute. La profezia di Malachia non chiarisce chi guiderà la barca del pescatore quando il Signore lo chiamerà a Se: conferma soltanto l'avvento di un tempo di grande tribolazione. Tuttavia, la chiave di lettura che abbiamo proposto, inevitabilmente porta a concludere che "Petrus Romanus" non abbia mai cessato di "pascere gli agnelli", affrontando numerose tribolazioni: se fosse così, significherebbe che le difficoltà degli ultimi tempi potrebbero assomigliare a quelle che gli agnelli hanno affrontato sin dall'inizio dell'Era ... il che è in un certo senso confortante.


sabato 20 agosto 2016

Lo Zodiaco, le Ere, Pietro e Giuda

Nell'allegoria celeste presente nel Vangelo, gli Apostoli (dal greco απόστολος, 'inviato', 'messo') rappresentano >Ere Astrologiche, o Eoni: 12 periodi di tempo, aventi ciascuno durata di 2.160 anni circa, che scandiscono le diverse fasi del ciclo precessionale.


La Precessione. Per effetto della rotazione precessionale , l'asse terrestre cambia il proprio orientamento, puntando via via ad un diverso punto della Sfera Celeste. Il piano equatoriale, perpendicolare all'asse terrestre, varia conseguentemente la propria inclinazione, causando uno spostamento lungo l'eclittica dei punti equinoziali ( collocati nell'intersezione tra il piano equatoriale e l'eclittica ) e solstiziali ( collocati nell'intersezione tra l'eclittica ed il piano perpendicolare alla retta che congiunge i punti equinoziali ). La moderna astronomia riferisce che, nel corso dei circa 25.920 anni che formano un ciclo precessionale completo, ciascuno di questi punti traccia sull'eclittica un arco di 360°: la percorre cioè interamente, ritornando al punto di partenza.


La suddivisione del ciclo precessionale in 12 parti, consente di individuare altrettanti periodi - le Ere Astrologiche appunto - in cui il " Punto Vernale " si sposta di 30° circa lungo l'eclittica. E' pertanto possibile suddividere l'Eclittica in 12 frammenti, di uguale estensione, entro i quali il Punto Vernale viene a trovarsi nel corso di ciascuna Era. Le 12 Ere ed i 12 framemnti eclittici corrispondenti, possono essere messe in diretta corrispondenza con i 12 segni zodiacali: ciascuna prende il nome del segno zodiacale più prossimo.


Le 12 Ere Astrologiche
(cliccare per ingrandire)


Il frammento eclittico in cui si trova il Punto Vernale definisce l'Era Astrologica attuale: per determinarla con certezza, è sufficiente misurare l'ampiezza in gradi dell'arco eclittico che separa il Punto Vernale dal Punto Zero precessionale .


Avvento dell'Era dell'Acquario. Ai tempi in cui i testi del Vangelo furono scritti, l'Era Astrologica in corso era l'Era dei Pesci. Questa informazione può essere desunta direttamente dal testo, dove viene espressa in maniera simbolica:


Il primo giorno degli Azzimi,
quando si sacrificava la Pasqua
i suoi discepoli gli dissero:
«Dove vuoi che andiamo a preparare
perché tu possa mangiare la Pasqua?»

Egli mandò due dei suoi discepoli e
disse loro: «Andate in città,
e vi verrà incontro un uomo
che porta una brocca d'acqua

seguitelo.

[Mc.14,12-13]


Il passo del Vangelo di Marco è uno dei pochissimi in cui si trova una indicazione di carattere cronologico. Il testo indica che l'evento si svolge nel " primo giorno degli Azzimi ". La festa degli Azzimi, che si tiene durante il tempo Pasquale, è vicina all'equinozio di primavera, quando il Sole viene a trovarsi in prossimità del Punto Vernale. In questi giorni, osservando la posizione del Sole rispetto allo Zodiaco, è possibile verificare quale sia l'Era Corrente.


L'invito ad "andare in Città", che Gesù rivolge ai discepoli, va inteso come una esortazione a portare l'attenzione al cielo: spesso, nel Vangelo, la città di Gerusalemme rappresenta la realtà, l' orizzonte percettivo del discepolo, e quindi del lettore. Di tutti gli elementi presenti in tale orizzonte percettivo, a Gesù interessa ovviamente il cielo, in quanto simbolo di ciò che è divino.


" Osservando la posizione del Sole durante il tempo pasquale ", dice Gesù, vi accorgerete di trovarvi di anno in anno più vicini all'Era dell'" uomo che porta una brocca d'acqua ", ossia dell'Acquario. L'ordine di "seguire" l'uomo con la brocca, e dunque di entrare prima o poi, nell'Era dell'Acquario, rappresenta, come tutte le istruzioni e tutti i comandi impartiti da Gesù , una azione a cui è del tutto impossibile trasgredire , perchè determinata dalle Leggi universali, in questo caso dalle leggi del moto celeste, che obbligano le Ere a susseguirsi in un ordine stabilito. Il fatto che l'Era dell'Acquario si stia avvicinando, ma non sia ancora iniziata porta a concludere che l'Era attuale - quella in cui vivono i destinatari del messaggio evangelico - sia quella dei Pesci


L'Era dei Pesci. L'Era dei Pesci è associata a Simone, detto Pietro. Uomo pragmatico e di buona volontà, Pietro sembra adatto ad incarnare l’Era contemporanea: ben sviluppata dal punto di vista della dell’esperienza materiale, ma scarsamente attenta ai sottili percorsi dello spirito. A lui, Gesù si rivolge con queste parole:


tu sei Pietro, e su questa pietra
edificherò la mia Chiesa,
e le porte dell'Ades non la potranno vincere


[Mt. 16,18]


Nell'originale greco, la parola utilizzata al posto del nome Pietro è Πέτρος , che significa "roccia", "sasso": espressioni che ribadiscono la natura grezza e materiale della generazione attuale, che costituirà tuttavia, il fondamento per la costituzione della nuova Chiesa, l'"assemblea". Da sempre, la Chiesa utilizza il Pesce come simbolo dello stesso Gesù, rafforzando l'idea di una correlazione tra Pietro e l'Era dei Pesci:


ησοῦς Χ ριστός Θ εoῦ Υ ιός Σ ωτήρ: Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore


Pietro non ha una importanza superiore agli altri Apostoli. Anzi, in numerose occasioni, Gesù esorta espressamente ciascuno degli Apostoli a non considerare sè stesso più grande o più importante degli altri:


chi è il più grande tra voi
diventi come il più piccolo


[Lc. 22, 26]


Ciononostante, gli elenchi degli Apostoli presenti nei Vangeli di Matteo , Luca e Marco , sono concordi nel nominare Pietro per primo e Giuda per ultimo: un fatto che potrebbe erroneamente indurre ad attribuire una diversa importanza ai dodici. A mio avviso, la Pole Position di Pietro negli elenchi evangelici può essere spiegata soltanto trasponendo l'elenco fra le stelle, dove a ciascun Apostolo corrisponde un segno zodiacale.


Il Primo Segno. Anticamente, il segno associato all'Era Precessionale corrente assumeva il ruolo di primo segno dello Zodiaco: al tempo dei Sumeri, vissuti in piena Era del Toro (III millennio A.C.), il primo segno dello Zodiaco (o segno guida ) era il Toro (1) , l'ultimo era l'Ariete. Nell'Impero Babilonese (600 A.C.), durante l'Era dell'Ariete, il Toro passò in seconda posizione, cedendo il ruolo di primo segno all'Ariete. Se le antiche tradizioni fossero state mantenute anche in epoca Romana, al tempo di Gesù i Pesci avrebbero dovuto assumere il ruolo di segno guida dello Zodiaco, facendo scalare Ariete e Toro rispettivamente in seconda e terza posizione.


Nonostante questa variazione non sia stata introdotta dagli astrologi del tempo, il Vangelo sembra rispettare la tradizione antica. Considerare Pietro "primo tra gli Apostoli" equivale esattamente a considerare i Pesci l'attuale segno guida . E' possibile che il mancato aggiornamento del segno guida ed i mancati adeguamenti asstrologici che avrebbero dovuto discenderne, siano alla base delle numerose incompatibilità esistenti tra l'astronomia e l'astrologia moderne: sarebbe interessante approfondire, ma non è questa la sede.


Ciò che è interessante è invece notare come il ruolo di segno guida venga sempre assunto dal segno che fino all'Era precedente chiudeva lo Zodiaco. Questo fatto sembra essere una applicazione pratica della Legge espressa da Gesù secondo cui:


gli ultimi saranno primi e i primi ultimi


[Mt. 20,16]


L'Elenco degli Apostoli. Partendo da Pietro, è possibile individuare delle corrispondenze tra i segni zodiacali e gli Apostoli, seguendo le indicazioni del Vangelo di Marco, quello che maggiormente, tra i Sinottici, contiene riferimenti di carattere astronomico ed astrologico:


Costituì dunque i dodici, cioè:
Simone, al quale mise nome Pietro;
Giacomo, figlio di Zebedeo e
Giovanni, fratello di Giacomo,
ai quali pose nome Boanerges, che vuol dire figli del tuono;
Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo,
Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo,
Simone il Cananeo
e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì.


[Mc. 3,16-19]


L'elenco dei dodici va letto tenendo presente che l'ordine di lettura è quello corrispondente al ciclo ordinario di percorrenza dello Zodiaco da parte del Sole. Quindi se Pietro corrisponde ai Pesci, Giacomo è l'Ariete e Giovanni il Toro. Questi primi tre discepoli, che comprendono un quarto di Zodiaco, sono coloro che vengono ammessi ad assistere alla trasfigurazione di Gesù sul monte e che "regnano" per un periodo di 6.480 anni circa: dall'apparizione biblica di Adamo sulla Terra ai giorni nostri.


L'Ultimo Apostolo. Giuda, che chiude l'elenco dei dodici, è evidentemente l'Acquario. Nell'Ultima Cena, Leonardo da Vinci coglie il senso allegorico dell'elenco degli Apostoli, accostando le figure di Pietro e di Giuda, e mostrando così che se gli estremi dell'elenco si toccano, è proprio perchè l'elenco è circolare::


L'ultima Cena: Pietro siede accanto a Giuda
(cliccare per ingrandire)


Nel Cenacolo, Leonardo rappresenta lo Zodiaco come se fosse una pergamena "srotolata", in modo da poter rappresentare la rotazione precessionale come un moto lineare. Il piano del tavolo rappresenta l'Eclittica, sulla quale il Punto Vernale si sposta da sinistra verso destra. Due soli vassoi contenenti pietanze sono visibili sulla tavola: un piatto di pani, sulla destra, posizionato di fronte a Matteo (Era della Vergine) ed un piatto di pesci, posto proprio davanti a Pietro (Era dei Pesci).


Torneremo in futuro sul significato dei molti dettagli che Leonardo include nel dipinto, spiegando come mai Giuda è parzialmente voltato di spalle, come mai Pietro lo scavalca per parlare con Giovanni, perchè Pietro tiene in mano un coltello e perchè Giacomo alza le mani, in apparente segno di resa ...


________

(1): cfr. Alfred Jeremias, " The Old Testament in the Light of the Ancient East - VOL I ", pag. 73, "Age of Taurus" - Williams & Norgate, 1911.

venerdì 5 agosto 2016

Storia (ipotetica) del Vangelo nelle Stelle

L'esistenza di corrispondenze tra il testo evangelico ed eventi astronomici è stata per lungo tempo scartata dai critici letterari. Ancora adesso viene demonizzata, spesso senza aver indagato realmente le possibilità che questa nuova visione è in grado di aprire.

Dal punto di vista storico, esiste una sottile linea che consente di ricostruire la genesi del Vangelo astronomico, che ha inizio in tempi remotissimi. Tracce di antiche conoscenze sono riscontrabili nei miti, come quello di Ercole, la cui vita può essere interpretata come una allegoria di un intero ciclo precessionale.



Ma non è l'unico: anche Dioniso, il Dio greco della vita e della spontaneità, della creatività del riso, ha una genesi stellare. Nasce dall'unione di Zeus e Semele ed in alcune versioni del mito, in seguito alla morte prematura della sua giovane madre, avvenuta prima che Dioniso nascesse, il piccolo viene salvato da Zeus, che lo nasconde nella propria coscia, consentendo al feto di svilupparsi ed in seguito di nascere.

A mio avviso è estremamente significativo che la forma della costellazione dell'Acquario assomigli ad una figura umana che tiene in un braccio un oggetto segmentato, simile ad una saetta, facendo assomigliare l'Acquario al Sovrano degli Dei, domatore di saette. Ed è ancora più significativo che l'eclittica, ossia il percorso celeste del Sole, tagli la costellazione dell'Acquario-Zeus, esattamente all'altezza della coscia, permettendo di intravedere anche nel mito di Dioniso, un antico evento di "genesi", o meglio "rigenerazione solare". Non a caso, alcune versioni del mito chiariscono come, al pari di per Ercole, anche Dioniso nacque durante un temporaneo oscuramento del Sole.

Il Sole in Acquario - l'Incubazione di Dioniso


Un personaggio storico che non poteva non conoscere i miti e le loro correlazioni astronomiche è sicuramente Eratostene di Cirene: astronomo di fama mondiale, vissuto nel II - III sec. A.C., è noto soprattutto per essere stato il primo uomo a documentare un metodo per stimare la lunghezza del meridiano terrestre. Nato a Cirene, nell'odierna Libia, era un animo dal multiforme ingegno e dagli infiniti interessi: studiò astronomia, fisica, matematica, geografia, scrisse poesie e si interessò, appunto di mitologia stellare, documentando alcune proprie scoperte nei suoi "catasterismi".

Mi sembra che attorno ad Eratostene possa essere ricostruita una storia, forse fantastica, ma sicuramente affascinante, che ha portato alla nascita del Vangelo astronomico. Nel seguito provo a proporre una ricostruzione storica, utilizzando il corsivo, per evidenziare le frasi che sono frutto di ipotesi, e mantenendo i caratteri tradizionali per i fatti storici documentati.



Eratostene divenne Direttore dell'istituzione culturale più importante e più ricca del suo tempo: l'antica Biblioteca di Alessandria, la quale gli diede accesso a conoscenze tramandate da civiltà molto più antiche, oggi in gran parte andate perdute, in seguito all'incendio che devastò la biblioteca nei primi secoli dopo Cristo. Personalmente, ritengo che l'interesse reale che portò Eratostene a studiare le scienze astronomiche fu ciò che nel Vangelo di Giuda viene chiamato "l'Errore delle Stelle":

Gesù rispose dicendo: 

“Giuda, [...] io ti ho spiegato 
i misteri del regno 
e insegnato ciò che riguarda 
l’errore delle stelle 
e la verità sui dodici Eoni.”

[Vangelo di Giuda]

L'"Errore delle Stelle" è una irregolarità ciclica del moto precessionale, capace di alterare la sequenza ordinaria di avvicendamento delle Ere Astrologiche (i dodici Eoni), causato da un evento di "rigenerazione solare".


Secondo i testi gnostici, così come nei miti, gli eventi di "rigenerazione solare" sono connessi strettamente ad una fase di rinnovamento dell'umanità: le possibilità che gli uomini hanno di poter superare questa difficile prova, sono legate alle capacità che ogni individuo ha di approfondire la conoscenza di Sè stesso, affrontando e risolvendo i propri traumi interiori. Questi aspetti, tramandati da tutte le religioni del mondo e recepiti anche dalle recenti correnti new-age, sono in realtà estremamente antichi, e vista la loro diffusione in tutte le culture di ogni epoca, potrebbero non essere stati ignoti anche ad Eratostene e ai suoi contemporanei.

Eratostene comunque approfondì gli aspetti legati alla natura cosmica e ciclica dell'evento di oscuramento e successiva "rigenerazione solare" e si industriò per scoprire quando avrebbe dovuto ripresentarsiAvendo scoperto che la frequenza di tale evento era legato al moto precessionale e che sarebbe stato anticipato da una eclissi, egli studiò la meccanica celeste determinando le condizioni in cui tale evento avrebbe potuto verificarsi. Stimò il diametro lunare, la distanza Terra-Luna e Terra-Sole, con metodi basati su un intelligente uso delle ombre. Con queste informazioni, è possibile che Eratostene sia arrivato addirittura a costruire il primo rudimentale calendario delle eclissi.



Non è noto se Eratostene conoscesse il moto di precessione: la Storia ufficiale suggerisce che lo scopritore ufficiale sia stato Ipparco di Nicea, vissuto nel II sec. D.C., realizzatore, tra l'altro, del primo catalogo stellare della Storia giunto fino a noi. E' invece possibile che Ipparco abbia proseguito le ricerche di Eratostene, studiando la precessione con l'obiettivo di determinare in maniera più esatta la data dell'evento. Soltanto disponendo di una misura esatta del moto precessionale, sarebbe stato possibile datare l'evento di rigenerazione cosmica.

Le conoscenze raccolte da Eratostene ed Ipparco, oltre alle scoperte realizzate da altri insigni scienziati dell'antichità, furono raccolte con grande scrupolo da un importante vescovo cristiano, Eusebio di Cesarea, vissuto nel III sec. D.C., all'epoca dell'imperatore romano Costantino. Eusebio contribuì a modo proprio alla diffusione dell'opera di Eratostene, ma tenne per sé le ipotesi più coraggiose circa all'evento di rigenerazione cosmica. Avendo compreso che la divulgazione dell'incombenza di tale evento avrebbe da un lato depresso le coscienze, evidenziando il rischio di un possibile trauma planetario nel futuro e dall'altro avrebbe impedito una reale opera di preparazione, fondata sull'approfondimento delle qualità interiori.



Eusebio decise quindi di tramandare ai posteri il messaggio del futuro evento di rigenerazione, in forma allegorica, nascondendolo accuratamente in quelli che sarebbero divenuti i testi sacri della nascente Religione Cristiana. Indisse così il primo, importantissimo, Concilio Ecumenico della Storia della Chiesa, che si tenne nell'anno 325 D.C. a Nicea, città natale di Ipparco. La scelta di organizzare il Concilio proprio a Nicea, in Turchia, sottolinea l'esistenza di una linea di conoscenze che, avendo radici nelle discipline scientifiche del mondo greco antico, si sarebbero tramandate nel futuro Occidente cristianizzato.

Durante il Concilio, vennero attentamente esaminati tutti i Vangeli allora esistenti e vennero selezionati i quattro cosiddetti "Canonici", che divennero allora il fondamento della futura cultura cristiana. Tutti gli altri testi furono scartati e dichiarati eretici. Una caratteristica comune ai testi "ufficiali" è che includevano il racconto della morte e resurrezione del Cristo: una vicenda che gran parte dei testi gnostici allora esistenti, come ad esempio il Vangelo di Tommaso, non riportavano. Per la prima volta, la crocifissione di Cristo veniva ad assumere una importanza straordinaria, ben superiore all'insegnamento interiore che lo stesso Gesù aveva tramandato, proprio perché essa rappresentava il modo in cui in un lontano futuro il Sole sarebbe stato "crocifisso".

Nel Vangelo di Marco, il testo che più degli altri privilegiava la narrazione simbolica a sfondo astronomico, vennero addirittura inseriti riferimenti aventi lo scopo di aiutare i posteri a ricostruire il significato allegorico del testo e la sua genesi:

Costrinsero a portare la croce di lui 
un certo Simone di Cirene, 
padre di Alessandro e di Rufo, 
che passava di là, tornando dai campi.

[Mc. 15, 21]

Durante l'eclissi, il Sole crocifisso sarebbe stato "aiutato", ossia affiancato dalla Luna, che viene qui chiamata "Simone di Cirene". Simone è il nome originale di Pietro, che rappresenta l'Era dei Pesci, la generazione di uomini che assisterà all'oscuramento solare:


«Una generazione perversa 
e adultera pretende un segno! 
Ma nessun segno le sarà dato, 
se non il segno di Giona profeta. 
Come infatti Giona rimase tre giorni 
e tre notti nel ventre del pesce, 
così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni 
e tre notti nel cuore della terra.

[Mt. 12, 39-40]

Cirene è la città natale di Eratostene, che tanto si dedicò allo studio degli astri e delle eclissi. I figli del Cireneo, Alessandro Rufo, potrebbero costituire dei riferimenti alle città di Alessandria d'Egitto Roha, le due località dell'antico Egitto che Eratostene utilizzò per condurre il proprio esperimento di misura della lunghezza del meridiano terrestre (si tratta di una mia ipotesi, in quanto, benché non esistano prove documentali certe, la tradizione vuole che la seconda località scelta da Eratostene non fosse Roha, bensì la città di Siene, vicino all'attuale Assuan).

Gli eventi della vita di Gesù, vennero adeguatamente reinterpretati e raccontati in modo da arrivare ad assomigliare sempre più a ciò che si sarebbe verificato nei cieli, in occasione della "rigenerazione solare". La vicenda del Dio incarnato in un corpo mortale, che operò il bene e che per questo subì una terribile passione, che lo portò a morire sulla croce per poi risorgere miracolosamente, si è radicata profondissimamente nelle coscienze e negli animi di tutte le civiltà del mondo, arrivando a costituire un nuovo archetipo.



La speranza di Eusebio era che arrivati nel difficile giorno in cui il Sole avrebbe cessato di illuminare la Terra, gli uomini avrebbero istintivamente richiamato alla mente quell'antico racconto, riconoscendo nel proprio astro il Dio che in capo a tre giorni sarebbe rinato. Questa consapevolezza istintiva, avrebbe dovuto, secondo Eusebio, aiutare gli uomini a non perdere le speranze nel momento più terribile e più buio. Per ottenere questo scopo, Eusebio e gli altri partecipanti al Concilio di Nicea indussero l'Imperatore Costantino, di religione pagana, ad adottare il Cristianesimo come Religione ufficiale dell'Impero Romano.

A mio avviso, Costantino non avrebbe mai accettato di introdurre la religione cristiana a Roma se non avesse intravisto delle ragioni di sicurezza nazionale. Forse, messo al corrente da Eusebio dei risultati delle ricerche di Eratostene ed Ipparco, Costantino valutò che un possibile oscuramento solare, ancorché temporaneo, avrebbe potuto causare la fine della civiltà e di Roma ed accettò di contribuire attivamente al piano di Eusebio per scongiurarne la distruzione. Nel corso dei secoli ,i prosecutori del piano di Eusebio fecero sì che il Cristianesimo venisse diffuso in ogni angolo del globo, con l'obiettivo del tutto particolare di mettere a conoscenza quante più persone possibile dei fondamenti della religione cristiana. Oggi quei fondamenti sono noti anche alla maggior parte della popolazione mondiale: una condizione che rientra chiaramente nel piano originale:

E prima bisogna che il vangelo
sia predicato fra tutte le genti

[Mc. 13, 10]

Se questa favola si rivelasse vera, forse si potrebbe trovare mille argomentazioni contro i metodi adottati da Eusebio e dalle più alte gerarchie della Chiesa, ma di certo non si potrebbe provare una profondissima ammirazione per il senso di responsabilità che questa istituzione ha sentito di voler sostenere, portando a compimento un piano di altissimo valore, in difesa dell'umanità e della vita.